due chiacchiere

Arancione o Addormentato, non importa

La scorsa settimana si è svolta in Iowa (ma ‘ndo cavolo si trova sto Iowa, qualcuno lo sa, senza chiedere a Gugulù?) la prima tornata di elezioni primarie degli Stati Uniti, che si concluderà, se non erro, a Giugno, incoronando i due candidati alla presidenza del Paese dell’aquila calva. Si votava soltanto per il partito repubblicano, ed ovviamente Trump è stato proclamato il vincitore assoluto. Leggendo i vari editoriali sull’argomento, ho notato quasi un senso di stupore tra gli autori, come se in un certo senso nessuno si aspettasse che questo sarebbe stato il risultato di questo esercizio di facciata. C’è chi dà la colpa al meteo, particolarmente rigido, che avrebbe scoraggiato molti elettori a presentarsi alla riunione (già, il voto tramite caucus è un retaggio dell’America del Far West, ma questa è una storia che merita un post a parte), c’è chi critica le scelte degli avversari di Trump di concentrarsi su questioni che non suscitano l’interesse degli elettori. La verità, secondo me, è che il copione è stato già scritto dai capi del partito, e noi elettori non siamo altro che pedine nelle loro mani. Però poi vengono a scassarmi i cabbasisi perché le elezioni in Russia sono pilotate.

Un grafico che elenca i vari candidati ed il numero di delegati accumulati finora

Domani si voterà in New Hampshire, stavolta per entrambi i partiti, dove sono in palio 10 punti per i democratici e 22 per i repubblicani, semplificando in maniera estrema la struttura delle primarie. Come puoi vedere dal grafico qui sopra, si tratta di poca roba nel quadro generale: l’Arancione ha bisogno di accaparrarsi 1215 punti (o delegati che dir si voglia) per avere la certezza di poter diventare il candidato repubblicano, quindi la strada è ancora molto, molto lunga. Intanto l’Addormentato ha cercato di dipingere un futuro distopico nel caso in cui l’avversario tornasse alla Casa Bianca, mentre a sua volta l’ex presidente ha cercato di ribaltare la narrativa affermando che la sovversione delle elezioni e i casi giuridici intentati contro di lui dimostrano che Biden ha strumentalizzato il governo federale per perseguire un avversario politico. Direi che noi in Italia ne sappiamo qualcosa, pensando ai tempi in cui Berlusconi entrò in politica e diventò il bersaglio preferito di una certa magistratura.

Battibecchi a parte, sono assolutamente convinto che saranno quattro anni di pianti e stridori di denti per gli americani, a prescindere da chi dei due ottuagenari verrà eletto. Saranno anni di inasprimento della polarizzazione di chi abita in questa nazione, che ogni giorno passa per il tritacarne mediatico e non sa più la via da seguire. Saranno anni di scontri feroci (attacco al Parlamento del 6 gennaio, anyone?) e di perdite di tempo a bordo campo, mentre i BRICS corrono verso la porta avversaria, in quest’immaginario infinito campo di calcio alla Holly e Benji. D’altro canto, non sono solo io a provare questo pessimismo: un sondaggio dell’Associated Press rivela che due cittadini americani su dieci sono convinti che l’impianto democratico americano è talmente compromesso che non importa chi vincerà la presidenza.

Io ne avevo già parlato un paio d’anni fa: il vero problema degli Stati Uniti è il suo duopolio politico inscalfibile, che ha dato da mangiare a tutte le lobby ed al sistema capitalistico che sostengono. Sistema che si è concentrato soltanto sul fare arricchire il famoso 1%, demolendo un pezzetto alla volta tutta la rete di protezione costruita a beneficio della popolazione, dalla sanità alle pensioni. Possiamo criticare la Cina quanto vogliamo, ma la gente comune qui nel Paese a stelle e strisce non sta certo messa molto meglio, sotto tutti i punti di vista, checché voglia farci credere la propaganda dei mass media allineati con il potere. Chiaramente, nessuno dei due candidati ha intenzione di voler contrastare questo processo di sgretolamento, quindi poco importa chi vincerà. Quello che mi spaventa sono i colpi di coda di una società occidentale sulla via del tramonto.

