due chiacchiere

I protocolli non funzionano

Non c’è dubbio, quando troppe teste devono mettersi d’accordo, non si conclude mai nulla. Ciò si applica a qualsiasi livello: dagli amici che devono decidere il regalo di compleanno per un membro del gruppo, ai capi di Stato che parlano dei cambiamenti climatici. Il recente incontro di Copenaghen ne è una conferma: basta un Paese che punta i piedi, per bloccare le trattative. Nel frattempo le lancette dell’orologio climatico girano, ed è sempre più evidente che non c’è tempo da perdere per iniziare a scardinare l’economia basata sui combustibili fossili. Così, mentre in Europa ancora si chiacchiera del più e del meno, e le posizioni integraliste di fatto bloccano ogni possibile compromesso, il ministro dell’Energia americano ha già capito questa cosa, e s’è messo al lavoro direttamente con la Cina. L’idea è semplice: Stati Uniti e Cina sono i due maggiori produttori di inquinamento, se quindi loro due saranno in grado di accordarsi su una strategia comune, gli altri seguiranno a ruota. Proprio come con il regalo per l’amico: in genere qualcuno fa da leader, e tutti gli altri si accodano.

Steven Chu ha un vantaggio non indifferente: è di origini cinesi. Ed si sa che in quelle culture orientali, se sei “uno di famiglia” hai vita più semplice, non sei visto come uno straniero che vuole imporre la sua regola. Obama, ancora una volta, è stato lungimirante nella scelta della sua squadra di governo. Non solo per le origini orientali del ministro, ma anche per il suo bagaglio culturale. Un po’ come l’italiano Veronesi d’altri tempi, Chu è un uomo di scienza, non un politico. Mentre gli altri guardano a bocca aperta gli scienziati parlare in tecnicese di variabili climatiche, di coefficienti a destra e sinistra, lui più li ascolta e più si pone domande su come perfezionare ed implementare queste soluzioni a medio e lungo raggio. Al momento mi sembra uno dei ministri più rispettati qui in America, forse anche perché lavora molto dietro le quinte, non lo si vede quasi mai in televisione, eppure i suoi risultati fanno notizia. E l’Europa? Resta a chiacchierare del taglio delle emissioni entro il 2020, ostacolo degli integralisti e dei no global.

Commenti

  1. CyberAngel
    ha scritto:

    Non a caso non avevo mai sentito parlare di questo ministro, che prima di tutto è un rispettabilissimo fisico e pure premio Nobel! Speriamo che riesca nel suo intento.
    Certo è che la pagina italiana di Wiki potrebbero aggiornarla, soprattutto la foto 😛

  2. ha scritto:

    Camu io i tuoi post sempre pro-America li leggo ma non riesco a farmene una ragione. Capisco che, forse, qualcosa adesso si sta smuovendo anche li… ma parlare di indifferenza da parte dell’Europa mi sembra eccessivo. In primis perché a differenza degli USA l’Europa ha aderito fin da subito al Protocollo di Kyoto (e non è vero che non valga nulla perché tante aziende hanno dovuto rivedere le loro strutture in previsione…). L’America per non LIMITARE lo sviluppo economico ha preferito prendersela comoda e non aderire 10 anni fa. Le auto americane consumano e inquinano oltre il doppio che in Europa (te lo mostrai svariati post fa…) e la più grande azienda di fotovoltaico è spagnola (e opera anche in America).
    Con le forze americane le cose potrebbero stare, effettivamente, all’opposto ma fin ora s’è fatto poco.
    Ovviamente ciò non toglie che la politica di Obama stia, fortunosamente, cambiando atteggiamento ma da qui a dire che dall’altro lato dell’oceano si è stati fermi mi sembra un’esagerazione.
    L’Europa non è l’Italia… ricordatelo. Stessimo parlando dell’Italia ti direi che siamo realmente a pizza e fichi e c’è poco da sperare per il futuro a breve termine.
    Ciao,
    Emanuele

  3. camu
    ha scritto:

    @Emanuele, stando a com’è finito l’incontro di Copenaghen, non mi pare che l’Europa stia facendo tanto. Dov’è finito il famoso patto 20/20/20? Mi indicheresti un sito dove sono chiaramente espressi gli obiettivi europei nel rispetto del protocollo di Kyoto? Ed i progressi concreti? Perché una cosa è aderire, un’altra è implementare tutte quelle politiche. Io sono sempre convinto che almeno l’America è stata sincera e onesta nel non firmare. L’Europa, e l’Italia, hanno firmato ma sono molto indietro, se non ancora alle linee di partenza 🙂

  4. ha scritto:

    Sinceramente non so se sul web si trovino articoli a riguardo, non ho mai cercato. So per certo però che le aziende devono sottostare a dei limiti di inquinamento per ottenere le certificazioni, idem il settore trasporti che DA ANNI produce mezzi sempre meno inquinanti.
    Interessante quel link… qual è la fonte?
    Ciao,
    Emanuele

  5. camu
    ha scritto:

    La fonte? Dai un’occhiata al footer dell’homepage di quel sito 🙂 C’è dietro la stessa Unione Europea…

  6. camu
    ha scritto:

    @Emanuele: giusto per curiosità, tu chiedevi a me la fonte, ma poi dici “so per certo che…” 🙂 Lungi da me il dubitare dell’accuratezza delle tue informazioni, ma questa certezza da dove deriva? Quello che ascolto nelle varie trasmissioni radiofoniche (il Cielo benedica i podcast ed i lettori mp3) mi suggerisce tutt’altro andazzo. I mezzi meno inquinanti ci sono anche qui, la California ha leggi più restrittive dell’Europa, in materia.

  7. camu
    ha scritto:

    @CyberAngel: come molte altre cose “italiche” anche la Wikipedia del Belpaese è sempre la meno aggiornata ed accurata (a breve un articolo in merito). Comunque, puoi sempre agire in prima persona ed aggiungere od aggiornare le informazioni mancanti, perché attendere che lo facciano gli altri per noi? 😉

  8. CyberAngel
    ha scritto:

    @camu: Certamente hai ragione, infatti da anni sono iscritto a Wikipedia per questo motivo anche se ultimamente, causa diversi impegni, non scrivo più tanto. Mi sono però ripromesso di aggiornare la pagina di questo “personaggio”. 😉

  9. camu
    ha scritto:

    @CyberAngel: io ci provai un paio d’anni fa con le pagine sul Dottor House, ma mi annullarono tutti i cambiamenti, perché non erano stati approvati o qualcosa del genere. Da allora ho lasciato perdere, e quando posso aggiorno la Wikipedia americana. Su tre modifiche, me ne hanno accettate… tre 😉

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