due chiacchiere

Le energie rinnovabili hanno fatto cilecca?

Qualche anno fa l’opinione pubblica sembrava stregata dalla moda del momento, le energie rinnovabili. Erano i tempi in cui il petrolio era schizzato oltre i 150 dollari al barile, e varie materie prime adeguavano i prezzi all’andamento del mercato. Un recente articolo di Wired ha fatto il punto della situazione, ripercorrendo la tormentata vicenda di Solyndra, uno dei colossi americani dell’energia pulita che, apparentemente in maniera inspiegabile, è collassato su se stesso nel giro di un paio d’anni. Il modello di business alle spalle sembrava solido: un nuovo modulo fotovoltaico cilindrico, in grado di massimizzare l’assorbimento di energia dal sole nelle condizioni più disparate, grazie all’uso di un nuovo materiale più economico (almeno all’epoca) dei cristalli di silicio comunemente usati in quest’industra.

Tanti buoni propositi, andati in fumo quando il prezzo del silicio è crollato, ed i cinesi hanno invaso il mercato mondiale con i loro moduli piatti. Obama è stato più volte criticato per aver “buttato” milioni di dollari, cercando di rianimare la società con prestiti governativi agevolari, ma la vera colpa è del sistema: gli investitori vogliono guadagni subito, non hanno la pazienza di aspettare 15 anni per vedere qualche profitto. E così l’entusiasmo iniziale per le energie rinnovabili in genere è andato pian piano scemando, lasciando (anche in Italia) cattedrali nel deserto fatte di pali eolici la cui produzione di corrente non è usata per cavilli legali, burocrazia e mancanza d’interesse.

Dell’articolo originale, mi ha colpito in particolare il trafiletto che, un po’ come il programma Meteore, delinea che fine hanno fatto le varie fonti rinnovabili ed i progetti ad esse collegati.

Energia solare

  • Promessa: abbastanza luce solare colpisce la Terra in un’ora da poter illuminare il mondo per un anno. Nel 2010, l’industria solare aveva previsto di poter dar lavoro a 500.000 persone negli Stati Uniti entro il 2016.
  • Realtà dei fatti: nel primo trimestre del 2012, il numero è intorno a 100.000. I prezzi delle celle solari convenzionali sono scesi del 40 per cento nell’ultimo anno, in gran parte per via della marea di pannelli cinesi, che hanno beneficiato dei prezzi stracciati del silicio e del sostegno del governo cinese. Il calo dei prezzi ha quasi azzerato la produzione negli Stati Uniti.
  • Cosa ci riserva il futuro: in Cina il già fiorente 54% del mercato solare continuerà ad espandersi, migliorando la tecnologia mentre tutti gli altri continueranno ad usare quella precedente. Ma pannelli a buon mercato significa maggior diffusione tra la popolazione, il che è buono.

Eolico

  • Promessa: gli Stati Uniti hanno il potenziale per generare abbastanza energia eolica per soddisfare 12 volte il consumo totale nazionale. 
  • Realtà dei fatti: a 35 dollari al megawatt-ora, il vento sembrava un buon affare nel 2007, quando i prezzi all’ingrosso dell’energia prodotta in maniera tradizionale erano compresi tra 45 e 85 dollari. Ma il boom del gas naturale, e la recessione iniziata nel 2008, hanno spinto i prezzi sotto 30 dollari nel 2009, eliminando il vantaggio finanziario dell’eolico. Inoltre, le proteste degli ambientalisti hanno reso le pratiche per attivare  nuovi parchi molto più difficili e lunghe, quasi quanto quelle per una centrale a carbone.
  • Cosa ci riserva il futuro: prezzi più economici per le turbine dovrebbero tradursi in minori costi per la produzione di energia eolica entro il 2014. Anche se la crescita è rallentata dal 2008, questo settore è ancora in espansione, e le previsioni più caute parlano di un buon 35% della produzione nazionale entro il 2035.