Commenti

  1. Mondo in Frantumi ha scritto:

    Penso che nel futuro degli USA ci sia una traiettoria simile a quella della Russia post-sovietica: un ex-potere egemone con qualche pezzo perso per strada, comandato da un’oligarchia sempre più sganciata, nostalgica della passata grandezza e con ancora abbastanza capacità militare per far danni in giro…

    Risposte al commento di Mondo in Frantumi

    1. camu ha scritto:

      Concordo. Nel frattempo vedo la Cina affrancarsi pian piano dallo stigma che noi occidentali, a torto o ragione, gli abbiamo appiccicato addosso. E nel frattempo, mi chiedo quale sarà il ruolo dell’Europa frammentata in questo contesto globale.

  2. Trap ha scritto:

    Non cesserò di ripetere che quello che si vede nella Cina è solo la parte patinata: sono ancora vive e in vigore pratiche e comportamenti proprie di Stalin e Mao Tes-Tung. Cito alcuni esempi. L’ex presidente è stato “epurato” durante la cerimonia dell’ultimo congresso del Partito Comunista, in pubblico, con il suo successore Xi, scortato via dalle guardie del Partito, e ora non si hanno più notizie su di lui. Quell’ex-presidente era l’artefice del vero boom cinese, più ancora dell’attuale Xi, e quest’ultimo non voleva avere alcuno che gli facesse “ombra”.
    Inoltre, la Cina aveva proposto un trattato di pace per l’Ucraina, così fumoso che ci sono articoli erano in contraddizione tra di loro; solo per fare bella figura al mondo, non tanto perché vuole la pace: ebbene, la guerra ha sì rovinato i piani per la strada della Seta di cui l’Ucraina era un importante avamposto; ma ha incrementato la vendita sottobanco (per non far arrabbiare gli Europei) di componenti e droni militari ai suoi “fratelli” russi. Vuole che la guerra duri ancora, in modo che la Russia sia sfinita (infatti ad esempio sta disimpegnando forze in Africa, e in questi “vuoti” si è infilata la Cina stessa). Per quanto riguarda i BRICS, contrariamente a quanto fanno leggere i giornali, è composta anche da nazioni che “si guardano con sospetto e con il coltello dietro la schiena” (ad esempio India-Cina per la questione Tibetiana oppure Cina-Russia per la questione delle terre siberiane) e inoltre vorrebbero aggiungere nuovi membri, come l’Iran e l’Arabia Saudita, insomma come mettere insieme gatto e cane…

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    1. camu ha scritto:

      Senza dubbio non è tutto oro quello che luccica in Cina. La mia perplessità è che guardiamo i loro difetti senza renderci conto che l’occidente imperialista ha fatto le stesse cose, se non di peggio. Perché la Cina ha problemi interni, ma noi occidentali i problemi li abbiamo seminati in giro per il mondo. Giusto per fare un esempio, la polveriera mediorientale scaturisce dalla spartizione a tavolino di quelle terre tra Francia ed Inghilterra all’inizio del 900, ed oggi tutti ne paghiamo ancora le conseguenze. Sulle epurazioni, i giornali non ne hanno parlato, ma hai visto cosa è successo al Presidente della Camera negli Stati Uniti qualche settimana fa? Come mai tutti i giornali hanno subito fatto vedere il video di Hu Jintao, ma non ho letto praticamente nulla su McCarthy? 🤔

      Risposte al commento di camu

      1. Trap ha scritto:

        Alla fine è tutta teoria dell’agenda setting, di cui hai parlato moltissime volte e di cui ci dimentichiamo spesso 🙂

        Risposte al commento di Trap
        1. camu ha scritto:

          L’agenda setting ci ha oramai trasformati in utenti lobotomizzati che seguono come zombie quello che ci viene propinato senza fiatare…

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