due chiacchiere

La portalettere forestiera di Lecce

Dopo aver letto (o meglio ascoltato) le due opere che raccontano le vicende della famiglia Florio, dietro consiglio di mio zio, ho scoperto questa nuova passione per i romanzi storici che non sapevo di avere. Così ho chiesto a San Google di consigliarmi altri romanzi storici che abbiano riscosso un certo successo, ed il verdetto insindacabile è stato La portalettere, di Francesca Giannone. Nel suo libro, l’autrice, una quarantenne pugliese laureata in Scienze della Comunicazione, ci racconta la storia di Anna che, dalla sua Liguria, approda nel Salento negli anni Trenta, per seguire il marito Carlo che ha ricevuto in eredità dei terreni. Una storia che ha un sapore antico, fatta di radici, di terra, basilico e sole, di uomini abituati alla fatica ma anche ad aver ragione per forza. Una storia che, alla luce dei femminicidi a cui assistiamo basiti nel 2024, sembra quanto mai attuale, per quel desiderio di libertà ed emancipazione che ancora oggi nutrono molte donne nel Belpaese. Come al solito, fermati qui se non vuoi saperne di più sulla trama.

Il libro poggiato su un tavolo accanto a dei rotoli di carta decorati

Anna è bellissima, schiva, fiera, indipendente, completamente diversa da tutte le altre donne del sud. Anna è una forestiera, una ragazza dalle abitudini e dai modi discutibili, una comunista incallita che si è messa in testa di non conformarsi alle regole non scritte e, per di più, di fare un lavoro da uomo, la portalettere. Il sud, con le sue idiosincrasie, le sta stretto sin da subito, ma con il tempo impara a ritagliarsi il suo spazio alla faccia dei pettegolezzi e delle invidie. Le invidie delle donne del paesello pugliese che forse vorrebbero essere come lei ma non possono, prigioniere delle convenzioni sociali e dei loro focolari domestici. Focolari in cui si consumano, dietro le porte chiuse delle casette di paese, tradimenti e violenze domestiche.

Carlo, che ama molto Anna, è ad esempio alle prese con un vecchio amore che presenta strascichi preoccupanti ed un colpo di scena che renderà la storia sempre più avvincente con il passare dei capitoli. Ma ci sono anche il fratello di Carlo, Antonio, sua moglie e sua figlia, il direttore delle poste e le colleghe: ogni personaggio con la propria storia da raccontare. In tutto questo, Anna diventa il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegna le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo, ma soprattutto senza che il paese lo voglia, la portalettere cambierà molte cose per gli abitanti che la incrociano per strada.

Su questo libro ho letto ed ascoltato pareri contrastanti: c’è a chi è piaciuto moltissimo, mentre altri sono rimasti un po’ delusi dalla maniera frettolosa in cui certe vicende sono state elaborate. Forse un prequel ed un sequel potrebbero mettere d’accordo tutti, espandendo il quadro in cui si inserisce questa storia. Certo, il carattere spigoloso della comunista Anna, in certe situazioni, potrebbe dare un po’ sui nervi, ma secondo me va inserito nel contesto storico in cui si pone, di donne che devono soggiogarsi ai mariti senza alzare la testa, specialmente al sud. Il suo carattere ribelle è il simbolo di quel riscatto guadagnato con la fatica e la lotta quotidiana contro stereotipi ed usanze. Chissà che un giorno, proprio come è accaduto per I leoni di Sicilia, non ne facciano un adattamento televisivo. Lo guarderei più che volentieri.

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