Visto l’esperimento di qualche mese fa, in cui ho condiviso come ChatGPT ha riscritto il mio racconto distopico, oggi ho voluto provare a chiedere all’intelligenza artificiale di scrivere una breve storia per romanzare il mio sogno nel cassetto per quando arriverà il mio momento di andare in pensione. Certo, in questi circa quindici anni di cose ne potranno cambiare parecchie, specialmente seguendo con la mente la traiettoria del nostro passato più recente, ma tutto sommato sognare non costa nulla, e mi fornisce quella spinta quotidiana ad andare avanti. Poi c’è sempre la speranza che mi mettono addosso i miei vicini di casa virtuali, quando raccontano delle loro avventure in cerca di fortuna in altri Paesi. Già, perché il sogno nel cassetto a cui mi riferisco è quello di poter andare a passare gli anni del riposo in un Paese tranquillo, lontano da guerre, polarizzazioni estreme e vita stressante in generale.
Da tempo ho puntato gli occhi sul Costa Rica, che sembra promettere bene sotto vari punti di vista: dalla semplicità di ottenere un permesso di soggiorno (portando in dote un po’ di moneta frusciante, come fanno i tedeschi con i profughi che vengono in Europa, in fondo), alla qualità del sistema sanitario nazionale, dalla diffusione elevata delle energie rinnovabili e sostenibili al clima temperato e gradevole tutto l’anno. Qualcuno potrebbe dirmi che la criminalità è un problema, ma diciamocelo seriamente: a parte i Paesi scandinavi, non mi pare che il resto del mondo sia messo poi molto meglio. Ed allora eccoti il racconto che l’intelligenza artificiale ha messo insieme per condensare questo mio sogno.
Mark e Sarah avevano lavorato duramente per tutta la loro vita. Avevano vissuto le gioie e le sfide, avevano cresciuto i loro figli, e ora erano giunti a un momento importante nella loro esistenza: la pensione. Dopo aver risparmiato diligentemente per anni, avevano deciso di iniziare un nuovo capitolo della loro vita in un luogo lontano e affascinante: la Costa Rica. Mentre guardavano il tramonto dalla loro casa, riflettevano sulla decisione che avevano preso. Non erano dei sognatori irrealistici, ma avevano sempre desiderato una vita più lenta, in armonia con la natura, lontano dallo stress e dalla frenesia della vita cittadina. La Costa Rica, con la sua reputazione di “Pura Vida”, sembrava il posto ideale.
Dopo una meticolosa pianificazione, Mark e Sarah vendettero la loro casa ed i loro beni nella patria dov’erano vissuti per tanti anni. Imballarono solo il necessario e presero un volo diretto per la Costa Rica. Con il cuore colmo di speranza e un pizzico di apprensione, si ritrovarono in un piccolo villaggio costaricano, circondato da montagne lussureggianti e oceano cristallino. L’adattamento non fu senza sfide. La lingua, la cultura e le nuove routine richiesero tempo per essere assimilate. Ma Mark e Sarah affrontarono queste sfide con un sorriso, imparando la lingua, facendo amicizia con i vicini e immergendosi nella vita locale. La gente della Costa Rica, con la loro gentilezza e disponibilità, li fecero sentire i benvenuti.
Acquistarono una piccola casa in cima a una collina, con una vista mozzafiato sulla costa. Ogni mattina, si svegliavano al canto degli uccelli e facevano colazione sulla terrazza mentre guardavano le onde del mare. La loro giornata non aveva fretta. Facevano passeggiate nella foresta pluviale, nuotavano nelle acque cristalline e assaporavano la cucina locale con ingredienti freschi e saporiti. La pensione aveva portato loro un lusso prezioso: il tempo. Avevano il tempo di godersi il sorgere e il tramontare del sole, di coltivare i loro hobby, di esplorare la natura selvaggia e di connettersi l’uno con l’altro in modo più profondo. Avevano scoperto la bellezza di un ritmo di vita più tranquillo, dove l’orologio non era il loro padrone.
