due chiacchiere

Qui si vive per lavorare

Ha ragione l’autrice di Mangia, Prega, Ama quando riporta un commento di un ragazzo conosciuto durante il suo viaggio in Italia: la differenza tra i Italia ed America è che nella nazione a stelle e strisce si vive per lavorare, mentre nel Belpaese si lavora per vivere. Lo vedo tutte le mattine quando il mio autobus mi lascia a New York, e mi tuffo nel caos di gente che corre a destra e sinistra per prendere la metropolitana. Qui si corre sempre, il mantra che ognuno di quelli che mi siedono intorno in questo momento sembra ripetere continuamente nella propria testa è di raggiungere lo scopo, qualunque esso sia. Ma sebbene New York sia la capofila di questo modo di pensare, la cultura del vivere per lavorare permea tutti gli strati sociali americani. Produrre è la parola chiave, e lo si vede anche dalla gestione di ferie e malattie. Qui puoi essere anche il supermega direttore grand stronz pezz di merd: hai 2 settimane di ferie all’anno (quando va bene), 10 giorni di malattia retribuiti (se te ne servono di più, stai a casa non pagato) e sei settimane di maternità.

Tant’è che negli asili nido si vedono bimbi di neppure un paio di mesi, costretti a star separati dalle rispettive mamme, semplicemente perché il sistema funziona così. Per carità, ci sono delle lodevoli eccezioni, come la California mi pare, dove la questione di ferie e maternità è più elastica e favorevole per le mamme (e poi mi parlano male di zio Arnold Schwarzenegger), ma sono casi isolati dai quali gli altri stati non prendono esempio. In questo, bisogna ammetterlo, l’Europa è molto più avanti, con tutto il sistema di tutele, assegni di maternità e protezioni varie che spettano in questi casi. Per non parlare delle malattie: qui ci sono persone che, pur di non “sprecare” un giorno, vengono al lavoro col raffreddore o qualche linea di febbre. Anche per paura di sembrare quelli che “se ne approfittano” e venir additati da colleghi e capi come lavativi.

Certo, chi decide di emigrare qui, deve accettare questo stato di fatto. Una “condizione” che è parte del deal, come direbbero gli americani. L’America è una nazione ricca perché la gente lavora sempre, e finisce che poi non riesce a godersi quello per cui ha faticato tutta la vita. L’Italia, in confronto, è una nazione “povera” perché la gente se la prende con più calma, ma lo stile di vita è più orientato ai piaceri quotidiani. Per alcuni vale la pena venire qui, per altri no. Il mondo è bello perché è vario.

Commenti

  1. Simona
    ha scritto:

    beh anche mio marito lavora col raffreddore e si prende un giorno di malattia solo se ha la febbre a 39…
    un mio amico dice che probabilmente quello che ci frega è il clima: quando c’è il sole che splende che bisogna c’è di affannarsi tanto per lavorare?
    ovviamente è provocatoria la frase…
    comunque ha ragione la scrittrice: noi lavoriamo per vivere, anche perchè la situazione non è che sia delle più floride, e se hai un lavoro non puoi certo prendertela tanto comoda, altrimenti il posto lo perdi (in situazioni ‘semplici’ come la nostra…non mi pronuncio invece su chi il suo lavoro dovrebbe farlo diligentemente e invece non lo fa, restando comunque sulla sua poltrona…)

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    1. camu
      ha scritto:

      @Simona: beh, però per la maternità in Italia ti puoi prendere almeno 6 mesi, fino ad 1 anno in molti casi e nelle pubbliche amministrazioni. Continuando ad essere retribuita in genere intorno al 70% del tuo stipendio pieno. Che è cosa buona e giusta. Qui ti danno 6 settimane, e già devi ringraziare il cielo se te le concedono senza licenziarti ๐Ÿ™ In una democrazia che si ritiene all’avanguardia come l’America, ritengo che questa è una cosa assurda! Dov’è la parità di diritti tra uomini e donne in questo caso?

  2. Marica
    ha scritto:

    Dalla Southern California posso dirti che pure mio marito ha solo 15 giorni di ferie l’anno… ma quando avra’ 5 anni di anzianita’ lavorativa i giorni di ferie diventeranno 20.
    Li’ no? non aumentano col tempo?
    Per la maternita’ non ne ho la piu’ pallida idea.

    Quello che e’ certo e’ che qui non ho mai visto nessuno “correre” per strada, come invece tu descrivi per NY o come era a Roma… qui c’e’ un clima molto piu’ rilassato… fuori dagli uffici almeno:-)
    Poi la mentalita’ lavorativa e’ sempre quella americana, del lavorare-lavorare-lavorare!

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    1. camu
      ha scritto:

      @Marica: quella è la differenza tra East e West coast! Qui siamo tutti stressati, invece ricordo quando sono andato a San Francisco per un convegno 2 anni fa, erano tutti rilassati e felici ๐Ÿ™‚ Da allora ho iniziato a meditare che un giorno voglio venire da quelle parti a vivere. E poi anche le tasse sulla casa, qui la media è di 7000 dollari all’anno, quando da voi non supera in genere i 4000 ๐Ÿ™‚

  3. Marica
    ha scritto:

    le tasse sulle case qui sono l’1% del prezzo di acquisto.. e non costano poco le case! noi superiamo i 4000 annui!

    e invece noi prima o poi vorremmo venire nella east coast, che e’ piu’ vicina all’europa ๐Ÿ™‚

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    1. camu
      ha scritto:

      @Marica: noi attualmente paghiamo quasi il 2.5%, che il massimo imposto dal governatore del New Jersey. E la nostra casa è costata quanto la vostra, quindi immagina… Riguardo all’essere più vicini all’Europa, dipende da quanto spesso tornate in Italia, allora si potrebbe avere senso, ma io fossi in voi mi starei li!

