due chiacchiere

Facebook non aiuta a trovare un lavoro

Si avvicina il tempo degli esami di maturità, e per coloro che non intendono continuare gli studi iscrivendosi all’università, anche il tempo di iniziare a guardarsi in giro per trovare un lavoro. Così, mentre leggevo quest’articolo sul Corriere, ho pensato a come i cosiddetti social network spesso possano remare contro, quando si tratta di presentare il proprio profilo all’azienda che potrebbe assumerci. Siamo onesti: trovare un lavoro, nell’era di Internet, è un compito completamente diverso rispetto ad una quindicina d’anni fa, quando bisognava fare il pellegrinaggio tra agenzie interinali (ricordo ancora il mio primo colloquio in assoluto alla sede di Adecco del paese in cui abitavo) e centri per l’impiego. Oggi bastano pochi click per accedere a sterminate basi di dati piene di offerte di ogni tipo, per ogni esigenza, ed in ogni possibile angolo del mondo. La facilità di accesso alle informazioni, comunque, con l’avvento degli strumenti sociali, è diventata reciproca, consentendo ai datori di lavoro di “spiare” i candidati e valutarne l’affidabilità e le capacità. Tecnicamente per sempre, come dice il garante. Ecco alcuni consigli per evitare che questi strumenti pregiudichino la nostra corsa al posto fisso.

Facebook

Partiamo con la mossa più ovvia: se stai cercando un lavoro, ed il tuo account Facebook è pieno di foto e messaggi “compromettenti”, mettiti il cuore in pace e chiudilo o disattivalo temporaneamente. Se hai tempo da perdere, puoi metterti a far pulizia degli scatti e dei commenti che potrebbero far alzare qualche sopracciglio a chi ti sta facendo il colloquio. Ma se alla fine non resta nulla di passabile, fai prima a chiudere la baracca.

Twitter

Rendi il tuo flusso di pensieri privato. Proprio come per Facebook, non rischiare che qualcuno inciampi in un tuo messaggio di cui avevi persino dimenticato l’esistenza. A meno che tu non abbia usato Twitter per promuovere la tua immagine professionale, o per condividere idee che potrebbero dare un’impressione positiva all’azienda per cui vorresti lavorare.

LinkedIn

Molti aprono un profilo su questa piattaforma perché è di tendenza. Peccato che poi lo lascino a prendere polvere, dopo l’entusiasmo dei primi giorni. Chi ti vuole assumere non sarà positivamente colpito da questo stato d’abbandono, deducendone che non t’interessa tenere il tuo curriculum aggiornato o che non stai davvero cercando di sfruttare le potenzialità di LinkedIn. Il consiglio: corri ad aggiornare il tuo profilo, aggiungendo quanta più informazione possibile su tutte le tue attività, aumentando la tua rete di conoscenti, e sfruttando le funzioni di interconnessione offerte.

Google

Cercati su Google. Assicurati che tutto ciò che viene fuori dalle prime cinque pagine di risultati sia positivo per la tua immagine agli occhi del datore di lavoro. Se così non fosse, ed hai la possibilità di modificare le pagine di destinazione, corri a farlo quanto prima. In caso contrario, corri ad inventarti una giustificazione plausibile da usare durante il colloquio.

Blog

Google è sempre a caccia d’informazioni fresche. Se quindi vuoi far far scendere quella roba di cui non vai fiero in basso nelle pagine dei risultati, considera l’idea di aprire un blog o di rispolverare quello che avevi avviato qualche anno fa e non hai mai più usato. I risultati non saranno immediati, ma prima o poi Google ti troverà.

In conclusione

Mia nonna diceva sempre: parlare poco e vestire di panno non ha mai causato danno. Se ti manca ancora qualche anno al diploma (o alla laurea), anticipati già da adesso, mettendo a frutto questi buoni consigli e costruendo pazientemente un’immagine professionale e positiva di te stesso in rete. Questo non vuol dire che non puoi divertirti e condividere con gli amici le tue esperienze quotidiane, ma tieni sempre in mente quello che ha detto il garante, e magari usa mezzi alternativi per le cose più… compromettenti!

