due chiacchiere

Pagina non trovata

"C'era una volta una pagina...", diranno subito i piccoli lettori di questo blog. Era una pagina graziosa, rifinita in tutti i particolari, davvero adorabile. Poi deve essere successo qualcosa di terribile, qualcosa che non oso neppure immaginare. Un lampo di luce, un suono assordante, l'odore acre del codice HTML che bruciacchia, e quella pagina non c'era più, sparita per sempre nel limbo delle pagine che non sono.

Di chi sia la colpa è difficile a dirsi. Google? Yahoo? I tizi del provider che ospita questo sito? L'autore di duechiacchiere.it? Si, deve essere stato lui, quel rimbambito ha pensato che la pagina stesse solo occupando spazio inutile e deve averla freddata con un colpo secco. Ma come si permette, quell'idiota?

E così eccoci qui. Che si fa adesso? Beh, personalmente ti consiglierei di dare un'occhiata alla navigazione in alto, chissà che non noti qualche indicazione utile a ritrovare la retta via. Se proprio non riesci a scovare quello che stavi cercando, ti consiglio di contattare l'autore del blog tramite l'apposito modulo. Nel frattempo, ti propongo qui di seguito alcuni post che potrebbero stuzzicare la tua curiosità.

Sono ancora un bsociale?

Ricordo ancora quella sera in cui la moglie ed io siamo usciti a cena con alcuni amici. Abbiamo parlato del futuro, delle prospettive, ed ovviamente di blogosfera, dato che anche loro sono cittadini di questo mondo parallelo. Una delle domande più interessanti è stata: quanto tempo passare davanti al computer per la gestione ordinaria del proprio blog? Già da qualche giorno pensavo di scrivere un intervento proprio su questo tema. Ed avevo anche pensato ad una parola opportunamente coniata per l’occasione: la bsocialità. In contrapposizione all’asociale, ovvero colui che evita i contatti e le relazioni con le persone che lo circondano, perché non ne trae alcuna soddisfazione. Il giochino di parole può sembrare stupido: sostituire una A con una B, e via. Ma non è solo un cambio di lettera.

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Le brutte macchine americane

Una cosa nella quale ancora oggi l’Europa ha un indiscusso primato sull’America, almeno  ai miei occhi, è di certo lo stile del proprio parco automobilistico. Questione di gusti, è vero, ma come si fa a comprare uno di questi SUV squadrati e spigolosi, delle vere scatolette per sardine senza grazia e senza carattere. Per me è sempre stato così con le automobili: anche il mio occhio vuole la sua parte. Non mi basta che l’auto consumi poco o abbia il lettore di MP3, deve essere per lo meno guardabile. Come si dice in inglese, sono attualmente “sul mercato” per acquistare un SUV. In Italia avrei avuto l’imbarazzo della scelta, a prezzi contenuti ed accessibili alla gente comune. Qui se voglio un macchina bella, dovrei per forza prendere un BMW, una Lexus o una Mercedes: tutte straniere e tutte sopra il mio tetto di spesa. Poi si chiedono come mai le case nazionali (General Motors, Chrysler, Ford) non abbiano successo. Beh, basta dare un’occhiata ai modelli a disposizione. Persino gli americani, che a queste cose non ci tengono, se ne stanno accorgendo. : Leggi il resto »

Vita da Carlo

Il buon Nicola non manca mai di fornirmi suggerimenti stuzzicanti su come combattere il logorio e la monotonia della vita moderna. Qualche settimana fa, ad esempio, mi diceva di una miniserie TV prodotta da Luigi e Aurelio De Laurentiis, in cui Carlo Verdone si racconta tra il serio ed il faceto, sullo sfondo di una Roma oramai stanca e priva d’amore ma che lui ama tanto. Qui è disponibile su Amazon Prime, con tanto di sottotitoli in Inglese. Nei fine settimana in cui mi dedico a stirare le mie camicie (ognuno si rilassa come crede), porto l’asse da stiro in soggiorno e mi metto davanti alla televisione. E così ne ho approfittato per guardare le dieci puntate da 20 minuti circa che compongono la prima stagione. Premetto che, sin dagli esordi, la comicità agrodolce di Verdone mi ha sempre affascinato. Forse perché mi rivedo nella goffa lotta quotidiana che alcuni dei suoi personaggi devono affrontare per ritagliarsi un posticino nel mondo. Come dimenticare il tenerone Mimmo di Bianco, Rosso e Verdone, e le sue avventure impacciate con la sensuale turista spagnola. Oppure le olive grece di Mario Brega in Borotalco. Solita nota prima di proseguire: nel seguito parlerò della trama, quindi se non voui rovinarti la sorpresa, fermati pure qui. : Leggi il resto »

Una pagina d’errore perfetta

Nel gergo informatico, l’errore 404 è quello che un sito restituisce all’utente quando la pagina a cui si sta tentando di accedere non esiste più. La tradizione suggerisce, in questo contesto, di informare semplicemente l’utente dell’errore, e nulla più. Ma il poveretto che si trova davanti questo laconico messaggio, in genere ha seguito un collegamento da un altro sito oppure è arrivato tramite un motore di ricerca. E magari vorrebbe essere aiutato ad orientarti, e non essere “mollato” nel bel mezzo del nulla. Prendendo spunto da un articolo apparso tempo fa su A List Apart, La pagina d’errore perfetta, ecco come puoi fare la tua con WordPress. : Leggi il resto »

Target, un po’ di tutto, a prezzi accessibili

Questa settimana visitiamo un’azienda della grande distribuzione che si piazza a metà strada tra le due viste in precedenza, dato che si rivolge ad una clientela più sofisticata di quella che frequenta Walmart, ma che non ostenta il benessere economico di coloro che comprano a Whole Foods: Target. Alcuni forse la ricorderanno per essere stata alla ribalta delle cronache una decina d’anni fa come una delle prime grandi compagnie ad aver subito un attacco hacker su larga scala, in cui vennero trafugati milioni di numeri di carte di credito ed altre informazioni sensibili. Oramai l’opinione pubblica sembra essersi abituata, almeno qui in America, dato che almeno un paio di volte all’anno si sente dire di qualche società “bucata” da questi brutti ceffi armati di terminale nero e giacchetta con cappuccio. Anche in termini di diffusione sul territorio, Target si piazza a metà strada tra i due di cui sopra, con i suoi 1800 negozi negli Stati Uniti, presenti sia nelle grandi città che nell’interland, i cosiddetti suburbs. : Leggi il resto »

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