Con il passare degli anni, Mark e Sarah divennero parte integrante della comunità. Insegnavano l’inglese ai giovani del villaggio e aiutavano a raccogliere fondi per progetti locali. La loro vita in Costa Rica era un equilibrio perfetto tra relax e un senso di scopo. Il tempo passò inesorabilmente, ma Mark e Sarah sapevano che avevano fatto la scelta giusta. La Costa Rica aveva accolto la loro pensione con braccia aperte, donando loro un’esperienza di vita che non avrebbero mai dimenticato. La “Pura Vida” aveva riempito i loro giorni di gratitudine e serenità, dimostrando che un nuovo inizio in un luogo lontano può portare gioia e soddisfazione. Con il sole che scompariva all’orizzonte, Mark e Sarah sapevano che il loro racconto di vita aveva trovato un meraviglioso epilogo, e il futuro in Costa Rica si stagliava davanti a loro con promesse infinite.
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C’era una volta un impiegato della pubblica amministrazione di nome Mario, noto tra i suoi colleghi come “il Grattapanza”. Era chiamato così per la sua abitudine di grattarsi il ventre ogni volta che si trovava in una situazione stressante o quando doveva prendere una decisione importante.
Mario aveva trascorso una vita intera nell’ufficio grigio e monotono, tra pile di carte e fogli ingialliti. La sua scrivania sembrava un campo minato di documenti da elaborare e pratiche da completare.
Era diventato una sorta di leggenda vivente nell’ufficio, con le sue strane abitudini e le sue eccentricità. Era famoso per la sua mancanza di puntualità, per il disordine sulla sua scrivania e per la sua propensione a prendersi lunghe pause caffè.
Ma un giorno, una notizia sconvolse l’equilibrio precario dell’ufficio: il Grattapanza stava per andare in pensione. La notizia si diffuse rapidamente tra i corridoi, suscitando reazioni contrastanti tra i colleghi. Alcuni erano sollevati all’idea di liberarsi finalmente delle sue stranezze, mentre altri erano preoccupati per come avrebbero affrontato il lavoro senza di lui.
Mario, dal canto suo, sembrava prendere la cosa con filosofia. Continuava a grattarsi il ventre con la stessa noncuranza di sempre, come se la sua pensione fosse stata programmata fin dall’inizio della sua carriera.
Il giorno della sua festa d’addio, l’ufficio si riunì per salutarlo. C’erano discorsi di commiato, regali impacchettati in fretta e furia e pacche sulle spalle. Mario accettava tutto con il suo solito sorriso strano, ringraziando cortesemente ognuno dei suoi colleghi.
Poi, mentre il sole calava lentamente all’orizzonte, il Grattapanza si alzò in piedi per un ultimo discorso. Le parole uscirono dalla sua bocca con una cadenza un po’ strana, ma portavano con sé un messaggio sincero.
“Colleghi, è stato un viaggio strano e tortuoso, ma non potrei immaginare di averlo fatto con persone migliori. So che le mie eccentricità non sono sempre state facili da sopportare, ma spero che abbiano reso le vostre giornate un po’ più leggere. Ora è giunto il momento per me di andarmene, ma vi lascio con un consiglio: non prendetevi troppo sul serio. La vita è troppo breve per grattarsi il ventre per ogni piccolo problema. Grazie di tutto.”
Con queste parole, il Grattapanza lasciò l’ufficio per l’ultima volta, lasciando dietro di sé un vuoto strano e indescrivibile. Ma nel cuore dei suoi colleghi, rimase un ricordo indelebile di un uomo che, nonostante le sue stranezze, aveva lasciato un’impronta unica nell’ufficio. E così, mentre il Grattapanza si allontanava verso il tramonto, l’ufficio continuò a girare, con una nuova consapevolezza dell’importanza di non prendersi troppo sul serio e di godersi la vita.
Risposte al commento di Trap
😂😂 davvero niente male quest’intelligenza artificiale.