due chiacchiere

Dal produttore al consumatore

Il caro frutta è un problema difficile da risolvere? I prezzi vanno alle stelle e non sai come risparmiare e mangiar bene allo stesso tempo? In America hanno trovato una geniale soluzione al problema: raccogli da solo la tua frutta in campagna, e la paghi un quarto del suo prezzo al supermercato. Perché in Italia iniziative del genere non esistono proprio? Gli agricoltori si lamentano sempre che loro guadagnano pochissimo, e che i lauti ricavi del prezzo finale vanno tutti nelle tasche dell’indotto: trasportatori, commercianti, grandi catene di distribuzione. Bene, allora basta saltare tutta la filiera ed offrire direttamente il prodotto ai consumatori: non solo si risparmia, ma si può cogliere l’occasione per una bella passeggiata tra gli alberi di pere, pesche e altra frutta. La moglie ed io siamo andati lo scorso fine settimana, in una fattoria qui vicino: con 10 dollari abbiamo portato a casa quasi 6 chili tra pesche e mele.

Non solo, abbiamo avuto l’occasione per fare due passi in mezzo alla natura e respirare un po’ d’aria buona. Inoltre i genitori ne approfittavano per far svagare i bambini, facendogli riscoprire quell’ambiente che oramai l’asfalto ed il cemento hanno cancellato dal bagaglio culturale delle nuove generazioni. Il proprietario della fattoria, un tipo un po’ rozzo com’è giusto che sia, organizza inoltre giri con il suo trattore, su un rimorchio alla scoperta delle piante di zucca (qui fra poco è Halloween), dei cavolfiori e del tanto amato mais (rigorosamente non geneticamente modificato). In Italia mi sembra di sentire sempre la stessa lagna al telegiornale (viva Rai International) ma nessuno che si organizzi concretamente!

Commenti

  1. ha scritto:

    Bella questa idea… andrebbe fatta conoscere anche qui. πŸ˜‰
    Ciao,
    Emanuele

  2. Paolo
    ha scritto:

    In realtà ci sono servizi del genere anche in Italia, anzi sempre più, e sempre più pubblicizzati dai telegiornali. ho visto proprio una cosa del genere al TG1, di una fattoria vicino Roma. E sono anni che girano i servizi in TV sui distributori di latte automatici vicino alle stalle: arrivi con la bottiglia e tac, la riempi e spendi l metà della coop!

  3. Sara
    ha scritto:

    Come dice Massigrassi sono sempre esistite. Si chiamano filiere corte e dovrebbero sia offrire prodotti di qualità al consumatore sia tutelare la sopravvivenza dei piccoli contadini. Sono poco sponsorizzate ahimè, ma è il dramma della dis-informazione nazionale.

    Ciauz:)

  4. camu
    ha scritto:

    Allora ammetto tutta la mia disinformazione in materia πŸ™‚ Quand’ero in Italia, avevo sentito parlare di sporadici esperimenti, ma ad esempio non c’era nulla (che io sapessi) vicino a dove abitavo. Qui ce ne sono almeno due o tre in ogni contea (che sarebbero le provincie in Italia) e sono abbastanza reclamizzate. Quindi mi pare di capire che il problema sia soltanto di mancanza d’informazione…

  5. MassiGrassi
    ha scritto:

    Dai sono sempre esistiti.

    Dall’acquisto diretto dal contadino di una ventina di anni fa ai gruppi di acquisto di oggi, in cui accetti di ricevere una cassetta di frutta e verdura ad un prezzo fissato contrattato direttamente con i mini produttori locali.

    Così come i distributori di latte (a Desio ad esempio l’ho visto di persona) … in questo ultimo caso però alcuni hanno sollevato alcuni dubbi riguardanti la sicurezza sulla provenienza del prodotto e sui controlli sanitari.

    A Torino stanno anche lanciando dei chioschi in cui si può prelevare l’acqua naturale (dell’acquedotto) oppure pagando un tot si può prelevarla addizionata di anidride carbonica.

