due chiacchiere

Slumdog millionaire

Al lavoro ho una nuova collega indiana da qualche mese (al posto della russa). Mi racconta ogni tanto della sua terra e delle sue tradizioni. L’altro giorno m’ha fatto vedere le foto del compleanno del suo primogenito: era “buffo” (notare le virgolette, non intendo certo in senso di scherno o negativo) vederla vestita con il sari e tutte le mani e le braccia decorate con l’henné, quando al lavoro è sempre in abiti occidentali. In effetti la cultura indiana m’ha sempre affascinato: dal punto di vista culinario con tutte le spezie, dal punto di vista religioso con tutti gli dei che si ritrovano, dal punto di vista geografico per la vastità del continente, di cui noi occidentali sappiamo così poco. Eppure insieme alla Cina, è proprio l’India l’altra candidata a dominare il mondo nei prossimi decenni. Così l’altra sera, non essendoci nulla di interessante in tv, abbiamo noleggiato Slumdog Millionaire.

T’avviso, nel seguito potrei svelare dettagli sulla trama, quindi se non vuoi rovinarti la sorpresa, ti consiglio di non proseguire la lettura di quest’articolo. Cinefilo avvisato, mezzo salvato. Dunque, la trama è certamente originale, e dopo averlo visto ho capito come mai abbia così tanto affascinato la critica di tutto il mondo: è un film “tipicamente” indiano, in cui la storia d’amore tra i due protagonisti si basa sul presupposto che lui non è al livello sociale di lei, per meritarla. Non dimentichiamo che ancora oggi (l’indiana al lavoro conferma) la struttura gerarchica sociale in molte zone dell’India è fortemente sentita. Le caste più alte hanno sempre quella “puzza sotto il naso”, che gli fa guardare con sospetto e disprezzo chi non appartiene al loro rango. Questo è il caso di Jamal, il protagonista. Sospettato ingiustamente di aver vinto con una truffa il montepremi più alto di Chi vuol essere milionario.

La storia è appunto ambientata al locale commissariato di polizia, dove il povero Jamal viene interrogato (con modi poco gentili) su come faceva a sapere tutte le risposte. La spiegazione che il ragazzo fornisce è, ogni volta, legata ad un preciso momento della sua vita. Un intreccio che parte dall’infanzia sofferta, attraversa la sua condizione di orfano sfruttato dalla malavita, ed è solcata dal suo amore per la ragazzina incontrata in un momento di disgrazia da piccolo, e mai abbandonata. Una storia oserei dire surreale, ma al tempo stesso credibile e sincera che, domanda dopo domanda, ci porta a conoscere le sofferenze dell’eroe indiano, che alla fine vince su tutti e conquista la sua amata. Ballando insieme a lei, nei titoli di chiusura, in una danza di gruppo 🙂 Almeno questo, da un film indiano, era ovvio aspettarlo. Il resto, invece, è capace di sorprendere il cinefilo più scafato.

Commenti

  1. CyberAngel
    ha scritto:

    E’ sempre un piacere leggere i tuoi articoli. Concordo sul giudizio di “The Millionaire”. All’inizio pensavo che fosse un’indianata, ovvero i soliti film-musical bollywodiani con un sacco di balletti ecc; invece mi sono dovuto ricredere e, anche a seguito di documentari, penso che il cinema indiano, oltre che l’economia, possa solo crescere e migliorare.

    PS: qualche altro consiglio cinefilo? 😉

  2. camu
    ha scritto:

    @CyberAngel: si, concordo sul fatto che il cinema indiano possa migliorare, ma la speranza è che diventi più internazionale e non confinato soltanto all’India 🙂 Affinché lo stereotipo di pellicole tutte “balletti di gruppo” possa finalmente sparire… Riguardo ad ulteriori consigli, rimani sintonizzato… ho alcuni altri film recensiti in programmazione su questi schermi!

  3. ha scritto:

    il film mi è piaciuto molto. è pieno di cliché, molto costruito, ma rimane un bellissimo sogno. è una specie di fiaba; forse manca l’approfondimento della critica alla società, ma non importa. gli attori sono simpatici e la storia è coinvolgente.
    a me è piaciuto.

  4. camu
    ha scritto:

    @Joja: si, a me è l’aspetto di “fiaba” che è molto piaciuto. Hai ragione, manca un approfondimento della critica sociale, ma è un film non un documentario 🙂

  5. Io solitamente amo tutti i film di Bollywood (e non parlo solo di quelli che sono arrivati in Italia, che sono i più “occidentalizzati”; ho visto per vie traverse anche quelli che non vengono trasmessi). Questo, insieme a “la Maga delle Spezie”, tratto da un romanzo di Chitra Banerjee Divakaruni, è probabilmente quello più distante dal classico film bollywoodiano. Però mi ha incantata.
    Credo che abbia incantato un po’ tutti.

  6. camu
    ha scritto:

    @la Ragazza con la Valigia: grazie per avermi suggerito quell’altro, vedo se riesco a trovarlo al locale Blockbuster 😀

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