due chiacchiere

H&R Block, anche per le tasse esiste una catena

E così anche per quest’anno è arrivato il momento di presentare la dichiarazione dei redditi nel Paese a stelle e strisce. Lo zio Sam batterà cassa lunedì prossimo: di solito la scadenza è il 15 aprile, ma dato che nel 2023 casca nel fine settimana, ci hanno regalato, bontà loro, un paio di giorni in più per pareggiare i conti con il fisco. Io in realtà non aspetto mai fino all’ultimo momento, anche perché in genere tra deduzioni e detrazioni, va a finire che ci mandano un parziale rimborso di quanto ci è stato trattenuto in busta paga durante l’anno precedente, quindi perché far godere quei lauti compensi allo Stato? L’impostazione generale è abbastanza simile a quella italiana, con sconti per i figli a carico, per le spese mediche ed un lungo elenco di altre cose. Per la preparazione del modello 1040 ci si può rivolgere ad associazioni locali, ma sfortunatamente non esistono servizi come il CAF, e quindi spesso tocca parlare con un commercialista per navigare le varie opportunità per tenere qualche soldo extra in tasca.

Come tanti altri servizi, anche commercialisti e ragionieri hanno messo insieme una catena che è disponibile a livello nazionale: H&R Block. Fondata nel 1955 dai fratelli Henry e Richard Bloch, nel 2018 contava più di 12.000 centri di assistenza fiscale sparsi tra Stati Uniti, Canada ed Australia. Un po’ come i CAF italiani, offre servizi di contabilità, preparazione della dichiarazione dei redditi, e consulenza fiscale per persone ed aziende. Peccato che in Italia questa mentalità anglosassone secondo cui l’unione fa la forza non riesca ad attecchire, ed invece fioriscono miriadi di piccolissime aziende con il conseguente spreco di risorse e mancanza di condivisione della conoscenza.

Per coloro che hanno il braccino corto come me, esistono servizi online che, per la modica cifra di 60 dollari circa, ti aiutano passo passo ad inserire tutti i dati sui compensi, le spese, e le informazioni necessarie a macinare tutti quei numeri nel verdetto finale. Quello che uso io da qualche anno si chiama TurboTax (no, tranquillo, questo non è un post sponsorizzato), che oltre alla dichiarazione dei redditi, offre servizi per tenere traccia del budget familiare durante l’anno, e si può collegare automaticamente al tuo conto corrente ed alle tue carte di credito, per avere sempre sotto controllo in un’unica interfaccia l’andamento di tutte le entrate ed uscite, e decidere dunque se sia il caso di tagliare qualche spesa non programmata.

L’iter della dichiarazione in realtà comincia a fine gennaio, quando il datore di lavoro manda il modello W2 per i lavoratori dipendenti, oppure il modello 1099 NEC (non-employee compensation) per i liberi professionisti, in cui viene elencato un riassunto di tutti i compensi elargiti a quella persona, le imposte trattenute, i contributi previdenziali e via dicendo. Poi ci sono le banche e gli istituti di credito, che mandano il modello 1099 INT (che sta per interessi), in cui si elencano tutti i proventi da interessi e le plusvalenze realizzate vendendo azioni o fondi comuni. Se sei un libero professionista ed hai acquistato un’assicurazione sanitaria, ti arriverà il modello 1095-A che dettaglia le spese sostenute in tal senso, per richiedere le opportune detrazioni. La lista continua, ma spero di aver reso l’idea.

Una volta raccolti tutti questi documenti, si può iniziare a compilare la dichiarazione vera e propria. Il servizio che uso mi guida campo dopo campo dicendomi in quale riga o colonna trovare il numero che devo inserire nel loro sistema, rendendo davvero tutto facile ed intuitivo. Poi ti chiede se si sono verificati specifici eventi che potrebbero avere un impatto sulle tasse, tipo aver acquistato una macchina (ed aver pagato l’IVA sul costo totale), aver acquistato casa (e poter chiedere una deduzione sugli interessi del mutuo) e via dicendo. Specialmente se la situazione non cambia di anno in anno, dopo un po’ diventa un esercizio semplice ed intuitivo. Nel mio caso quest’anno le cose saranno un po’ più complicate, comunque. Mentre in Italia si pagano le tasse solo allo Stato tramite quello che una volta si chiamava il 730 (si chiama ancora così?), qui si pagano sia le tasse federali che, tramite un modello diverso, quelle allo stato di residenza.

Comunque, se il datore di lavoro è in un altro stato, ti applicherà le trattenute fiscali di quello stato (altrimenti sai che casino per l’impresa!) e poi devi essere tu a richiedere un rimborso, non essendo residente lì, ed a pagarle allo stato di residenza. Io risiedo nel New Jersey, e l’anno scorso ho lavorato per 6 mesi per l’Università di New York, e per 6 mesi per l’Università della California, quindi ho dovuto richiedere due rimborsi e poi ho pagato il dovuto al New Jersey. Per fortuna il programma non si è confuso! 😅 Una volta inviato il proprio fascicolo elettronicamente, si aspetta un mesetto per l’accredito del rimborso sul conto corrente, o l’addebito di quanto dovuto.

Commenti

  1. Trap
    ha scritto:

    TurboTax esiste da decenni ed è usatissimo da tutti, comunque da un po’ di anni (almeno 10) ci divertiamo con il 730 precompilato, comodamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate, senza usare software di terze parti…

    Risposte al commento di Trap

    1. ha scritto:

      Ma pensa, non lo sapevo che c’era anche in Italia. Certo, in effetti ha senso, dato che tutto sommato le varie regole e regoline per deduzioni e detrazioni sono uguali in giro per il mondo. Sul farsi le tasse senza programmi di terze parti, la difficoltà s’inizia ad avere quando hai varie cose, tipo investimenti in azioni, fondi pensione, ecc. In quel caso TurboTax si collega ai vari siti (dopo aver chiesto la password) e scarica tutto quello che serve riportare sul modello 1040, riducendo notevolmente la possibilità d’errore.

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