Secondo te si può fare un’intervista doppia tra un fotografo ed un disegnatore di fumetti? Secondo me si, ed è per questo che oggi ho invitato nel mio salotto virtuale nientepopodimeno che Samuele (lettera S nel seguito), fotografo non ufficiale di molti Barcamp, e Paolo in arte Eriadan (indicato con la P), che invece preferisce rappresentare la realtà tramite le sue matite. Perché proprio loro due? Semplicemente perché entrambi mi sono stati suggeriti da altre persone (non svelerò mai i peccatori, eh eh) come papabili candidati per questa mia rubrica. Più facile di così.
Parlaci del posto dove vivi
S: Io vivo in Liguria. Ma la Liguria quella bella, quella calda. Ai confini con la Francia, circondato dal mare e dalla montagna. Imperia è una citta particolare, molto provinciale, piccola, pettegola, talvolta fuori dal mondo. I suoi pregi si limitano al clima, con ogni probabilità il migliore di tutta Italia, al mare e alla tranquillità. Non è poco. Non è Milano, non è Genova, non è Torino: non c’è quasi niente, non succede mai niente. Un cinema, due semafori, tre stazioni, tre porti, due uscite autostradali, 40.000 abitanti, il sindaco più votato di Italia, un ministro sempre nella tempesta, nessuna squadra di calcio. E’ un città un po’ così, ricca di contraddizioni: prendere o lasciare. È la Liguria una terra leggiadra, il sasso ardente…
P: Dunque, io vivo a Trento e, tutto sommato, ci vivo bene. L’impressione che ho è di una città con ritmi ancora abbastanza sereni, decisamente sereni se rapportati a quelli di altre città come Milano. O almeno è questo quello che penso; è la solita difficoltà che si prova a descrivere un’esperienza quando si è potuto provare solo quella, mancano i termini di paragone.
Comunicare con le immagini. Come nasce questa passione?
S: Le immagini sono una passione di famiglia, mio nonno era fotografo dell’esercito durante la guerra d’Africa. Io ho iniziato per tracciare un segno della mia vita, per ricordare il mio passato, all’inizio degli anni 90. Poi la passione è esplosa sul finire del secolo scorso con la prima reflex Canon ed è diventata quasi ossessione con il digitale. Senza ‘macchina.foto’ mi sento nudo. Negli ultimi tre anni ho scattato quasi 50.000 foto. Praticamente un vizio.
P: Uhm, personalmente penso che sia intrinseca nell’umano; per come siamo fatti, comunicare, condividere esperienze e sensazioni, è sia una necessità nonché il talento che ha permesso a questa assurda razza animale di arrivare dov’è arrivata. La comunicazione per immagini e testo, è un ottimo strumento perché viaggia su due binari paralleli e dove un’idea da trasmettere ha difficoltà a passare attraverso il primo, può trovare maggior facilità attraverso il secondo e viceversa.
Cosa è poggiato sulla tua scrivania, in questo momento?
S: La mia scrivania ha due diverse rappresentazioni: ideale e reale. La mia scrivania è grandissima: è lunga oltre 2 metri e profonda 1 metro. La mia scrivania ideale è assolutamente minimale: il monitor iMac 24″, la tastiera wireless, il mouse logitech REvolution e il tappetino a forma di campo di calcio. Niente altro. In realtà la situazione reale è ‘leggermente‘ diversa. 🙂 Sulla mia scrivania c’è spazio per qualunque cosa: bicchieri, tazze, fogli di carta, penne, giraviti, forbici, cellulari, hard disk esterni (in questo momento sono 3), la stampante, il mouse di riserva, almeno 10 DVD senza nome (ma registrati) e la macchina.foto. Periodicamente pulisco e la situazione torna ideale. Dura pochissimo.
P: Dunque, un libro su com disegnare paesaggi fantastici, due bollette che devo decidermi a mettere nella teca degli archivi. Tre bicchieri che, dall’odore, devono aver contenuto uno acqua e due succo di frutta all’ananas (si, lo so, sono abbastanza disordinato). Poi c’è un libro di Eisner, lo tengo sulla scrivania perché mi aiuta nel realizzare qualche anatomia. Ed ovviamente la mia Cintiq21, la tavoletta grafica che mi sono comprato: meravigliosa.
Fai una domanda al tuo compagno di intervista
S: Le tue storie sono raccontate con i disegni. Immagina di dover realizzare un riproduzione reale, permettimi il termine, di una tua striscia: sceglieresti una sequenza di foto oppure un video?
