due chiacchiere

Le medicine americane

Una cosa che mi piace del sistema sanitario americano è il modo in cui gestiscono le medicine. Quando vai dal medico, se hai bisogno di prendere un determinato farmaco, spesso non ti danno la ricetta: il dottore chiama direttamente la tua farmacia di fiducia, e ti fa preparare quello che serve. Così a te non rimane che passare dal farmacista, mostrare la carta d’identità e ritirare il prodotto. Fin qui nulla di particolarmente esaltante. La cosa veramente interessante è la “gestione delle pillole”. Tranne in rare eccezioni, qui non esistono le scatole preconfezionate: ogni boccetta è personalizzata con i tuoi dati e contiene esattamente il numero di pillole che dovrai prendere, non una di più, non una di meno. Se dovrai continuare la cura, potrai richiedere tramite il medico un “refill” della boccetta. Pensa a quante medicine si buttano ogni anno in Italia, dato che le scatole in genere contengono più roba di quello che serve.

L’altra cosa che mi piace è la semplicità. Basta guardare la boccetta qui sopra, con l’antibiotico che m’è stato prescritto prima dell’estrazione dei denti del giudizio. L’etichetta dice tutto quello che serve: il nome del principio attivo, come e quando prenderle, quante pillole mi hanno dato, il numero di telefono della farmacia, l’identificativo della prescrizione, ed il medico curante (in questo caso il dentista russo… la tipa che m’ha visitato sarà la figlia). C’è anche il mio nome, e su un foglietto a parte, la descrizione della singola pillola, con il codice stampato su ognuna di essere, a garanzia che si tratta del farmaco giusto. Altro che bugiardino scritto con un font che neppure il microscopio elettronico è in grado di leggere 🙂

Commenti

  1. CyberAngel
    ha scritto:

    Si questa cosa dei medicinali americani mi ha sempre affascinato. Ma all’inizio, quando vedevo i film in TV e non conoscevo la procedura, non capivo come funzionasse. Poi venne il Dott. House con i suoi mille boccettini di Vicodin… Li ci sono anche le farmacie, oltre che le banche, drive-in vero? Sembra una cosa comoda anche se forse un po’ troppo da americani…
    So anche che negli USA avere medicine con sè senza che fossero state prescritte è reato, giusto?
    Sicuramente questo sistema è la cosa migliore, sia in termini di risparmio di farmaci sia per quanto riguarda la comprensione da aprte dei pazienti. Mi vengono in mente i vecchietti in fila in farmacia che devono prendere una sfilza di pastiglie e poi non sanno mai quante, come e perchè e devono farsi rispiegare le cose… poverini loro! 😉

  2. camu
    ha scritto:

    @CyberAngel: è vero, il dottor casa ha contribuito a diffondere più conoscenza sul sistema sanitario americano, a modo suo 🙂 Si, ci sono anche le farmacie drive-in, ma non le ho mai usate, preferisco parlare col farmacista, quando necessario. In genere in quei casi, il dottore chiama prima e tu devi solo passare allo sportello senza scendere dalla macchina e la tizietta ti da quello che ti spetta. In Italia ci sono degli sportelli notturni in alcune farmacie, che svolgono un ruolo simile. Non sapevo della cosa del reato, mi informerò.

  3. Criel
    ha scritto:

    Un sistema come quello americano ha le sue buone ragioni anche per il problema dell’antibiotico-resistenza. Gli antibiotici hanno un’efficacia sempre più ridotta. Purtroppo tale declino non è compensato, come invece avveniva in passato, dalla disponibilità di nuove molecole efficaci ed è associato al loro abuso o al cattivo utilizzo. L’alto consumo di antibiotici durante il periodo influenzale la dice lunga sulla nostra consapevolezza e in Europa gli italiani sono campioni, battuti solo ai greci.
    L’uso improprio degli antibiotici ha fatto sì che oggi la loro efficacia non sia più un bene garantito, come a lungo siamo stati abituati a pensare, e che quelli oggi disponibili debbano essere maggiormente difesi. Che piaccia o meno, devono essere considerati come risorse non rinnovabili.

