Sono oramai passati molti anni da quando l’idea di un editor a blocchi fece capolino nelle menti degli sviluppatori di WordPress. Era la materializzazione del salto generazionale di questa piattaforma da semplice pubblicazione di un blog a maturo sistema per la gestione dei contenuti. Fino a quel momento, gli sviluppatori avevano stiracchiato in lungo e largo le funzioni di base, cercando di soddisfare la richiesta di un qualcosa di più flessibile con soluzioni tipo Visual Composer e Beaver Builder, che io stesso ho usato in alcuni progetti al lavoro (non giudicarmi, era il 2015!), incluso il sito istituzionale dell’università dove lavoravo fino all’anno scorso. Era un modo per divincolarsi dalle catene del dover creare temi complicatissimi che prevedessero una marea di opzioni diverse (immortalate nel codice sorgente), per ogni possibile tipo di pagina che l’ufficio marketing potesse immaginare. Leggi il resto : Ma tu lo usi sul serio questo Gutenberg?
Articoli recenti
Un posto bello e inutile, destinato a morire
Una delle trasmissioni storiche che ascolto in maniera quasi religiosa sin da quando ero in Italia è Focus Economia di Sebastiano Barisoni. Ogni venerdì il conduttore mette insieme quella che la redazione ha battezzato “La poco invidiabile classifica della settimana”, in cui vengono raccontate cinque notizie di sprechi, abusi, furberie e ruberie da parte, in genere, della pubblica amministrazione nelle sue varie incarnazioni, dall’Atac di Roma ai forestali siciliani, da chi ha abusato dei contributi sulle ristrutturazioni agli impiegati che si mettono in malattia ma poi vanno a fare i porno attori. Una carrellata variopinta delle mille realtà del Belpaese, dove fregare il prossimo sembra essere spesso l’unico modo per sopravvivere. La scorsa settimana Barisoni ha raccontato l’incredibile notizia di un liceo classico romano che ha rifiutato qualche centinaio di milioni di euro dal PNRR per ammodernare la propria dotazione tecnologica. Motivazione? Troppa tecnologia fa male, dicono in breve i responsabili di questa decisione. Leggi il resto : Un posto bello e inutile, destinato a morire
Marvel’s Jessica Jones
Dopo aver finito di guardare con piacere la serie tv Legion qualche anno fa, sono tornato dal mio amico José, il mio spacciatore di fiducia quando si tratta di scoprire qualche nuova produzione che valga la pena guardare, per farmi dare l’imbeccata giusta. Lui, sofisticato connoisseur televisivo come pochi, mi ha scrutato attentamente tra le palle degli occhi, e senza batter ciglio ha emesso il suo verdetto: Marvel’s Jessica Jones. Evidentemente José deve avere un superpotere tutto suo, perché ancora una volta il suo consiglio si è rivelato azzeccato al cento percento. Devo ammettere che non conoscevo questo personaggio, ed in realtà la mia cultura generale nei confronti dei supereroi della Marvel è alquanto terra terra, principalmente per il fatto che durante l’adolescenza ero più attratto dai manga giapponesi che dai fumetti dei superuomini americani, dei quali già si vedeva più che abbastanza in televisione. Per questo motivo anni fa ho intrapreso un lento cammino per rimettermi al passo con i tempi, guardando a poco a poco tutti i film del Marvel Cinematic Universe in ordine cronologico, e serie come questa. Prima di proseguire, il solito avviso ai naviganti: nel seguito parlerò della trama, quindi fermati pure qui se non vuoi rovinarti la sorpresa. Leggi il resto : Marvel’s Jessica Jones
Non possiamo multare la ricerca
Negli scorsi mesi ho letto sui giornali italiani dell’animato dibattito sulla farina di grilli e sulle carni sintetiche, anche in seguito alla proposta di un disegno di legge per multare le aziende che osano fare ricerca in questo settore. Certo, posso capire il desiderio ancestrale di difendere le tradizioni alimentari scolpite nel nostro DNA mediterraneo, che si accompagna allo scetticismo verso gli ingredienti non sempre “salutari” che vengono impiegati per produrre questi cibi alternativi. D’altro canto ne avevo già parlato qualche mese fa, andando a sbirciare su come si muove l’equivalente mercato americano in questo settore, ed in quell’occasione avevo già condiviso il mio parere sulla necessità di investire in questi metodi alternativi, sia per motivi ecologici ed ambientali, sia per ridurre la sofferenza inflitta agli animali da macello negli allevamenti intensivi. Leggi il resto : Non possiamo multare la ricerca