Alghe

  • Promessa: le alghe hanno una densità energetica fino a 30 volte superiore rispetto ai biocarburanti tradizionali, risultando in carburanti più economici che non rubano terreno coltivabile per la produzione di alimenti.
  • Realtà dei fatti: il Ministero dell’Energia americano ha rilasciato un piano in 33 punti da usare come guida per sviluppare questo settore. La ricerca ancora oggi fa fatica a coltivare alghe su larga scala in maniera efficace ed economica.
  • Cosa ci riserva il futuro: nel 2010, il Ministero ha fatto circolare una nota in cui esprime perplessità sull’uso immediato di questa tecnologia, e che ancora c’è tanta strada da fare per ottenere un prodotto economico e applicabile su larga scala.

Celle a combustibile

  • Promessa: zero emissioni di energia, in tutti i campi, dai laptop alle auto alle centrali elettriche, il tutto alimentato dall’elemento più abbondante nell’universo, l’idrogeno.
  • Realtà dei fatti: per competere con i combustibili fossili, l’elettricità da celle a combustibile deve potersi vendere a circa 30 dollari al kilowatt. In questo momento, la cifra è di circa 49 dollari. Inoltre, le stazioni di rifornimento sono ancora molto difficili da trovare ed il tempo di ricarica si aggira intorno ad un’ora.
  • Cosa ci riserva il futuro: anche se le celle a combustibile diventassero più economiche ed affidabili, l’infrastruttura di supporto è ancora ben lontana dall’essere realizzata.

Batterie

  • Promessa: veicoli a emissioni zero (assumendo che la potenza per la ricarica delle batterie provenga da fonti a emissioni zero).
  • Realtà dei fatti: Obama ha prestato più di 2 miliardi di dollari al settore delle batterie, con l’obiettivo dichiarato di mettere in circolazione più automobili elettriche nel breve e medio termine. Ma le materie prime costose si traducono in prezzi elevati per un pacco di batterie necessario a far muovere un’utilitaria.
  • Cosa ci riserva il futuro: nonostante la Casa Bianca stia premendo per far scendere i prezzi delle batterie sotto i 100 dollari per kWh entro il 2020, le previsioni più rosee indicano la soglia di 300 dollari come qualcosa di più verosimile.

Contatori intelligenti

  • Promessa: sostituire i vecchi contatori analogici con dispositivi digitali in grado di fornire feedback in tempo reale sia ai clienti che alla compagnia di distribuzione, aumentando l’efficienza e la stabilità globale della rete.
  • Realtà dei fatti: i contatori intelligenti, distribuiti in maniera capillare in Italia, si stanno diffondendo anche in America. La lentezza è dovuta ai gruppi estremisti (l’equivalente dei No-TAV italiani) che, esprimendo preoccupazione per la privacy, rallentano il processo di installazione. Partite di contatori difettosi, inoltre, hanno messo di mezzo i tribunali, che non sono certo noti per velocizzare le cose.
  • Cosa ci riserva il futuro: i contatori intelligenti sono il fulcro del processo di automazione della rete di distribuzione. E nessuno dei contrattempi che stanno rendendo difficile la loro diffusione, durerà per molto. Gli analisti prevedono che quasi il 60% delle case americane userà un contatore intelligente entro il 2015.

Commenti

  1. Davide
    ha scritto:

    Interessante; peccato che non ci sia il trafiletto anche sulle energie non rinnovabili…

    Risposte al commento di Davide

    1. camu
      ha scritto:

      @Davide: beh, considerando il prezzo della benzina a 2 euro al litro, non mi pare che quelle abbiano problemi di “sopravvivenza”, anzi sono più floride che mai…

  2. Caigo
    ha scritto:

    Aggiungiamo dei freddi e cinici numeri? (Quelli non mentono mai).
    L’unico investimento/risparmio che mi è andato veramente male negli ultimi due anni è un ETF specializzato in azioni di società specializzate nel settore “rinnovabili”.
    Mi sembrava un investimento “saggio” ed invece….
    Sarà un caso questo crollo? Ne dubito.

    Risposte al commento di Caigo

    1. camu
      ha scritto:

      Beh, il motivo è proprio quello spiegato nell’articolo di Wired e nel mio riassunto qui sopra: gli investitori si stanno ritirando da questo mercato, a volte quando è troppo tardi (vedi Solyndra), e chi paga veramente sono le persone comuni che si affidano a quella roba.

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