due chiacchiere

Che succede a BlogMagazine?

Da qualche mese ero “abbonato” ad una net-rivista tutta italiana nata poco più di un anno fa: Blog Magazine. Un esperimento lanciato in rete da alcuni bravi blogger italici che hanno deciso, con coraggio  imprenditoriale, di buttarsi in quest’avventura. All’epoca tutti i blog ne parlarono, l’entusiasmo era alle stelle e la fila per diventare uno scrittore della rivista era molto lunga. Ed ora, ad un anno di distanza, qual’è lo stato di questo progetto? Non buono, a quanto posso vedere. Sarà un’altra meteora nel panorama internettiano del Belpaese, o si tratta soltanto di una pausa di riflessione?

L’ultimo numero disponibile è quello di Marzo 2010, nessuna traccia di Aprile e di Maggio, nessuna parola ufficiale da parte della redazione. L’ultimo articolo sul sito è di quasi un mese fa, con zero commenti. Anche i precedenti due articoli hanno ricevuto una fredda accoglienza da parte della blogosfera: due commenti uno e zero commenti l’altro. Persino l’articolo in cui viene chiesto ai lettori “quale articolo t’è piaciuto di più” di Gennaio 2010, non ha ricevuto nessun commento, davvero imbarazzante. Ma attenzione, imbarazzante non per chi è dietro le quinte, che ha davvero fatto un buon lavoro, quanto per gli internauti italiani, tutti attenti a giocare a Farmville a quanto pare. A questo punto mi chiedo a che servono i grossi proclami secondo cui l’Italia ha bisogno di più banda larga, per far andare avanti l’economia. A giudicare dall’uso che il popolo del Belpaese fa della rete, sarebbe un grosso spreco di risorse!

La sorte di Blog Magazine mi ricorda tanto quella di Video Marta, ribattezzata Video Morta dagli stessi autori, nel loro ultimo articolo polemico:

Dopo un anno passato a realizzare video la notte e nei week end, dalla scorsa estate abbiamo fermato la produzione perché non siamo più in grado di andare avanti senza un appoggio economico che ci permetta di trasformare Videomarta da gioco a lavoro (o almeno mezzo lavoro).

Mi sembrano invece involontariamente ironiche le parole di Julius (Giuliano Ambrosio) nel suo editoriale di apertura del numero di Marzo della rivista (si, i refusi sono nell’editoriale, non miei):

Con questo numero auguriamo buon primo compleanno al progetto BlogMagazine! Tanti Auguri! BlogMagazine anche se ha solo un anno di vita può contare su oltre 130 articoli all’attivo e con ben oltre 40 bloggers appassionati. Mi  sembra ancora  ieri quando mi è  ventua in mente questa  idea, che piano piano si sta concretizzando [..]. Ci sono svariate strade che BM potrà intraprendere, ma non perderà mai la passione e il talento dei suoi sostenitori.

Ripeto, il problema non è di Blog Magazine, ma di una classe imprenditoriale “antica”, alla mancanza di venture capitalist come ce li abbiamo qui in America. Gente disposta a scommettere qualche denaro su progetti come questo, che poi danno vita a cose come YouTube, Facebook o Smashing Magazine. Ecco perché la banda larga in Italia, diciamolo davvero, servirebbe solo a guardare meglio i filmati di YouTube, non a creare nuove opportunità.

Commenti

  1. ha scritto:

    Son d’accordo con te e la colpa non è neanche dei blogger ma di un sistema che ancora non riesce a vedere le potenzialità del web come valide alternative alle scommesse imprenditoriali classiche (fuori dal web). Chi ne paga le conseguenze è chi prova a crederci che si ritrova poco competitivo perché di belle idee non si vive.
    Ciao,
    Emanuele

  2. camu
    ha scritto:

    Sono appena andato sulla loro homepage, e pare sia stato pubblicato già il numero di Novembre 2010!!! Ok, è un refuso, ma è davvera curiosa la poca attenzione ai dettagli della loro redazione 🙁

  3. Sanghino
    ha scritto:

    Probabilmente accade quello che dichiarano nel loro disclaimer … non essendo una testata giornalistica registrata non possono avere una cadenza periodica …
    E quindi si ritorna al punto di partenza: il prodotto è di qualità (lasciando perdere il discorso sui dettagli, ci sono prodotti editoriali “professionali” che sono molto più approssimativi) ma probabilmente mancano gli investitori per poter compiere l’ultimo e decisivo balzo verso la trasformazione in un prodotto editoriale vero e proprio.

