due chiacchiere

Archivio degli articoli in salotto, pagina 2

L’intervista a Vladimir Putin

Alle porte dell’Europa, due Paesi sono in guerra da due anni esatti, eppure in tutto questo tempo ho visto i giornali (e persino Sanremo l’anno scorso, ricordi?) raccontarci soltanto la versione di una delle due campane, etichettando senza possibilità d’appello le azioni dell’altra parte. Premesso che Putin non sarà certo uno stinco di santo, è anche vero che si contano sulle punte delle dita i giornalisti che si sono presi la briga di andare a suonare il citofono del Cremlino per fare un paio di domande all’inquilino della Piazza Rossa. Tra questi, recentemente si è cimentato nell’impresa il signor Tucker Carlson, noto nel Paese a stelle e strisce per essere uno sfegatato repubblicano (per anni ha condotto una trasmissione su Fox News, equivalente di Rete4 ai tempi di Emilio Fede), che ha deciso di fare le valigie ed è andato ad intervistare Putin qualche settimana fa. Intervista che io ho guardato per intero, senza il filtro distorto di coloro che si sono stracciati le vesti ed hanno invocato sanzioni per quest’atto spudorato di propaganda. Leggi il resto di L’intervista a Vladimir Putin

I carrarmati del lavoro in rivolta contro l’Europa

Che io sia euroscettico da tempi non sospetti non è una novità. In questi giorni vedo di non essere l’unico a pensarla in questo modo. L’agricoltura in tutta Europa sta vivendo un momento di profonda disapprovazione nei confronti delle politiche ambientali promosse dall’Unione. I lavoratori di Francia, Germania, Polonia, Romania, Belgio, Spagna, Grecia e Italia si sono schierati contro queste misure, mostrando una frustrazione diffusa e unanime. Le tensioni non riguardano solo singoli provvedimenti, come quelli sui pesticidi, ma coinvolgono anche questioni strategiche più ampie. Il recente schieramento dei trattori tedeschi sotto l’Arco di Brandeburgo ha sollevato interrogativi sulla serietà delle azioni intraprese dai politici del Vecchio Continente. Persino mezzi di informazione tradizionalmente europeisti hanno criticato queste politiche, definendole dissennate. Molti ritengono che queste misure non siano semplici iniziative ambientali, ma strumenti per minare l’agricoltura tradizionale e consegnare il settore ai grandi gruppi. Leggi il resto di I carrarmati del lavoro in rivolta contro l’Europa

Ultima generazione

L’altro giorno hanno invitato il professor Paolo Crepet alla trasmissione Uno, Nessuno, 100Milan. E tra le tante domande sulle quali hanno chiacchierato, una era sul recente atto di protesta inscenato da due attiviste al museo Louvre, che hanno imbrattato con una zuppa il vetro della Gioconda. Queste persone, a quanto capisco, cercano di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su questioni climatiche, eppure ti confesso che ho fatto fatica a trovare più di un trafiletto sui principali giornali. Segno che oramai queste azioni lasciano il tempo che trovano, e che la gente comune ha imparato a considerarle semplice rumore di fondo da ignorare. Insomma, alla fine gli attivisti hanno ottenuto l’effetto contrario a quello sperato, come io sospettavo da tempo. In Italia, il gruppo più in vista è sicuramente Ultima Generazione, che ha imbrattato monumenti, bloccato strade ed organizzato azioni di protesta in giro per lo Stivale. Però quando sono andato sul loro sito a cercare di capire cosa vogliono, ho trovato solo poche idee ma confuse, come si dice in questi casi. E sembra pensarla così anche Paolo Crepet. Leggi il resto di Ultima generazione

Arancione o Addormentato, non importa

La scorsa settimana si è svolta in Iowa (ma ‘ndo cavolo si trova sto Iowa, qualcuno lo sa, senza chiedere a Gugulù?) la prima tornata di elezioni primarie degli Stati Uniti, che si concluderà, se non erro, a Giugno, incoronando i due candidati alla presidenza del Paese dell’aquila calva. Si votava soltanto per il partito repubblicano, ed ovviamente Trump è stato proclamato il vincitore assoluto. Leggendo i vari editoriali sull’argomento, ho notato quasi un senso di stupore tra gli autori, come se in un certo senso nessuno si aspettasse che questo sarebbe stato il risultato di questo esercizio di facciata. C’è chi dà la colpa al meteo, particolarmente rigido, che avrebbe scoraggiato molti elettori a presentarsi alla riunione (già, il voto tramite caucus è un retaggio dell’America del Far West, ma questa è una storia che merita un post a parte), c’è chi critica le scelte degli avversari di Trump di concentrarsi su questioni che non suscitano l’interesse degli elettori. La verità, secondo me, è che il copione è stato già scritto dai capi del partito, e noi elettori non siamo altro che pedine nelle loro mani. Però poi vengono a scassarmi i cabbasisi perché le elezioni in Russia sono pilotate. Leggi il resto di Arancione o Addormentato, non importa