P: Alcune tue foto, ho visto, hanno subito un fotoritocco, immagino per correggere la luminosità ed i colori. Come ti comporti di solito nella scelta del finale? Buona la prima? Oppure realizzi molteplici correzioni e poi scegli quale ti pare migliore? Ne aggiungo un’altra: quanto le tue fotografie sono condizionate dall’umore? Riusciresti a fotografare le pannocchie gialle anche in un giorno in cui hai le scatole girate? Reputi di riuscire a riconoscere uno scorcio splendidamente malinconico a prescindere dall’umore che hai in quell’istante?
Vecchi o nuovi media: chi vincerà?
S: Io penso che la risposta a questa domanda sia molto semplice e non fondamentale. Vinceranno sicuramente i nuovi media. Il vero punto di domanda è: quando? Io credo che sia tutto un discorso generazionale: i pronostici degli esperti sono sempre troppo ottimistici. I nuovi media vinceranno la sfida con il ‘vecchio che resiste’ non prima di 15/20 anni.
P: A naso direi i nuovi media, è da millenni che tutto si evolve, ci evolviamo anche noi e con noi, per forza di cose, si evolvono gli strumenti che usiamo per comunicare. Che poi il nuovo media è quello vecchio che cresce, si espande e matura. Magari la carta non scomparirà, ma cambierà e si ridimensionerà il suo utilizzo, molti della nostra generazione probabilmente la considerano irrinunciabile ma ho il sopetto che i miei nipoti guarderanno questa “irrinunciabilità” nello stesso modo in cui uno che vive in una casa guarderebbe un cavernicolo (e nessuno penso si sognerebbe di vivere in una caverna).
Commenti
Ma Samuele si trasferisce a breve la risposta di ” Dove vivi ? ” ha scadenza vicina ormai 🙂
Risposte al commento di Barbara
Beh, vorrà dire che l’aggiornerà a cose fatte 😉
Bella quest’intervista, forse una delle più interessanti. Sono curioso di conoscere le risposte alle domande che si son posti rispettivamente.
Ciao,
Emanuele
@Emanuele, a quanto pare gli intervistati làtitano 🙂 Gli ho anche scritto per ricordar loro che oggi andava in onda l’intervista, ma si vede che avevano di meglio da fare!
Io ci sono.
La risposta però chiede riflessione e tempo.
Nel frattempo dico a Barbara che si parlava di “dove vivi” ed io, attualmente, vivo ad Imperia! 🙂
Entro mezzanotte scrivo la risposta alla domanda di P.
Rispondo dal fondo.
2) Difficilmente ho un umore particolare. Sono allegro, qualche volta pensieroso, ma riesco ad avere una maschera sempre pronta. Anche per ingannare me stesso.
1) Quasi sempre buona la prima. Anche perchè ormai ho uno standard (per le foto riuscite) molto ben definito. Se cerco qualcosa di diverso faccio qualche prova ma sempre senza esagerare; riesco quasi sempre ad intuire quale possa essere il taglio e l’elaborazioni migliori per una foto. Difficilmente cambio la prima impressione che diventa quasi una fissa.
Spero di essere stato esauriente; esaurito lo sono sicuro. 😉
Ottima intervista, il blog di Eriadan lo conoscevo già ed è uno di quelli che ha ispirato le mie partecipazioni…lasciamo stare.
Samuele vado a sbirciarlo subitissimo.
A dopo… in attesa della risposta di Eriadan.
Eccomi qui, in ritardo patologico come purtroppo il mio solito 🙁
Domanda di Samuele:
Le tue storie sono raccontate con i disegni. Immagina di dover realizzare un riproduzione reale, permettimi il termine, di una tua striscia: sceglieresti una sequenza di foto oppure un video?
Dipende, dipenderebbe da quello che vorrei trasmettere. La sequenza di foto, rispeto al video, ha il vantaggio che chiama il lettore a ricostruire quello che avviene tra una cesura e l’altra. Quindi sceglierei questo metodo quando mi renderei conto che nessuna delle immagini che potrei riprendere con una fotografia riuscirebbe a reggere al confronto di quello che potrebbe immaginarsi il lettore. Il filmato, invece, lo userei, magari più facilmente in situazioni ironiche. Personalmente, seppur ami molto il fumetto, non gli riconosco una supremazia rispetto alle fotografie, ai filmati, alla scrittura o ad altri metodi di comunicazione. Magari mi risulta più comodo per quel che mi va di dire ma quel che m’interessa principalmente è che l’idea che voglio cercare di raccontare si traduca, nella realtà, in qualcosa di efficace nel trasmetterla. E di conseguenza, sceglierei il metodo che reputo migliore, a prescindere che questo sia un filmato o una sequenza di foto.
Risposte al commento di eriadan
@Eriadan, una risposta bipartisan, direi 🙂