Venerdì scorso, per San Valentino, non me la sono sentita di scrivere un post, per ovvie ragioni. Sono periodi un po’ concitati, in cui ho bisogno di ritrovare un po’ di serenità ed equilibrio interiore. Il blog mi aiuta a distrarmi, ma ho sempre la sensazione di non avere mai abbastanza tempo, o che il tempo scorra più velocemente del solito (siamo al 17 febbraio e mi pare fosse ieri che guardavamo questo 2025 cominciare a mezzanotte). Poi ci si mette anche il meteo, che puntualmente ogni fine settimana ci ha riservato maltempo, sotto forma di nevicate, temperature ben al di sotto dello zero, e via dicendo, a mettermi i bastoni fra le ruote quando vorrei avere un momento di relax e fare, che so, una passeggiata da qualche parte. Qualche settimana fa, comunque, non mi sono lasciato intimidire dalle temperature gelide, e sono andato a visitare un tempio hindu che hanno aperto da poco ad un’oretta di strada da casa mia: Swaminarayan Akshardham. Leggi il resto di Un tempio induista nel cuore del New Jersey
Articoli recenti
Mogli e buoi dei paesi tuoi
Gli antichi avevano proprio ragione, quando ammonivano le persone con quel modo di dire. Quello che ho scoperto in questi ultimi anni in cui le cose con Sunshine non andavano proprio bene, è che la differenza culturale tra lei cresciuta nel Paese a stelle e strisce degli anni 80, e me cresciuto in un angolo sperduto e rurale della Sicilia orientale, ha sempre costituito una barriera invisibile che ci impediva di comprendere i rispettivi punti di vista al cento percento. Si andava dalle cose più stupide, come la difficoltà nel farsi due risate insieme guardando un film di Fantozzi (un umorismo amaro che lei non ha mai compreso), fino all’approccio nel crescere le figlie. Quest’ultimo, a dirla tutta, è stato uno dei motivi che lentamente ci ha portato ad allontanarci: il mio punto di vista all’italiana, in cui le regole, le buone maniere e l’educazione erano i pilastri dello sviluppo cognitivo e della formazione di persone indipendenti, si scontrava sempre più spesso con l’intelligenza emotiva di Sunshine, che invece pensava più all’aspetto di integrazione sociale e di libertà tipiche della cultura americana. Abbiamo provato a trovare una quadra in questo contesto, ma finivamo spesso per pestarci i piedi, creando più confusione che altro nella testa delle figlie. Leggi il resto di Mogli e buoi dei paesi tuoi
Ma cosa ci dice il cervello
La mia giornata lavorativa comincia a mezzogiorno, grazie al fuso orario di tre ore che mi separa dal mio luogo di lavoro. Quindi ho spesso la mattina a disposizione per sbrigare commesse varie o per rassettare l’appartamento in cui mi sono trasferito da poco. A volte tiro fuori l’asse da stiro e faccio contento l’omino talebano seduto sulla mia spalla, che con il suo disturbo ossessivo compulsivo, odia grinze e pieghe varie sulle camicie. Per unire l’utile ed il dilettevole, accendo la televisione e mi guardo un film per passare il tempo mentre gli indumenti passano sotto il ferro caldo per essere stirati. L’altro giorno ce n’era uno di Paola Cortellesi che ha attirato la mia attenzione, da fan di quest’attrice: Ma cosa ci dice il cervello. Un film che mi ha colto di sorpresa per il cambio repentino di trama dopo le prime battute. Leggi il resto di Ma cosa ci dice il cervello
Dazi allo zero percento
Non è ancora passato un mese dall’insediamento di Trump e già non ne posso più e vorrei scappare da questo Paese pieno di matti in cui la qualità della vita per noi comuni mortali è peggiorata notevolmente negli ultimi vent’anni. E non lo dice un cretino qualsiasi come il sottoscritto, ma fior fiore di ricerche e statistiche che fanno vedere come in America si vive meno e peggio rispetto a tante altre nazioni nel mondo. Ti confesso di sentirmi in trappola, e la sensazione non è certo delle più piacevoli: se non fosse per il lavoro e le figlie, specialmente considerando i recenti cambiamenti nella mia situazione familiare, avrei già fatto i bagagli. Ma non ho le forze per rimettermi in gioco a cinquant’anni suonati, trovare un lavoro da qualche altra parte, e ricominciare da zero. Perché tutto sommato il lavoro che faccio adesso mi piace ed è una di quelle poche certezze che mi sono rimaste, ed a cui non vorrei rinunciare. Oramai per me, come direbbero i nostri cugini francesi, rien ne va plus. Leggi il resto di Dazi allo zero percento
Trascrivere registrazioni audio con Python
Di tanto in tanto mi capita di pubblicare sul blog alcuni frammenti audio estratti dai podcast che ascolto durante la settimana. Come sanno i miei lettori di vecchia data, ho sempre avuto un particolare occhio di riguardo per l’accessibilità del web, quella branca dell’informatica che si preoccupa di rendere i contenuti online fruibili a tutte le categorie di visitatori, inclusi i motori di ricerca, che riusciranno a capire meglio di cosa sto parlando, grazie alle informazioni aggiuntive disponibili dietro le quinte.