  4. camu
    ha scritto:

    @Criel: anche questa è una lezione del Dottor Casa 🙂

  5. Criel
    ha scritto:

    @camu: quelli che vanno in giro per i reparti senza camice bianco sono quelli da cui impari di più.

  6. Caigo
    ha scritto:

    Quindi i farmacisti fanno il loro vero lavoro e non sono dei semplici commessi dispensatori di scatolette fatte in serie. Meno male!
    In passato il farmacista ti preparava il farmaco su misura per te…altri tempi ed altre esigenze ovviamente, ma quello che descrivi sempra essere un buon compromesso.

  7. camu
    ha scritto:

    @Caigo: beh, suvvia, anche in Italia conoscevo dei farmacisti che prendevano “sul serio” il loro lavoro e non si limitavano a dispensare scatolette 🙂 Qui a volte ti preparano ancora il farmaco su misura, se ti servi come faccio io nella piccola farmacia sotto casa e non nelle grandi catene 😉 Tipo l’anno scorso m’ha dato delle gocce per riprendermi da una cura di antibiotici, che hanno funzionato benissimo. Insomma, qui ancora si trova spesso un misto tra il farmacista e l’erborista… ed a volte anche l’omeopata.

  8. Caigo
    ha scritto:

    @camu: Ovviamente non voglio fare il pessimista a tutti i costi, ci mancherebbe.
    Solo che dalla mia esperienza (la mia famiglia purtroppo è una “buona cliente”)ho notato che il farmacista vero e completo si trova solo quando quest’ultimo per propria scelta decide di dare qualcosa di più… non per regola della categoria dei farmacisti.
    Cosa che accade anche in molte altre categorie professionali, intendiamoci.

  9. Criel
    ha scritto:

    @Caigo: …oppure, a maggior ragione, se decide di darci qualcosa di meno. Meno costoso, soprattutto. Di solito lo trovo un buon indice di serietà.

    @camu: sulle eventuali tendenze del farmacista a fare l’erborista o l’omeopata ci andrei con i piedi di piombo. Sono pratiche mediche molto alla moda ma se dobbiamo parlare di prove di efficacia…
    In Gran Bretagna, dopo la decisione di una notissima catena di farmacie di aprire all’omeopatia, si è scatenata una campagna di sensibilizzazione: “L’omeopatia è una pseudoscienza assurda ed antiscientifica tuttavia oggi persiste come una medicina complementare accettata”. Il 31 gennaio i sostenitori dell’iniziativa pare berranno litri di “farmaci” omeopatici per dimostrare l’assenza di effetti farmacologici. Di sicuro avranno un problema al portafogli!
    Chi ha interesse potrà trovare su MedBunker, per esempio, – http://medbunker.blogspot.com/ – più di qualche sorpresa al riguardo.

  10. camu
    ha scritto:

    @Criel: si, io sono sempre stato tra gli scettici riguardo alla reale efficacia dell’omeopatia, ma il mio farmacista a volte propone i suoi “intrugli” e non me la sento di declinare l’offerta 🙂 In genere comunque mi affido alla medicina tradizionale…

  11. ha scritto:

    Senz’altro il sistema in funzione negli USA (ma anche in altre parti del mondo) ha i suoi vantaggi; molti per la verità non solo quello dei costi, per esempio infatti diminuisce anche la quantità di farmaci scaduti non smaltiti correttamente.
    E’ pur vero però che introduce altri problemi che ai “profani” possono no apparire evidenti.

