due chiacchiere

Com’esuli pensieri, nel vespero migrar

Terzo ed ultimo appuntamento con il wine making di casa camu. Abbiamo completato la parte più facile, direi, ovvero travasare il vino dai tini alle damigiane e bottiglioni che lo custodiranno fino a Febbraio dell’anno prossimo, quando finalmente potremo assaggiarlo. Le previsioni sono state abbastanza accurate: scartati i residui in fondo ai grandi recipienti, abbiamo ricavato poco meno di 110 litri di vino dai 400 dollari d’uva acquistata a Settembre, per una media di tre dollari e spiccioli al litro. Il colore ci è sembrato abbastanza incoraggiante: un rosso scuro profumato e corposo che scorreva veloce nei bottiglioni di vetro attraverso il tubo “motorizzato” (ovvero collegato ad una pompa a sua volta attaccata ad un trapano) inventato per l’occasione. A trasporto completato, abbiamo versato un paio di cucchiai d’olio per “sigillare” il prezioso contenuto, come anche suggeritomi da Sanghino.

Commenti

  1. ha scritto:

    Cos’è quel “trabiccolo” sopra i tappi??? Mai visto! 🙂

    Non lo provate (come fanno qui) con le castagne per San Martino? 😉

    Ciao, Fior

    Risposte al commento di Fiordicactus

    1. camu
      ha scritto:

      @Fiordicactus: il trabiccolo è una speciale valvola che consente all’aria di uscire ma non di entrare, visto che il vino ancora sta un po’ “bollendo” 🙂 Interessante l’idea di provarlo per San Martino, anche se noi eravamo più inclini ad assaggiarlo a Natale ed aprirlo a carnevale. Vedremo…

      Risposte al commento di camu

      1. ha scritto:

        @camu: Grazie! 🙂
        A San Martino, mi raccomando, con le caldarroste o le castagne bollite! 🙂

        Toglimi una curiosità, “l’estate indiana” di cui ho letto in un paio di libri ambientati nel New England, corrisponde esattamente alla nostra “estate di San Martino” 🙂

        Ciao, Fior

        Risposte al commento di Fiordicactus
        1. camu
          ha scritto:

          Buone, le castagne bollite! Vedremo di trovarle o andarle a raccogliere di persona in qualche bosco nei paraggi.

          L’estate indiana era una cosa che non conoscevo, ma dopo essermi acculturato, posso dirti che ne stiamo attraversando una proprio in questi giorni, anche se in New England forse gli sbalzi sono più accentuati 🙂

Rispondi a Fiordicactus

Torna in cima alla pagina