due chiacchiere

Non parlerò di politica

La scorsa settimana ho infranto una delle poche regole di questo blog, come raramente era accaduto in sedici anni di onorato servizio: quella di non parlare di politica su queste pagine. Perché tanto si finisce per farsi il sangue amaro a prescindere dal partito o dall’ideologia che ci sta a cuore. E specialmente negli ultimi decenni, in cui la polarizzazione delle opinioni spinge la gente a scontrarsi in maniera più aggressiva, mentre lontani sono i tempi di Don Camillo e Peppone dove alla fine tutti si sedevano comunque intorno ad un tavolino a ridere e volersi bene. Oggi l’astio e la rabbia inacidita la fanno da padrone, complici i social che amplificano idee estreme, e che diffondono notizie poco affidabili che però colgono l’attenzione delle masse e rendono tutto più difficile da comprendere per la persona qualunque. Una guerra civile (quasi) invisibile, fomentata da chissà chi, combattuta non a colpi di fucile, ma a colpi sulle tastierine dei nostri cellulari. Una lenta ed inesorabile disintegrazione sociale amplificata da quel senso amaro di ineluttabilità che aleggia nell’aria.

Ora che le elezioni in Italia si sono consumate ed abbiamo un verdetto chiaro ed una coalizione vincitrice, diamo loro qualche mese per dimostrarci se sono davvero in grado di trasformare le chiacchiere durante la campagna elettorale in fatti concreti per rendere l’Italia un Paese migliore. Tanto alla fine, come ho già detto in passato, la verità è che l’occidente si sta incamminando oramai inesorabilmente verso il declino, e che il nuovo medioevo non è poi così lontano. Non so se saranno le armi nucleari di Putin a scatenarlo, o l’instupidimento delle future generazioni grazie ai complotti cinesi manovrati tramite TikTok e soci. Ma l’oriente ci sta bollendo lentamente come la proverbiale rana in pentola.

(da Left.it) La globalizzazione, ormai è assodato, ha avuto due effetti contrastanti: all’interno dei Paesi di più vecchia industrializzazione ampi strati sociali si sono impoveriti, mentre in Paesi quali Cina, India, Sud Est asiatico, ma anche in alcuni Paesi africani, si è invece formata una classe media benestante con stili di vita simili ai nostri. Accanto a quegli oligarchi di ogni Paese che ostentano fortune immense, dunque, tra i vincenti della globalizzazione figurano anche alcuni miliardi di persone che sono uscite da una condizione di estrema povertà. Questo processo pone Stati Uniti, Europa, e loro alleati di fronte ad una scelta: assecondare questa tendenza, prendendo atto della sproporzione tra il loro peso demografico ed economico e gli strumenti di potere di cui ancora dispongono; oppure sfruttare questi strumenti per conservare il proprio dominio.

 

Commenti

  1. camu
    ha scritto:

    Vorrei conservare a futura memoria questo commento che ho lasciato su un altro blog.

    Siete tutti tristi ed io sorrido. Sorrido non perché abbia vinto la Meloni. Non perché, dopo tante lamentele di poche donne in politica, abbiamo finalmente eletto la prima presidente del Consiglio in Italia (non mi pare che la sinistra faccia emergere le proprie donne in maniera altrettanto determinato). Non sorrido perché avremo una maggioranza stabile in grado di governare senza inciuci come hanno fatto gli altri governi (persino non eletti dal popolo) negli ultimi dieci anni.

    Sorrido perché vi è concesso di lamentarvi in una democrazia (o forse preferireste il comunismo cinese o quello russo?), sorrido perché i diritti contro l’aborto, tra le tante cose di cui ho letto la gente lamentarsi, non possono essere cancellati con un semplice colpo di spugna. Sorrido perché quello a cui abbiamo assistito è stato un processo democratico, che si è svolto nella piena trasparenza e nella massima espressione della volontà popolare. Sembra quasi che sia successo un golpe, stando a quello che si legge ovunque. Invece le istituzioni che difendiamo hanno vinto, democraticamente. O forse preferireste i referendum finti organizzati da Putin? Non ha vinto la Meloni, ha vinto la democrazia, ha vinto il cambiamento!

    Ed io sorrido per questo. Perché dormo tranquillo la sera, perché so che gli spauracchi di chi urla “fascismo” sono solo paure viscerali e retaggi di generazioni passate. Lasciamo lavorare questa squadra per sei mesi, e giudichiamola sui fatti, non sui preconcetti. Non mettiamo loro i bastoni tra le ruote, perché alla fine vorrebbe dire mettere i bastoni tra le ruote all’Italia, in un contesto globale che non si ferma ad aspettarti mentre cambi la ruota. Fra sei mesi ne riparliamo.

  2. ha scritto:

    Occhio che questo governo è quello con meno donne in parlamento. Comunque, tornando in tema, mi piace mettere l’accento su un piccolo dettaglio: non mi piace la retorica dell’«instupidimento delle future generazioni». Ogni generazione è diversa e per questo sembra meno attenta. Noi siamo sembrati stupidi agli occhi dei nostri genitori e loro a quelli dei nostri nonni. La prossima generazione è stupida tanto quanto lo siamo noi: oggi è tiktok, ieri erano i videogame.
    Ciao,
    Emanuele

    Risposte al commento di Emanuele

    1. camu
      ha scritto:

      Può darsi. Però a giudicare dalla classe politica che ogni generazione elegge, mi sembra che si vada di male in peggio. I nostri nonni da giovani hanno eletto Giolitti e Togliatti, i nostri padri da giovani hanno eletto Almirante e Berlinguer, noi eleggiamo Salvini e Renzi.

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