    Da addetto ai lavori posso citare il più importante che è il problema della conservazione del farmaco fuori della confezione originale ma anche la possibilità che due pastigliette si assomiglino a tal punto da ingannare il paziente (specialmente se anziano o visually impaired), la possibilità di errori nella dispensa del medicinale o addirittura di frodi quasi impossibili da scoprire (ci sono farmacisti che dovendo dispensare un costoso antitumorale in sacche da infusione endovena, quindi farmaco più soluzione fisiologica, hanno pensato bene di mettere all’interno la metà del farmaco richiesto guadagnandoci sopra il 50%, tanto, pensavano, il paziente non se ne sarebbe accorto e sarebbe morto comunque)… E potrei continuare per altri tre giorni!

    In sintesi, un buon sistema ma non certo la panacea di tutti i mali.

    —Alex

  12. camu
    ha scritto:

    @adblues: beh, i “furbacchioni” ci sono dappertutto, e certo non esisterà mai nessun sistema, per quanto perfetto, che potrà fermarli. In merito allo scambio delle pillole, posso dirti che molte hanno un codice numerico stampato sopra, e poi il nome del farmaco come vedi è scritto grosso, ed il colore della boccetta non è sempre lo stesso. Quindi far confusione tra i farmaci in dispensa non è poi così facile. Certo, se uno c’ha la testa tra le nuvole… E poi succede anche in Italia: per fare un esempio, le bustine dell’Aulin sono uguali a quelle di almeno altri 3 medicinali 🙂

  13. ha scritto:

    @camu: scusa, forse non sono stato molto chiaro.

    Dicevo che il sistema americano introduce delle variabili in più, ossia la possibilità di un errore o frode da parte del farmacista, errorifrodi che non sono facilmente riconoscibili da parte dei pazienti, specialmente quando questi sono anziani o hanno dei problemi.

    Per i furbacchioni è più o meno lo stesso discorso. Nel “nostro” sistema le confezioni sono sigillate e molto spesso “tamper proof”, ed è facile per il paziente accorgesi se sono state manomesse o sono contraffatte. Nel sistema USA questo controllo è affidato al farmacista che però potrebbe non essere completamente affidabile.
    In USA ci sono migliaia di casi dove i farmacisti per ottenere maggiori profitti acquistano farmaci da fonti dubbie o fanno la cresta sulla quantità dispensata.
    L’FDA cerca di controllare e reprimere questi fenomeni, anche con l’aiuto delle case farmaceutiche ma di fronte alla moltitudine delle farmacie resta difficile anche per loro ottenere risultati concreti.

    —Alex

  14. Criel
    ha scritto:

    @ADBlues: nel nostro sistema non è solo un discorso di confezioni sigillate ma soprattutto di tracciabilità del farmaco. I movimenti di una confezione, dal produttore al consumatore, sono registrati. Invece di tracciare dieci scatole da 5 compresse, perché non tracciarne una da 50 compresse? Così se una persona ha bisogno di una terapia costituita da 7 compresse, sarà il farmacista a dispensare il giusto quantitativo. Meno spreco economico, meno tentazioni per il nucleo a utilizzare forse inopportunamente quel farmaco residuo in un’altra occasione, stessi vincoli per il farmacista. Forse il problema è che in farmacia si dovrebbe lavorare di più e guadagnare meno dispensando 7 compresse invece di due scatole da 5 compresse… non so se mi sono spiegato 🙂
    Quanto alla possibilità di confondersi con le confezioni, nelle terapie croniche succede diffusamente anche col nostro sistema con scatole colorate diversamente.

  15. anto
    ha scritto:

    ciao camu ,
    ho bisogno di una info, cioè sono portatore di un peacemacher e ogni giorno devo usare compresse, 1 di Sintrom 4 mg , 1 di atenololo doc 100mg. , 1 di ramipril doc 2.5 mg. , 1 atorvastatina teva 40 mg. , se desidererei andare in U.S.A. queste pastiglie li trovo in farmacia senza ricetta, oppure sono costretto ad farla dal medico? Sono medicine per il cuore devo fare una assicurazione sanitaria ? Oppure, esiste una carta (tipo Italia esenzione ) che permette un costo minore/ gratuito del farmaco?

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