due chiacchiere

You’d better never let it go

Premessa: anche se non stai seguendo il mio racconto, questa puntata ti coinvolge personalmente, ho bisogno del tuo parere, quindi t’invito a votare la tua preferenza (vedi sotto) 🙂 Grazie.

La sera prima avevano dato in tv un vecchissimo film con Bud Spencer e Terence Hill, uno di quelli che ricordavano ad Enrico la sua adolescenza: le estati passate a macinare chilometri in bicicletta con gli amici del quartiere, a lucidare quel “bolide” di cui andava tanto fiero, ad imparare i trucchi del mestiere dal nonno agricoltore. Lo zio andava a noleggiare, una volta alla settimana, una bobina (altro che videocassette o dvd) con un film uscito da poco, montava tutto l’armamentario di proiezione con tanto di schermo bianco, poi si sedevano sulla grande veranda e si gustavano questo cinema “fatto in casa” d’altri tempi. Di quel periodo ricordava sempre con piacere la serenità, la spensieratezza ed i profumi della campagna.

Laura l’aveva conosciuta molto dopo, e con lei aveva sempre avuto poche occasioni di parlare della sua infanzia, ma ogni tanto gli piaceva raccontarle questi brevi episodi, mentre facevano colazione nella penombra della cucina illuminata dalla luce della cappa aspirante. Quel giorno Enrico aveva bisogno dello scooter per andare a sbrigare delle pratiche burocratiche, così lui decise di accompagnarla all’università per l’esame e poi sarebbe tornato a riprenderla qualche ora più tardi. Laura era tesa come al solito: chi non ha mai sentito un po’ quel formicolio in fondo alla schiena, quando deve far qualcosa di non particolarmente gradevole? La lasciò davanti al portone principale, e lei scomparve nella folla di studenti e professori che entravano ed uscivano dal palazzo. Mentre stava per ripartire, sentì pungersi al collo, come un morso di zanzara. Poi il buio.

Mentre il sipario si chiude su quest’episodio e scorrono i titoli di coda, voglio proporti un esperimento, che troppo innovativo non è: scegli tu come prosegue la storia 🙂 Il fatto è che ho in mente tre trame diverse, e sinceramente non so quale scegliere perché mi sembrano tutte altrettanto valide. Allora quale migliore occasione per sfruttare l’interattività di un blog, dando voce al lettore. Eccoti quindi le tre scelte possibili, vota quella che di primo acchito t’ispira di più. Dove si risveglia Enrico?

  • In un lettino da laboratorio, osservato da facce che non riconosce
  • In quella che sembra una stanza di una navicella spaziale, con pulsanti e lucine dappertutto
  • A casa sua, sul divano

Commenti

  1. Francesco
    ha scritto:

    Geniale, Camu!
    Lieto fine, riportalo a casa in coccoleterapia con Laura.

  2. theo
    ha scritto:

    mmmh quella del lettino mi intriga ma anche il risveglio a casa…
    Perché non la fai procedere sui 3 binari separati e poi le ricongiungi dopo? 😀

  3. Stefano
    ha scritto:

    Il letto da laboratorio non è male. Ma anche l’idea di theo ha il suo perchè! 😉

  4. Simona
    ha scritto:

    L’idea di Theo è molto bella e sa di Lost XD
    Sul divano sarebbe troppo monotono, a meno ceh non sia il divano di qualche altra casa 😀
    Io opterei per il laboratorio 😉

  5. theo
    ha scritto:

    Potrebbe sempre svegliarsi sul divano di casa sua e scoprire che non è andato ad accompagnare Laura o che non esiste nessuna Laura…

    Risposte al commento di theo

    1. camu
      ha scritto:

      @theo: Dunque dunque, tu guardi troppi film di fantascienza, ed hai già “fiutato” un pezzo della trama, ma non dico altro 😉 Anche Simona ha avuto una buona intuizione, ed avrà forse ricordato che ho fatto riferimenti a Lost in passato. Non avevo pensato all’idea di avere tre binari paralleli, è ottima direi. Signori, avrete mie notizie al più presto 😀

  6. theo
    ha scritto:

    eheh ok 😉

  7. Simona
    ha scritto:

    *____________*

  8. ha scritto:

    Sarà la vena melanconica che sempre più accompagna questi giorni autunnali, ma io scelgo il divano di casa.

    Risposte al commento di patty

    1. camu
      ha scritto:

      @patty: nessuno ha scelto la stanza dei “bottoni” vedo 🙂 Ed allora divano di casa sia…

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