  6. ha scritto:

    Dove abito io i distributori di latte fresco ci sono da un po’. Il latte costa un euro al litro e arriva direttamente dalla azienda agricola, che è a pochi chilometri da li. La garanzia sanitaria è assicurata dai controlli effettuati a monte dell’autorizzazione, che prevede una struttura che raccolga il latte e lo prepari per la distribuzione in maniera automatica. Qui puoi vedere quanti sono presenti in provincia di Brescia: http://www.bevilatte.it/dove_trovare_il_latte_crudo.html
    e trovare altre informazioni.
    Il problema della filiera corta in realtà è un altro.
    I costi di trasporto ecc. non spariscono, ma vengono “trasformati” in altri costi, sempre però sulle spalle dell’acquirente finale.
    Ce li vedo io dalla città a prendere l’auto ed andare in cascina a raccogliere l’insalata. Con il prezzo della benzina ed il tempo libero che normalmente uno ha.
    Però questi costi non si vedono, perchè l’insalata costa meno.

  7. camu
    ha scritto:

    Roberto, hai ragione: se bisogna fare 40 minuti in macchina per due pere, non conviene in termini di tempo e di benzina. Quello che abbiamo noi qui è a 20 minuti da casa nostra, non molto di più di quanto ci vuole per arrivare all’ipermercato dove andiamo a fare la spesa. Ho fatto dei calcoli più o meno precisi, perché mi era venuto il tuo stesso dubbio sulla “convenienza” dell’operazione: qui la benzina costa 85 centesimi al litro, spendo quindi 4 dollari tra andare e tornare (per arrotondamento). La frutta mi costa quasi di un terzo del supermercato: 6 chili, 10 dollari. Il tempo non lo considero, perché in fondo è una passeggiata piacevole. Totale: 14 dollari, 2 dollari e spiccioli al chilo. Al supermercato le mele vengono 3,50 dollari al chilo, risparmio quasi un dollaro al chilo. Prevediamo di metterci d’accordo con un gruppo d’amici, e il risparmio è ancora maggiore πŸ™‚ Tu dici che in Italia costa un euro al litro, in questi punti di distribuzione: ma mi pare che quello che compravo al supermercato, fosse più o meno sullo stesso prezzo, centesimo più, centesimo meno! Dove sta il risparmio e la convenienza?

  8. camu
    ha scritto:

    Roberto, la barzelletta è molto carina in effetti. Condivido il tuo punto di vista su tutto il resto. Anche qui in America, comunque, ci vantiamo di andare all’apple picking, per la frutta eh eh πŸ™‚

  9. Felter Roberto
    ha scritto:

    Qui hai un esempio dei prezzi del latte in uno dei tanti supermercati online.
    http://www.esselungaacasa.it/ecommerce/superstore.do
    Anche io ho detto subito che il vantaggio è quasi esclusivamente dell’agricoltore, che se vende il latte alla grande distribuzione, riceve un compenso di € 0,35/litro (35 centesimi te lo assicuro) mentre cosi ci guadagna un euro.
    In questi casi i vantaggi per il cliente sono due:
    – ha disponibile un latte fresco che ti assicuro non ha niente a che spartire con quello che puoi trovare in qualsiasi supermercato. (ed è fresco sul serio, fanno in media due “carichi” da 150 litri al giorno per ogni distributore).
    – si può vantare con gli amici che “lui il latte lo compra con la filiera corta, e quindi risparmia perché è intelligente” πŸ˜€
    Dopotutto, come vedi, basta poco per far felici le persone.
    Mi ricorda una vecchia barzelletta che faceva cosi:
    un furbacchione incontra un tonto e gli dice: “ho io quello che ti serve per diventare intelligente. Ho qui dei semi di mela. Se li mangi lo diventi sicuramente. se vuoi te li vendo a 10 euro l’uno!” ed il tonto “certo certo, dammene 3.” mentre li sta mangiando però il tonto ci pensa un po’ su e dice:” però mi hai fregato, con 30 euro sai quante mele e quanti semi mi comperavo?” ed il furbo “hai visto? stai diventando già più intelligente!” ed allora il tonto ” hai ragione! allora vendimene altri 3! “