Per quei file audio che condivido, ad esempio, aggiungo sempre la trascrizione testuale, che può tornare comoda anche in situazioni in cui non sia possibile ascoltare le parole, perché ci si trova ad esempio in un luogo pubblico affollato. Trascrivere quel testo a mano è noioso e richiede un po’ di tempo, e così mi son ingegnato per automatizzare l’operazione. Per un po’ mi ero affidato a servizi online (grazie Trap per aver suggerito whisper, all’epoca), ma nella versione gratuita avevano sempre tante limitazioni. Così mi sono messo a cercare un’alternativa, ed ho scoperto che il buon vecchio linguaggio Python ha in realtà una libreria apposta. Leggi il resto di Trascrivere registrazioni audio con Python
Il dramma delle benzodiazepine
Tre anni fa, accidenti come vola il tempo, scrivevo una recensione su una serie TV italiana che mi aveva abbastanza appassionato: Doc, Nelle tue mani. Mentre la seconda stagione ci raccontava in presa diretta le difficoltà di gestire un ospedale durante la pandemia, la terza, che ho finito di guardare qualche mese fa, ha scelto di analizzare, come tema di fondo, l’abuso di benzodiazepine nell’ambito sanitario. E proprio di questo vorrei parlare oggi, avendo incontrato in Sicilia, durante la mia permanenza estemporanea dello scorso novembre, persone che per anni hanno abusato di questa tipologia di farmaco, e gli effetti devastanti che ho notato sulla loro salute mentale, ed il declino cognitivo che ne consegue. Persone che sono diventate praticamente un guscio vuoto, all’interno del quale non è rimasto praticamente più nulla in termini di carattere e personalità. Sintomi simili a quelli riscontrati in pazienti affetti da Alzheimer, in cui la demenza senile rinchiude per sempre in un angolino nascosto la coscienza di un individuo. Leggi il resto di Il dramma delle benzodiazepine
Si dirà di loro che non hanno più vino
Il post che sto per scrivere oggi è uno che non avrei mai pensato di pubblicare su queste pagine fino a qualche anno fa. Correva il lontanissimo dicembre 2005 quando condividevo una riflessione che avevo letto tempo addietro sugli ormai estinti gruppi di discussione Usenet, in merito al rapporto di coppia. In quella conversazione, si analizzava la famosa storia delle Nozze di Cana in chiave laica, identificando il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino come il senso del matrimonio vero e proprio. Riporto un passaggio per far capire meglio il contesto:
Scrive Giovanni: “Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva da dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono”.
Questa frase finale è la chiave di tutto. Il pranzo di nozze è il matrimonio stesso, la vita di coppia, il sodalizio fra un uomo e una donna visto nell’arco di tutta la sua durata. Leggi il resto di Si dirà di loro che non hanno più vino
Badrijani nigvzit, melanzane ripiene dalla Georgia
Esplorare altre culture, specialmente dal punto di vista culinario, è diventata una mia passione ai tempi dell’università. Il primo vero assaggio, si fa per dire, lo ebbi quando uscii dai confini della mia regione sicula, dove ho speso i primi diciottanni della mia vita, in maniera semi-permanente. Avendo deciso di studiare informatica a Pisa, mi ritrovai praticamente da un giorno all’altro a contatto con una cultura (non soltanto culinaria) diversa dalla mia, dal pane sciapo alla cecìna, dal cacciucco alla bistecca alla fiorentina. Per non parlare di tutti i gustosissimi formaggi dell’entroterra toscano che ebbi modo di assaggiare negli anni. Per me fu una vera e propria rivelazione: c’era tutto un mondo culinario là fuori che finora mi era stato negato, e non vedevo l’ora di scoprirlo. Negli anni ho imparato ad apprezzare la cucina internazionale sempre di più. Da buon amante delle melanzane, oggi ti propongo questa ricetta che viene nientepopodimeno che dalla Georgia. Leggi il resto di Badrijani nigvzit, melanzane ripiene dalla Georgia