due chiacchiere

Marcare correttamente i contenuti

Sin da quando questo blog è nato, sono sempre stato “fissato” con la corretta marcatura semantica dei contenuti. Per carità, nulla di particolarmente complesso: mi piace semplicemente marcare gli acronimi come tali (dandone, quando possibile, la dicitura estesa), le parole in lingua straniera (anche se ho rinunciato oramai a marcare web, link e blog, ad esempio), le abbreviazioni ed avvisare il lettore che una pagina a cui faccio riferimento è in una lingua straniera (con l’attributo HREFLANG). Oltre ovviamente a fornire una descrizione di senso compiuto per ogni articolo ed una manciata di parole chiave, non particolarmente ottimizzate per la SERP (lo ammetto quello non è stato mai il mio mestiere). Sono tutti piccoli accorgimenti che colgono i famosi due piccioni con una fava: rendere le pagine più accessibili, e far contento Google. Già, perché una cosa di cui sarò sempre convinto è che maggiore accessibilità implica miglior search engine optimization, sempre. E chi dice che investire in accessibilità è solo tempo e soldi buttati, si sbaglia di grosso.

WordPress da solo non basta

Sfortunatamente, il nostro caro WordPress non può certo includere ogni possibile funzionalità che ogni utente possa mai concepire. Per questo è stato inventato il meccanismo dei plugin, che consentono di estendere il sistema e personalizzarlo in base alle nostre esigenze. Sebbene l’editor integrato manchi di una serie di pulsanti per marcare acronimi e quant’altro, in pochi click si installa il plugin TinyMCE Advanced, il cui scopo è proprio quello di sopperire a questa mancanza. A quanto ne so, l’unica cosa che non fa “in maniera nativa” è la marcatura dei cambi di lingua. Attenzione, non sto dicendo che non si può fare, semplicemente che servono  un po’ più di click per ottenere il risultato desiderato. Non entro nel merito dell’uso di questo plugin, ti lascio il gusto di scoprirlo da solo. Ma volevo per lo meno citarlo, dato che lo uso da anni con soddisfazione.

Una descrizione accurata

Un discorso a parte meritano invece i “famigerati” metatag, croce e delizia di chi lavora nel campo dell’ottimizzazione dei siti web. C’è chi dice che non servono più a nulla da quando i soliti furbi hanno iniziato ad abusarne (scrivendo tipo sesso dieci volte di seguito, per attrarre più visite). Ma nel mio caso posso affermare il contrario: credo che in qualche modo il motore di ricerca abbia capito che i miei “meta” sono affidabili, e li usa per indicizzare meglio i contenuti di questo sito. E poi il meta description, ad esempio, è visualizzato come sottotitolo nelle pagine dei risultati di Google, il che è utile agli utenti per capire se quella è proprio la pagina che stanno cercando.

Per associare quest’informazione ad un post, WordPress offre un metodo semplice ed intuitivo: i campi personalizzati. Si trovano sotto l’area dell’editor visuale, e possono essere definiti a piacere. Ad esempio, nel mio caso ho due campi, description e keywords (ma va?), che definisco dopo aver scritto l’articolo. A questo punto, nel tema ho la seguente chiamata per visualizzarli:

<?php
if (is_page() || is_single()) {
  $myDescription = get_post_meta($post->ID, 'description', true);
  $myDescription .= '. Pubblicato il '.get_the_time('j F Y').'. ';
  if ($post->comment_count > 0) {
    $myDescription .= 'Numero di commenti: '.$post->comment_count;
  }
  $myKeywords = get_post_meta($post->ID, 'keywords', true);
}
if ( is_404() )
  $myDescription = 'Questa pagina non esiste pi&ugrave; sul mio blog.';
if ( empty($myDescription) )
  $myDescription = 'Una descrizione generica.';
if ( empty($myKeywords) )
  $myKeywords = 'elenco, parole, chiave, generico';
?>
<meta name="description" content="<?php echo $myDescription; ?>" />
<meta name="keywords" content="<?php echo $myKeywords ?>" />

Er “core” di Dublino

Infine, tutte la pagine di questo sito usano alcuni meta tag suggeriti dai “fissati” della marcatura semantica: c’è l’indicazione geografica del luogo in cui mi trovo, ed altri dati che, nell’ambiente degli sviluppatori sono conosciuti come Dublin Core. Dopo anni che li uso, non sono ancora totalmente convinto della loro reale utilità, ma se gli esperti dicono che servono, sapranno il fatto loro. Anche in questo caso è possibile utilizzare i campi personalizzati di WordPress per associare tali informazioni ad ogni articolo che scriviamo.

Commenti

  1. ha scritto:

    Uhm interessante l’idea di ripescare le parole dei metatag dai post… ma a questo punto perché non usare direttamente i tag invece di aggiungerli in due posti differenti?
    Se mi gira sistemo anche il mio blog in questo modo…
    Ciao,
    Emanuele

  2. camu
    ha scritto:

    @Emanuele: hai ragione, ma quando io iniziai a fare sta cosa, ancora wordpress non gestiva i tag… e poi non ho mai cambiato 🙂 Però il tuo suggerimento è del tutto corretto 🙂

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