    Ciao

  4. camu
    ha scritto:

    @Sanghino: in effetti mi sono sempre chiesto come facciano a dichiarare quella cosa nel disclaimer. La periodicità, fino a qualche mese fa, c’era eccome, e poi si chiama “magazine” perché gli editori stessi lo assimilano a quello che invece la legge considera un periodico 🙂 Ad ogni modo, concordo con quello che dici tu, manca il coraggio di investire in questi nuovi progetti e farli diventare qualcosa di più di uno dei tanti siti che si vedono in rete… E comunque una cosa non ho mai capito su questa benedetta legge 62 del 2001 che molti mettono nel disclaimer. Io la legge l’ho letta, ma non capisco perché la gente ci tenga a precisare che il proprio non è un “prodotto editoriale”. La legge non mi sembra che parli di tasse o specifici obblighi per i blogger che si dichiarassero “prodotti editoriali” o mi perdo qualcosa io?

  5. Sanghino
    ha scritto:

    @camu:
    Si la tua considerazione sulla periodicità è giustissima … la mia era solo una ricerca ironica di una possibile spiegazione …
    Di seguito le parole di Franco Abruzzo, il quale nel 2002 era Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia:
    “In sintesi le testate giornalistiche on-line – definite “prodotto editoriale” – devono obbligatoriamente essere registrate nei tribunali e avere un direttore responsabile, un editore e uno stampatore, quando hanno una regolare periodicità (quotidiana, settimanale, bisettimanale, trisettimanale, mensile, bimestrale, etc), quando chiedono e ottengono il sostegno finanziario statale e anche quando in organico hanno redattori giornalisti professionisti, pubblicisti e praticanti.”

    Io poi non sono un esperto di diritto …

    Comunque una cosa la potremmo anche fare, per tornare in topic: in passato ho avuto modo di scambiare qualche mail con Giuliano, possiamo riprovare e chiedere se ci sono novità su questo suo progetto. Che ne dici ? Oppure puoi prendere l’occasione al volo e farci una bella intervista …

    Ciao

  6. camu
    ha scritto:

    @Sanghino: grazie per il chiarimento normativo 🙂 Riguardo all’intervista, ho già contattato l’interessato un paio di volte, ma non ho mai ricevuto alcuna risposta 🙁 E’ chiaro che mi farebbe molto piacere averlo mio ospite per raccontarci il suo punto di vista sull’argomento!

  7. Redemption
    ha scritto:

    Io sempre più spesso mi chiedo che ci faccio ancora in questo stato dove per gli imprenditori ci sono solo tasse da pagare. Poi si chiedono pure il perché si faccia tanto nero in Italia… sennò sei costretto a chiudere baracca!

  8. camu
    ha scritto:

    @Redemption: ora da qui a giustificare il lavoro in nero il passo è un po’ lungo, ma concordo con te sul fatto che lo Stato certo non incentiva l’imprenditoria giovanile, almeno dal punto di vista burocratico.

  9. Redemption
    ha scritto:

    @camu: Purtroppo ho aperto partita iva da poco e ho capito tante cose… cose che avrei tranquillamente evitato di sapere :/

  10. camu
    ha scritto:

    @Redemption: illuminaci 🙂 se possibile…

  11. Redemption
    ha scritto:

    Se guadagni 600€ al mese con adsense quindi 6600€ all’anno e apri partita iva devi pagare l’imps 2800€ all’anno e rientri con regime agevolato (per 3 anni) quindi paghi il 10% di quello che guadagni netto (6600-2800= 3800€) quindi circa 380€ , più vari bolli (diciamo 200-300€) e commercialista che almeno ti costa un 50€al mese (600€ anno)…

    Non sono un professionista del fisco, ma se guadagni lordi 6600€ in tasca devi toglierci:

    – 2800€
    – 300€
    – 380€
    – 600€

    Ti rimangono in mano 2520€ ovvero 210€ al mese.

    Conviene?
    In Italia hai un socio al che va dal 55%-70% che si chiama Stato.

    Magari ho sbagliato qualche conto, non sono ancora uno specialista, ma alla fine è così.

  12. camu
    ha scritto:

    @Redemption: neppure io sono pratico di fiscalità italiana, ma posso vedere la differenza con gli Stati Uniti. Qui ho pagato in tutto circa il 20% tra contributi pensionistici, tasse (intorno al 10%) e contributi sanitari, sugli introiti del blog. Per fortuna ho potuto però dedurre gli acquisti relativi (una stampante, la scrivania nuova per il mio ufficio e qualcos’altro) quindi su circa 1300 dollari guadagnati ho pagato tipo 200 dollari di tasse.

  13. Redemption
    ha scritto:

    Anche qui puoi detrarre ovviamente, ma chi si compra un pc o una scrivania nuova all’anno?

  14. camu
    ha scritto:

    @Redemption: si questo è vero 🙂 Ma in effetti vedo che la pressione fiscale è ben diversa tra qui e lì…

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