  4. ha scritto:

    E io voglio andare alle falde del Kilimanjaro. Comunque che tristezza la gente che si aliena dietro il lavoro. La vita è ANCHE lavorare, ma non solo quello. Non si vive due volte, forse la gente lo dimentica…
    Fortuna che tu anche se vivi da quelle parti non mi sembri così alienato. ๐Ÿ˜‰
    Ciao,
    Emanuele

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    1. camu
      ha scritto:

      @Emanuele: in effetti la mia cultura “italiana” è una specie di antivirus potente contro la malattia dell’alienazione eheh

      Risposte al commento di camu

      1. Francesco
        ha scritto:

        @camu: è bello pensare di dedicare la propria vita per lasciare ai posteri un mondo migliore con una sicurezza economica.

        Da poco è mancato all’età di 65 un signore appena andato in pensione che – emigrato in Germania – aveva lavorato 43 anni con il sogno di ritornare in Sardegna con la casa ultimata e trascorrevi la vecchiaia: alcuni familiari consigliano di non aspettare di terminare la vita lavorativa per godere un poco.

        Sapete qualcosa della Sveiza? Mi parlano di orari elasticissimi, possibilità di dormire qualche decina di minuti in ufficio in spazi appositi, mense e nido sul luogo di lavoro, produttività avanzata ma assolutamente niente stress.

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        1. camu
          ha scritto:

          @Francesco: sono d’accordo con te al 100%, spesso non ci rendiamo conto che la vita è troppo breve per sprecarla a lavorare ed essere stressati ๐Ÿ™‚ Dove lavoro io si può scegliere di andare già in pensione a 60 anni, anziché 65, ma con un taglio di circa il 30% degli emolumenti a cui si ha diritto. E non pochi ne approfittano…

        2. CyberAngel
          ha scritto:

          @Francesco: Da quello che ho letto e constatato di persona credo che la Svezia, seguita dagli altri paesi scandinavi, sia il posto migliore per qualità di vita e lavoro. Certo in genere si parla della capitale e di città limitrofe, perché appena fuori non mancano i casi di suicidio e alcolismo. Del resto vivere isolati in mezzo alla neve e con poche prospettive se non quello di trasferirsi in città, di certo non aiuta.

          Risposte al commento di CyberAngel
        3. Francesco
          ha scritto:

          @CyberAngel: Mi parlano anche di lunghe distanze per raggiungere il luogo di lavoro, ma questo non comporta stress, mai corse più pazze del mondo per timbrare il cartellino.
          Sono anche curioso di sapere se hanno accettato il telelavoro: molte aziende preferiscono ancora vedere soffrire il dipendente.
          E sono anche convinto che il mobbing sia contenuto: io l’ho subito spesso, in Italia si fa abuso anche di quello.

        4. camu
          ha scritto:

          @CyberAngel: infatti quella era la mia seconda opzione nella lista delle Nazioni dove emigrare. Se non fossi riuscito a venire qui, avevo già le pratiche pronte e qualche contatto con aziende svedesi ๐Ÿ™‚ Di certo è un Paese migliore dell’America, almeno dello Stato in cui mi trovo io eheh

  5. camu
    ha scritto:

    Emanuele, visto che alla fine il post “anti america” l’ho fatto? ๐Ÿ˜€

    Risposte al commento di camu

    1. ha scritto:

      Essì… lo dicevo io che non poteva essere tutta rose e fiori quell’America la! ๐Ÿ˜€
      Ciao,
      Emanuele

      Risposte al commento di Emanuele

      1. camu
        ha scritto:

        @Emanuele: infatti non lo è, ci mancherebbe. Ma mi da fastidio quando la gente guarda SOLO le cose negative di questo grande Paese, additandola come la sorgente di tutti i mali del mondo. Un approccio manicheista che m’ha sempre dato un po’ sui nervi. Perché poi le stesse persone che dicono male, probabilmente stanno indossando un paio di Nike o stanno scrivendo quelle parole su un iPhone ๐Ÿ˜‰

        Risposte al commento di camu
        1. ha scritto:

          No ma infatti ogni luogo ha i suoi pro e i suoi contro. “Tutto il mondo è paese” recita un vecchio detto e come te non amo chi invece descrive qualcosa come l’eden per tutti… sicuramente è una descrizione falsata e probabilmente (anche inconsapevolmente) faziosa.
          Ciao,
          Emanuele

  6. CyberAngel
    ha scritto:

    Che bello quando gli articoli di camu scaldano gli animi di chi vorrebbe partire, di chi l’ha fatto ma vorrebbe tornare (qualche volta) e di chi sogna ancora l’America… ๐Ÿ˜€

    Risposte al commento di CyberAngel

    1. camu
      ha scritto:

      @CyberAngel: beh, un paio di miei post raccolgono costantemente un numero elevato di visitatori, e parlano proprio dei passi da seguire per richiedere il visto ๐Ÿ™‚

  7. Mauro
    ha scritto:

    Veramente vivere per lavorare non capisco che senso abbia, si finisce col diventare delle persone con una visione del mondo limitata e ignoranti marci in tutto ciò che non è il proprio lavoro, con la conseguenza che in diversi campi della vita si prenderanno inevitabilmente decisioni sbagliate.

  8. Mauro
    ha scritto:

    La realtà è che se uno vive per lavorare significa che è costretto e che il sistema fa schifo, meglio andarsene dal sistema e lasciare che se lo godano gli altri. Guarda tu se per il lavoro devo impazzire e ammalarmi, preferisco i paesi dove si è più poveri e si tromba di più.

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