Sono anche un po’ iraniano
Correva l’anno 2014 quando un mio collega mi parlò per la prima volta di questo servizio americano chiamato 23andMe, che per la modica cifra di 49 dollari (ora diventati 199, viva l’inflazione!) offriva di analizzare il mio DNA per capire da dove provenissero i miei antenati, ed allo stesso tempo di usare quelle informazioni per verificare la mia predisposizione a certe malattie genetiche ereditarie. Così richiesi uno dei loro kit, misi un po’ di saliva in una provetta, e la rispedii tramite corriere al loro quartier generale. Nel giro di qualche settimana, mi arrivò un’email che mi comunicava i dettagli per attivare l’accesso al mio profilo personale e svelare il mistero delle mie origini. Da allora, sono stato invitato a partecipare a numerose indagini scientifiche e test psicoattitudinali per completare il quadro delineato dal mio codice genetico. Tutto materiale che i ricercatori hanno messo a buon uso per identificare possibili cure per determinate malattie. Leggi il resto : Sono anche un po’ iraniano
I tre plugin che uso sul blog
Che io sia un incallito minimalista allergico alla spazzatura digitale di ogni tipo non è certo un segreto per chi mi conosce. In particolare, da anni cerco di adottare questa filosofia di vita su tutti i siti web che gestisco, ed il mio piccolo blog sperduto nella rete non poteva certo essere da meno. Così ho deciso di incorporare nel tema casalingo alcune funzioni precedentemente svolte da plugin di terze parti, come la cache, la disattivazione di Gutenberg (sul quale sto preparando un post a parte), e l’estensione delle funzioni dell’editor TinyMCE per aggiungere alcuni pulsanti che uso per rendere i miei contenuti più accessibili. Spremi che ti rispremi, sono riuscito a ridurre la lista a soli tre plugin, dei quali vorrei parlarti oggi. Leggi il resto : I tre plugin che uso sul blog
Tacchino al chili
No, non c’è un refuso nel titolo, la parola in questione è da pronunciarsi “cili”, e non indica una misura relativa al peso del pennuto, quanto piuttosto una miscela di spezie originaria del Messico. La ricetta di oggi proviene da uno dei vari libri che Sunshine prende in biblioteca per cercare ispirazione su cosa cucinare la sera, per portare un po’ di varietà in tavola, senza la pesantezza dei piatti pieni di salsine che ti propinano nei ristoranti americani, ma al contrario studiate per essere salutari e nutrienti al punto giusto. Immagino non sia difficile trovare gli ingredienti necessari anche in Italia, quindi eccoti una proposta sfiziosa per un fine settimana in compagnia d’amici, magari all’aria aperta, con una tovaglia stesa sul prato smangiucchiando qualcosa tra una partita di pallone ed una pennichella. Leggi il resto : Tacchino al chili
Due chiacchiere con Ivan Messina
Non ringrazierò Nicola mai abbastanza per avermi fatto scoprire, circa un anno fa, il provider SupportHost, sui cui server ho trasferito prima il sito del mio plugin per le statistiche, e poi questo blog, stanco delle continue limitazioni e dell’antiquatezza del provider che mi aveva ospitato per quasi 15 anni. Neanche a farlo apposta, mentre un paio di settimane fa mettevo insieme due righe per tirare le somme sulla mia esperienza in questi 12 mesi, mi arriva un messaggio da nientepopodimeno che Ivan Messina, l’amministratore delegato della compagnia, chiedendomi se mi andasse di fare due chiacchiere (e ti pareva!) in video chat, come parte di una campagna marketing in cui i clienti diventano testimonial e condividono le proprie impressioni sulla qualità del servizio. Ovviamente ho accettato più che volentieri, e così ci siamo incontrati su Google Meet ed abbiamo discusso per una ventina di minuti alternando il serio ed il faceto. Abbiamo deciso di farlo in inglese, così che la sua campagna promozionale potesse rivolgersi anche ai loro clienti al di fuori dell’Italia. Non ci siamo preparati prima, ed in fondo è stato bello registrare anche quella spontaneità nelle mie risposte alle classiche domande che puoi aspettarti in questo contesto. Ti farò sapere quando andrà in onda. Leggi il resto : Due chiacchiere con Ivan Messina