due chiacchiere

In arrivo sul binario due

Oggi, dopo qualche giorno di ferie, sono rientrato al lavoro. Il clima, posso confessarlo, è molto tranquillo, anche perché quasi tutti i dipendenti sono in ferie o stanno per andarci, quindi il carico di lavoro è molto ridotto. Ma la notizia più bella me l’ha data un mio collega, che ha circa la mia età, anno più anno meno: è in arrivo un pargoletto. Sono rimasto veramente contento per lui, e anche da queste pagine non posso che rinnovargli i miei complimenti. Mentre si chiacchierava, riflettevo su come sarebbe se fossi io nei suoi panni.

Soprattutto provavo ad immaginare quali emozioni e quali sensazioni avrei vissuto. Immagino che si tratti di una cosa che non può essere descritta: ci si può tentare, ma non ci si riesce mai in pieno. Pensare che da qui ad un anno avrai un nanetto di una quarantina di centimetri, che strilla ventiquattro ore su ventiquattro, che ti tiene sveglio perché reclama la pappa alle tre di notte. Che inizierà a crescere e ti farà tante domande. E tu che rivoluzioni la tua vita, prima incentrata su di te e sulla coppia, adesso tutta indirizzata verso lui.

Il mio punto di vista sull’argomento ha subìto varie evoluzioni nel corso degli anni: da un intransigente “non se ne parla nemmeno”, adesso mi sono spostato su posizioni più moderate. D’altro canto non posso farci nulla: nella vita come in politica, io sono un moderato, ce l’ho proprio stampato nel DNA. Le motivazioni del mio rifiuto iniziale, tuttavia, permangono ancora oggi, rannicchiate in un angolino del mio cervello: con il mondo pieno di guerre, di gente ipocrita ed individualista, di lavori schifosi che non ti fanno arrivare a fine mese, perché dovrei condannare un povero uomo a vivere su questa Terra a queste condizioni?

Poi però il mio “negativismo cosmico” pian piano ha ceduto il passo ad un “possibilismo umano”: in fondo nella vita ci sono anche cose belle, e magari questo futuro ometto ha qualcosa da dare al mondo intero. Dalla formula per la risoluzione delle equazioni differenziali di grado superiore al terzo, ad un sorriso a chi gli si trova vicino. Più che altro, sono io che inizio a riflettere se mi sento in grado di essere un buon papà. Qualcuno mi diceva sempre “nessuno ti insegna ad essere genitore”, e io prima rispondevo “nessuno ti obbliga ad essere genitore”. Ma ora rispondo “la semplicità è la migliore scuola per genitori”: niente aspettative, niente riversare sui figli tutto ciò che i genitori non hanno saputo essere nella propria vita, niente obblighi per fare del figlio un piccolo genio. Semplicità e basta.

Commenti

  1. antonella
    ha scritto:

    anche io avevo un approccio… come dire, abbastanza intransigente in merito. Poi anche se uno si fa tutti quei ragionamenti, penso che prevalga l’istinto di sopravvivenza: alla faccia delle guerre, della violenza, dei lavori che non ti portano alla fine del mese…
    ciao

  2. camu
    ha scritto:

    Si, credo si possa chiamare anche istinto di sopravvivenza… quello che prevale è un qualcosa dentro di te che ti fa capire che non esistono soltanto guerre e violenza. Seppure nella Bibbia è scritto che l’uomo dovrà “con il sudore del tuo volto mangiare il pane”, e la donna partorirà con gran dolore, a quanto pare questo non è sufficiente a scoraggiare l’istinto… già.

  3. Matteo
    ha scritto:

    Il vuoto agostano si presta all’essenziale… 😉

  4. camu
    ha scritto:

    pubblicità occulta?

  5. carmela
    ha scritto:

    Perchè precludersi la via di una paternità, penso che si tratti della cosa più bella che possa capitare con la donna giusta. Era bello vedere il mio uomo guardare il proprio figlio con gli occhi pieni di ammirazione, tenerezza, gioia, stupore…e via via che il figlio cresceva mi piaceva cogliere quella sorte di complicità che c’era tra i due. Ora che il papà non c’è più e il figlio è poco più che ventenne, colgo in lui tanti tratti che mi ricordano il padre… e la vita continuerà.

  6. camu
    ha scritto:

    Hai ragione carmela, ed è proprio lo stesso sentimento che pian piano mi ha fatto cambiare idea. A dirla tutta, il mio rifiuto incondizionato iniziale era anche dovuto a trascorsi non proprio “idilliaci” con i miei, e quindi ho sempre pensato di non voler commettere gli stessi errori e bla bla bla. Ma sapere di poter lasciare qualcuno che verrà dopo di te… si, ti fa scattare dentro delle sensazioni istintive molto belle.

  7. Trapanator
    ha scritto:

    ti immagini che dopo Dada, Violetta, Jessica, Luisa, Nancy e le altre 35 sarei arrivato a dove sono ora?

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