Non è ancora passato un mese dall’insediamento di Trump e già non ne posso più e vorrei scappare da questo Paese pieno di matti in cui la qualità della vita per noi comuni mortali è peggiorata notevolmente negli ultimi vent’anni. E non lo dice un cretino qualsiasi come il sottoscritto, ma fior fiore di ricerche e statistiche che fanno vedere come in America si vive meno e peggio rispetto a tante altre nazioni nel mondo. Ti confesso di sentirmi in trappola, e la sensazione non è certo delle più piacevoli: se non fosse per il lavoro e le figlie, specialmente considerando i recenti cambiamenti nella mia situazione familiare, avrei già fatto i bagagli. Ma non ho le forze per rimettermi in gioco a cinquant’anni suonati, trovare un lavoro da qualche altra parte, e ricominciare da zero. Perché tutto sommato il lavoro che faccio adesso mi piace ed è una di quelle poche certezze che mi sono rimaste, ed a cui non vorrei rinunciare. Oramai per me, come direbbero i nostri cugini francesi, rien ne va plus. Leggi il resto di Dazi allo zero percento
Archivio degli articoli in salotto
Oggi l’America volta pagina
Il grande giorno dell’inaugurazione di Donald Trump è finalmente arrivato, ed a dirla tutta non vedo l’ora che questi quattro anni passino in fretta, sempre che si arrivi alla fine del suo mandato. In queste ultime settimane in cui i riflettori hanno definitivamente abbandonato sia Biden che Harris, il duo Trump – Musk (ma il vice presidente non era Vance?) ha catturato l’attenzione del mondo con le loro uscite sempre più fantasiose e prive di un apparente filo logico, di un’agenda di base. In Italia i partiti che si presentano alle elezioni presentano un programma agli elettori, un programma che rappresenta anche un punto di partenza dal quale costruire le alleanze con altri partiti. In America, con Donald Trump, il programma si chiama “come mi son svegliato stamattina”: proprio questa imprevedibilità è la grande incognita del suo mandato, eppure gli elettori lo hanno votato lo stesso, dandogli carta bianca a partire dal momento in cui poggerà la mano su quella Bibbia che suggellerà il suo ruolo di Presidente degli Stati Uniti d’America. Leggi il resto di Oggi l’America volta pagina
Il capolavoro diplomatico di Giorgia
Visto che persino miei amici che generalmente non hanno molta simpatia per Giorgia Meloni hanno ammesso che il nostro Presidente del Consiglio ha fatto un buon lavoro riguardo alla rapida liberazione di Cecilia Sala, non potevo non spendere due parole in merito su questi schermi. Le tempistiche davvero lampo del suo rilascio, ed il coordinamento di Giorgia Meloni con la controparte americana per non autorizzare l’estrazione del prigioniero iraniano Abedini, sono state una dimostrazione straordinaria di abilità diplomatica e leadership da parte del governo italiano. Si, gli americani in questi giorni hanno mugugnato un po’, ma è giusto una sceneggiata per salvare la faccia. Quest’episodio, non c’è alcun dubbio, ha messo in luce non solo l’efficacia di far parlare i fatti, ma anche la capacità di Giorgia di navigare complesse situazioni internazionali con la determinazione e la competenza che non mi pare di vedere in altri capi di stato europei ultimamente. Leggi il resto di Il capolavoro diplomatico di Giorgia
Che futuro stiamo lasciando ai nostri figli?
“Gli scienziati vi hanno avvertito per decenni, perché non avete fatto nulla? Perché le persone sono così egoiste? La mia vita è inutile. Perché dovrei andare a scuola e risparmiare se tanto morirò comunque?” Queste sono le domande che i giovani di oggi si pongono, tra una partita a Fortnite ed una sbirciatina agli ultimi trend su TikTok. Già, perché per loro tanto vale passare la giornata a carpire quella gratificazione immediata, piuttosto che pensare ad un futuro che probabilmente non potranno mai realizzare. Come dici? Pensi che io sia un catastrofista troppo pessimista, e che invece le cose prima o poi volgeranno per il meglio? In realtà, queste considerazioni non sono mie, ma dell’autore di un recente articolo apparso su Collapse 2050, da cui ho tratto le domande di apertura. Sempre più adolescenti, ce lo dicono i giornali, considerano il suicidio per uscire da una situazione che precipita, continua l’editoriale. E l’unica cosa che riusciamo a fare è dispiacerci per loro. Ma non basta. Leggi il resto di Che futuro stiamo lasciando ai nostri figli?