  10. alicesu
    ha scritto:

    Qui a bologna però hanno aperto una bancarella – che non si capisce se sia statale o è un privato completamente impazzito – che fa pagare la frutta a novantanove centesimi al chilo. Ed è tutta frutta buona!
    Per me che sono praticamente vegetariana è una manna dal cielo…

  11. camu
    ha scritto:

    Mi fa piacere leggere che anche in Italia queste iniziative prendono lentamente piede. Peccato che siano poco reclamizzate: non ci vorrebbe molto a pubblicare un riquadro sul giornalino gratuito che molte città hanno, come succede qui. Riguardo al maltrattare le piante, Seo, quella è questione di civiltà: qui il contadino mette un nastro colorato sugli alberi da cui si può raccogliere (gli altri o sono piccoli o hanno frutti acerbi) e la gente con pazienza e rispetto, sceglie e raccoglie solo da quelli πŸ™‚ In Italia non so se e quanto potrebbe funzionare!
    Alicesu, confermo: per i vegetariani è una cosa molto positiva anche qui… Spero che altri imprenditori leggano di queste iniziative, e le facciano proprie!

  12. Seo in Abruzzo
    ha scritto:

    Guarda che varie associazioni di consumatori hanno già da tempo prodigato questa idea, e in molti questa cosa già la fanno … non è ancora diffusissima.

    Però ti possono garantire il risparmio perchè butti via tutta la catena intermedia di magnoni che guadagnano sulle spalle degli altri.
    Certo non ci sono molti contadini disposti a farti entrare nel loro campo e “maltrattare” le loro piante … πŸ™‚

  13. Seo in Abruzzo
    ha scritto:

    @Camu

    Qui? .. in America? Vivi li. Come ti invidio πŸ˜€ !!!!

  14. camu
    ha scritto:

    Seo, eh già… mi trovo dall’altra parte dell’Oceano πŸ™‚ Mi sa che per rendere più evidente la cosa, dovrò rinominare il blog da “due chiacchiere” in “due chiacchiere dall’America” πŸ˜‰

  15. Seo in Abruzzo
    ha scritto:

    Oppure un “just talks” … più chiaro di così. O “two little chat” πŸ˜€

  16. Sara
    ha scritto:

    Forte della mia laurea in lingue propongo:

    “Two chats is mej che one”

    (come il maxibon)

    πŸ˜€

  17. Seo in Abruzzo
    ha scritto:

    two little chats … dimenticato la s del plurale :S

  18. camu
    ha scritto:

    Ragazzi, per farvi contenti e per rendere più esplicito il luogo dove mi trovo, ho “piantato” una bandierina qui a lato πŸ˜‰ Grazie per i suggerimenti anglofoni, penso che mi accontenterò di qualcosa di più semplice…

  19. Seo in Abruzzo
    ha scritto:

    Ottima scelta.

    Ciao e alla prox.

  20. MassiGrassi
    ha scritto:

    Tornando velocemente sull’argomento anche chi non ha le risorse oppure il tempo di andare direttamente dal produttore in campagna ha la sua possibilità (per ora teorica) di risparmio. Il consorzio agricolo mette a disposizione uno spazio a Milano perché direttamente i coltivatori possano vendere la propria merce. E’ un esperimento, vedremo.

  21. camu
    ha scritto:

    Vedo che gli Italiani continuano a copiare l’America in tutte le cose πŸ™‚ Bene, vuol dire che tutto sommato gli americani non sono così scemi come sembra! Qui i Farmer’s Markets si fanno da sempre praticamente πŸ™‚ Voglio sperare che anche lo spirito del VERO risparmio verrà copiato! Qui ne organizzano uno a 10 minuti da casa mia, da maggio ad ottobre, e sebbene il risparmio non sia abissale, è comunque sempre qualche spicciolo che rimane in tasca a me, e non va alla grande distribuzione. Speriamo che sia così anche in Italia! Strano è che lo facciano a Milano e non in posti più “contadini” come ad esempio al sud.

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