Commenti

  1. Hesh
    ha scritto:

    Ottimo post, davvero utile!

    Risposte al commento di Hesh

    1. camu
      ha scritto:

      Beh, specialmente con questa crisi, è sempre bene ricordare che non è solo colpa del… Governo ladro!

  2. Trap
    ha scritto:

    * Parrari picca e vïstiri di pannu, mai nun ha fattu dannu;
    * La vucca è traditura di lu cori;
    * Cu parra picca, campa cent’anni.

    Risposte al commento di Trap

    1. camu
      ha scritto:

      @Trap: grazie per il ripasso dialettale 🙂 Miiiii…

  3. giglio
    ha scritto:

    Infatti, si vedono e si leggono certe cose su fb…questi adolescenti si “sdanno” un po’ troppo e questo non gli fa un buon servizio. Per fortuna mio figlio adolescente è molto riservato, anche in rete. Per ora.

    Risposte al commento di giglio

    1. camu
      ha scritto:

      @giglio: basta capire le implicazioni delle proprie azioni, cosa che gli adolescenti non sono particolarmente bravi a fare!

      Risposte al commento di camu

      1. Jack
        ha scritto:

        @camu: ma neanche gli adulti eh 😀

  4. Jack
    ha scritto:

    Concludo ulteriormente: alla fine nessuno controlla la tua pagina facebook/twitter/linkedin/google+
    O almeno e’ questo quello che ho scoperto dopo aver inviato quasi 100 resume in lungo ed in largo negli USA, poi magari in Italia e’ diverso visto che non si possono fare i background check, io ho inserito anche i link a Linkedin e Github nel resume, ed ovunque mi e’ stato possibile tracciare le visite non ne ho vista nemmeno una che fosse diversa da qualche mio conoscente locale.
    Secondo me quello che c’e’ sul curriculum fa molto di piu’, se uno viene scartato pazienza, se uno e’ interessante invece pochi hanno molta voglia di andare a controllare approfonditamente chi sei e cosa fai nella vita privata. Poi magari uno trova il tizio che ti conta anche quanti capelli hai, ma sempre secondo me devi proprio beccare un’azienda fuori dalla media per ricevere un simile screening.

    Risposte al commento di Jack

    1. Trap
      ha scritto:

      @Jack: secondo me conta molto il contatto fisico. Pochi hanno voglia di perdere tempo a spulciare centinaia di pagine su internet (che magari saranno “gonfiate” ad arte).

    2. camu
      ha scritto:

      @Jack: mah, qui lo scandalo di una compagnia che chiedeva le password dei profili Facebook è abbastanza recente. Certo non tutti lo fanno, dipende dal tipo di compagnia a cui ti rivolgi. Secondo me vale maggiormente nelle agenzie di pubbliche relazioni. Piuttosto inizia a diffondersi la “moda” dei datori di lavoro che controllano cosa fanno gli impiegati. Non molto tempo fa una maestra di New York è stata licenziata per essersi messa in malattia, mentre su Facebook postava le foto della sua vacanza ai Caraibi 🙂

  5. giglio
    ha scritto:

    Camu mi confermi che tutto il mondo è paese. Queste cose, allora, non succedono solo in Italia, anzi succedevano, poiché la legge Brunetta ha limitato i furbetti. Se volete ve lo inviamo, prende anche poco posto!

  6. Caigo
    ha scritto:

    Concordo con jack, penso che “metterci la faccia” sia sempre la cosa migliore.
    Il web-curriculum vale ed ha veramente senso solo per un target limitato di aspiranti lavoratori.
    Con questo comunque non voglio sminuire lo strumento che, sopratutto oggi in tempi di vacche magre non è da sottovalutare. Ragazzi, buttavi su tutto, anche il piccolo colpo di fortuna può funzionare e per questo va aiutato.

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