I guerrieri delle tastiere uccidono davvero

I nuovi social media, sin dall’inizio, si sono proposti come una piattaforma per la condivisione di esperienze. Ben presto ci si rese conto che potevano diventare terreno fertile per comportamenti dannosi e minacce online. Ho scritto nuovi perché, prima dell’avvento di blog e piattaforme come Facebook e soci, esistevano altri ambiti di ritrovo virtuale, come Usenet, accessibili ad un ristretto numero di utenti, prevalentemente nell’ambito accademico. In questi contesti, comunque, il gruppo che si formava era più importante del singolo individuo, ed i protagonismi e gli attacchi personali erano solitamente circoscritti all’interno di quella stanza, se così possiamo dire. Con l’avvento dei social e dei cellulari intelligenti, le cose sono cambiate radicalmente, ed è stato messo in mano ad ognuno di noi un megafono anonimo che ci consente di amplificare e rendere pubblica la nostra stupidità collettiva. Allo stesso tempo sono nati gli influencer. Nient’altro che agenti di commercio che sfruttano il nuovo mezzo social per rifilarci pandori a centinaia di euro, facendo leva sulla stessa stupidità collettiva che identifica la felicità e lo status sociale nell’appartenenza ad un gruppo: se io compro il pandoro firmato, posso far vedere a tutti che sono una persona felice. Leggi il resto di I guerrieri delle tastiere uccidono davvero

I buoni propositi per il 2024

Per qualche tempo, durante il periodo di massimo splendore della blogosfera, ho mantenuto la tradizione di usare il primo post dell’anno per compilare un elenco di buoni propositi, un rito propiziatorio che potesse portare un po’ di buona sorte durante i dodici mesi che mi si paravano davanti. A distanza di più di un decennio dall’ultima volta, rileggo con piacere le mie farneticazioni dell’epoca. Dalla gioia che esprimevo per l’acquisto della nostra prima casa nel 2009, che da allora abbiamo venduto per acquistarne una più grande ed adatta alla famiglia che è cresciuta, ai progetti per espandere il mio plugin per le statistiche, che all’inizio dell’anno scorso ha trovato una nuova casa e che adesso continua a crescere nelle sapienti mani della VeronaLabs. In fondo, come ricordavo anche nel mio recente audiopost (si dice così?), il bello di mantenere un blog è proprio questo: mettersi a sfogliare le pagine del passato, specialmente quello remoto, e vedersi scorrere davanti agli occhi la propria vita. Leggi il resto di I buoni propositi per il 2024

Il rapporto del Censis per il 2023

Uno degli appuntamenti tradizionali di questo blog, che si ripete da tempo immemore, sono le mie riflessioni a margine del Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese pubblicato dal Censis. Quest’anno ho deciso di fare una cosa un po’ diversa, estrapolando l’intervista fatta da Alessandro Milan in una recente puntata della sua trasmissione al direttore generale di quest’istituto, Massimiliano Valerii (no, le due i non sono un refuso). Lo studio, per chi non lo conoscesse, fornisce uno spaccato decisamente interessante sulla società italiana. Quest’anno la parola chiave sembra essere sonnambuli: per gli italiani tutto è emergenza, dunque, alla fine, nulla lo è veramente. L’84% degli italiani è impaurito dal clima impazzito, il 73,4% teme per il futuro del Paese per i suoi problemi strutturali, il 73% è convinto che per via degli sconvolgimenti globali arriveranno in Italia sempre più migranti e non sapremo come gestirli. Ma ancora: il 53% teme il collasso finanziario dello Stato, il 60% ha paura dell’esplosione di un conflitto globale e il 50% è convinto che non abbiamo abbastanza difese contro il terrorismo. Eppure, nessuno riesce a reagire in maniera vigorosa, come invece accade altrove nel mondo. Leggi il resto di Il rapporto del Censis per il 2023

Troppo tardi per triplicare il nucleare

Sorrido amaramente quando leggo questi proclami ad effetto che escono dai convegni mondiali sull’energia ed il cambiamento climatico: una ventina di Paesi vorrebbero triplicare gli investimenti per il nucleare nei prossimi 25 anni. Sorrido amaramente perché queste cose si dovevano fare una trentina d’anni fa, ora siamo in ritardo colossale. Io già ero convinto che il nucleare fosse l’unica strada circa 15 anni fa, quando invece il popolo italico votò per non investire in queste tecnologie, spaventato da terroristi ecologici che sbandieravano chissà quali scenari apocalittici sotto il naso degli elettori. Talebani del verde che piuttosto che veder costruire una centrale nucleare, avrebbero preferito continuare ad usare carbone e gasolio per soddisfare la crescente sete di energia dell’Italia. Già, perché una manciata di pannelli solari e due pale eoliche non possono coprire il fabbisogno ingente di corrente elettrica a cui assistiamo oggi. Se poi consideriamo che le agenzie per la salvaguardia del patrimonio fanno fare giravolte degne dei migliori trapezisti, per ottenere i permessi per installare nuovi impianti per le rinnovabili, la frittata è fatta. Leggi il resto di Troppo tardi per triplicare il nucleare

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