Quante volte posso pescare un pesce rosso?
Era il lontano maggio del 2024 quando decisi di lanciare l’idea (non certo originale) di scambiare post con i vicini di casa virtuali. Il concetto era abbastanza semplice: tu pubblichi qualcosa di mio sul tuo blog, ed io pubblico qualcosa su questi schermi. Qualche settimana dopo, Daniele ed io ci abbiamo provato, ed è stato simpatico vedere la reazione dei lettori e leggere i vari commenti. Ora è il turno di Piero: dopo un lungo lavoro diplomatico dietro le quinte, siamo finalmente riusciti a siglare un accordo, e mentre il mio post va in onda sul suo blog, eccoti qui di seguito quello che lui ha deciso di proporre ai miei lettori. Ovviamente a lui va un ringraziamento particolare per aver aderito a quest’iniziativa. Se anche tu vuoi partecipare, lascia un commento con la tua email, così ti contatto. Leggi il resto di Quante volte posso pescare un pesce rosso?
Cuba è in ginocchio, ma pochissimi ne parlano
Qualche mese fa, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato una risoluzione di condanna del durissimo embargo imposto dal Paese a stelle e strisce nei confronti dell’isola di Cuba. Un embargo che oramai non fa più notizia, del quale i giornali non parlano più da anni, ma che ha finito per mettere in ginocchio l’isola caraibica. Indovina un po’ chi sono stati gli unici due voti contrari tra i 189 membri? Quelli di Stati Uniti ed Israele. Non c’è dubbio che l’obiettivo di soffocare l’economia cubana limitando i viaggi e vietando alle imprese americane di commerciare con Cuba è davvero anacronistico. Visto il peso specifico dei due paesi non è difficile capire quanto possa essere micidiale per l’Avana l’imposizione a tutto il mondo di un embargo da parte di Washington e nello specifico da parte dell’amministrazione Biden. Amministrazione che ipocritamente poi si vanta di accogliere ed aiutare quei poveri disperati che salgono su un barcone per scappare da quella miseria. E poi ci stupiamo perché la gente non ha votato per la Harris. Leggi il resto di Cuba è in ginocchio, ma pochissimi ne parlano
Il rapporto del Censis per il 2024
La sindrome italiana è la continuità nella medietà, in cui restiamo intrappolati: non registriamo picchi nei cicli positivi, non sprofondiamo nelle fasi critiche e recessive. Questo è quanto si legge tra le pagine dell’annuale rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese. Dal lontano 2007 è tradizione di questo blog fare una piccola analisi di quei dati, per capire in che direzione si muove la società italiana. Essendo reduce da un viaggio inatteso in Sicilia, quest’anno ho potuto toccare con mano alcune delle osservazioni evidenziate tra quelle pagine, forse amplificate da quel divario tra nord e sud che, nonostante tutti gli sforzi e tutti gli investimenti, rimane un problema che ad esempio costringe la gente all’emigrazione sanitaria pur di farsi curare in maniera decente, e che si traduce in un confronto impietoso dello stato delle infrastrutture nell’isola rispetto al resto del Belpaese. Leggi il resto di Il rapporto del Censis per il 2024
La crisi del sistema sanitario americano
Se diciotto anni fa avessi avuto anche il minimo sospetto che l’America si sarebbe ridotta in questa condizione pietosa, forse oggi avrei una bella villetta da qualche parte nelle rigogliose e bucoliche valli toscane insieme a Sunshine. Quando siamo partiti, erano i tempi della campagna elettorale di Obama, del suo “Yes, we can!”, delle riforme alla sanità pubblica che portano il suo nome, e via dicendo. Certo, come mi ricordava anche Davide quando ci siamo visti in Sicilia un paio di settimane fa, è proprio con la presidenza Obama che nasce il movimento woke che oggi si sente il diritto morale di controllare l’agenda di quello che deve piacerci, di come dobbiamo parlare e di quale colore devono essere i protagonisti di film e serie televisive. Ed è stato Obama a soffiare sul vento della primavera araba, che dalla speranza di riscatto dei popoli, si è trasformata invece in un incendio che ha finito per destabilizzare ulteriormente quelle terre martoriate. Però almeno la questione delle assicurazioni sanitarie stava tendando di risolverla. Leggi il resto di La crisi del sistema sanitario americano