due chiacchiere

Il deserto dei tartari

Era un po’ che non scaricavo qualche nuovo audiolibro. Un paio di settimane fa, sul sito della Rai ho trovato Il deserto dei Tartari, di Dino Buzzati. La storia di Giovanni Drogo e della sua vita militare passata alla Fortezza, un avamposto costruito per proteggere un tratto di frontiera con lo Stato del Nord. Mentre l’ascoltavo, mi veniva naturale confrontare quest’opera con Full Metal Jacket, osservando le differenze nel narrare le vicende militari tra i due autori: deprimente e rassegnato l’italiano, grintoso e combattivo l’americano. L’opera, scritta alla vigilia della seconda guerra mondiale, mostra tutta l’ansia che si respirava all’epoca, quando ancora non era chiaro che piega avesse preso la dittatura italiana.

Visto che parlerò della trama, ti consiglio di fermarti qui se non vuoi rovinarti la sorpresa. Lettore avvisato, mezzo salvato. Giovanni Drogo parte che è appena ventenne, pieno di grinta ed entusiasmo, come ufficiale in servizio presso la Fortezza Bastiani. Durante il tragitto per raggiungerla, incontra il capitano Ortiz, che tra le righe dei suoi discorsi, vuole avvisare Giovanni di non sprecare la sua vita in quel posto, come ha fatto lui. In effetti il giovane ufficiale è intenzionato ad andar via quanto prima, dandosi malato. Ma l’attrazione magica e misteriosa di quelle mura, lentamente s’insinua nei pensieri del graduato, fino a risucchiarlo per la sua intera esistenza, aspettando che dalla pianura dei Tartari arrivi il nemico da fronteggiare.

Certo non è un libro leggero che ti consiglio di portare con te sotto l’ombrellone: il percorso di Giovanni è ineluttabile, e sebbene venga voglia di entrare nel racconto e gridargli di scappare via, e che i nemici non arriveranno mai, l’unica cosa che si può fare è osservarne il lento declino, e la smania di seguire l’illusione della guerra. Gli unici morti che troverai in quest’opera, cadono per colpa di quello che oggi chiameremmo “fuoco amico”, espressione massima dell’assurdità di ogni guerra. Dino Buzzati, in quest’opera, credo voglia evidenziare proprio questo aspetto. L’eroe italiano, per lui, non trionfa ma perisce tristemente in una locanda anonima, senza nessuno accanto che sia in grado di consolarlo e ricordarlo.

Commenti

  1. FN
    ha scritto:

    Ho letto il libro da “giovane”, durante i primi anni del liceo.
    Non lo ho apprezzato e non ne avevo colto le sottili sfumature.
    Dalla lettura del post mi è quasi venuta voglia di riprenderlo in mano.
    Mitico Camu!

  2. camu
    ha scritto:

    @FN: beh, male che va puoi scaricare l’audiolibro ed ascoltarlo in spiaggia mentre ti crogioli al sole!

  3. salvogullotto
    ha scritto:

    devo dire che ancora “l’audiolibro” da me non è stato mai contemplato…

  4. (Lady).Chobin
    ha scritto:

    L’audiolibro è una bellissima cosa.
    Il libro in questione l’ho letto alle superiori durante le vacanze estive, anche se non me lo sono portato sotto l’ombrellone, avevo fatto anche l’analisi del testo e tutto quanto, certo non mi aveva entusiasmato, ma l’ho letto più volentieri di altri.
    Ripensandoci mi era sembrato anche un buon libro alla fine.

  5. servizi
    ha scritto:

    c’è stato un periodo in cui ascoltavo le audio-fiabe 😀 la cosa più ridicola era la sigla di apertura di ogni fiaba, faceva molto anni ’60 😀

  6. camu
    ha scritto:

    @salvogullotto: si vede che il tuo tragitto mattutino non è altrettanto lungo quanto il mio (più di un’ora in autobus). In qualche modo bisogna pur impegnare il tempo 🙂 E visto che non voglio affaticare la vista già alle 7 di mattina, l’audiolibro è l’alternativa perfetta 🙂
    @(Lady).Chobin: sono d’accordo, sia sulla bellezza degli audiolibri, che sul testo in questione. Alcuni dicono poi che gli audiolibri tolgono spazio all’immaginazione, ma secondo me invece ne aggiungono, proprio perché la voce narrante è in grado di inserire, con i cambi di tono e gli accenti, nuove dimensioni dell’opera!
    @servizi: quand’ero piccolo c’era un numero di telefono dell’allora SIP che chiamavi per ascoltare le fiabe. Costava un botto, l’avrò provato un paio di volte, e c’erano le musiche anni 60, è vero!

  7. salvogullotto
    ha scritto:

    be… che dire… devo necessariamente provare l’esperienza dell’audiolibro

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