due chiacchiere

No stopping or standing

Laura stava attraversando un momento abbastanza stressante della sua vita. Sin da adolescente, la sua passione erano stati i bambini: era la baby sitter più amata dai piccoli del suo quartiere, in chiesa era stata animatrice ed educatrice per i ragazzi del catechismo, ed aveva sempre cercato di coinvolgersi in attività di sostegno alla sua comunità. Così quasi naturalmente s’era iscritta a medicina, completando il corso degli studi in leggero ritardo, ma con buoni risultati sul libretto. Adesso si stava specializzando in pediatria, ed all’ospedale le avevano trovato un posto con uno di quei contratti “a progetto” che tanto vanno di moda negli ambienti universitari italiani. Per lei, comunque, era stata una benedizione dal cielo, poter praticamente essere pagata per studiare. Specialmente perché cercava sempre di non pesare sulle spalle dei suoi genitori, i quali di sicuro non navigavano nell’oro. Gente onesta, che lavorava, avrebbe detto Celentano.

I turni di lavoro, mescolati alle ore passate sui libri, le lasciavano poco tempo da dedicare a se stessa, alla casa ed ad Enrico. Ma quei pochi momenti cercava di gustarseli il più possibile. Era sempre stata una ragazza positiva, innamorata della vita e dei piccoli dettagli che fanno ogni giornata unica e speciale. Così anche questa fase cercava di affrontarla guardando al futuro e tenendo sempre in mente l’obiettivo finale. Le difficoltà, è normale, non mancavano, specialmente al lavoro. Non avrebbe mai sospettato che certi colleghi potessero a volte essere talmente cattivi ed invidiosi da renderle certe serate interminabili. Per fortuna si trattava di un paio di casi isolati, mentre con gli altri aveva sin da subito costruito ottimi rapporti ed un gruppo affiatato. D’altro canto, aveva sempre sostenuto, se dobbiamo condividere otto ore al giorno della nostra vita, è bene che lo facciamo in modo costruttivo e cooperativo, no? Ma la verità era che a fine corso, ci sarebbe stato solo un posto disponibile al concorso, e loro erano in dodici. Ed era questo a scatenare lo spirito “ribelle” di Serena ed Emanuele contro il resto del gruppo.

Commenti

  1. Francesco
    ha scritto:

    Lei si chiama Serena e lui Emanuele, tradotto spesso con “Dio è con noi”.
    Un tempo il nome era la direttrice del destino di ognuno (si dava il nome del nonno o del padre nella speranza di tramandare un ruolo o si sceglieva il nominativo sulla base di un’ispirazione).
    Nella vita ho poi avuto modo di vedere quanto la personalità mal corrispondesse al nome o all’ispirazione.
    Sono curiosissimo di leggere quali malizie partorirà la mente di Serena e quali trame ordirà Emanuele.

    Complimenti

  2. Simona
    ha scritto:

    anche io non vedo l’ora di andare avanti con la storia!!!!

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