due chiacchiere

Figlio mio, lascia questo Paese

Lo so, sembra che io mi diverta a girare il coltello nella piaga, quando riporto stralci di articoli che parlano di storie d’emigrazione, di gente delusa dal Belpaese, di cervelli in fuga e di Beppe Severgnini. Ma la verità è che mi piange il cuore ogni volta che leggo queste cose, perché che tu ci creda o no, non è poi così facile (psicologicamente parlando) fare le valigie e varcare “per sempre” il confine nazionale. L’ultimo tassello in questo infinito mosaico arriva dal Direttore Generale della Luiss, Pier Luigi Celli. Che scrive una lettera aperta al figlio che sta per laurearsi, consigliandogli di emigrare al più presto all’estero. Voglio riportarne qualche passaggio, come hanno fatto molti altri blog che seguo, per darti uno spunto di riflessione. Aggiungendo che non basta stracciarsi le vesti, puntare il dito contro gli altri e starsene poi immobili nel proprio individualismo del “mors tua, vita mea”. Questi ignavi non meritano neppure ascolto, chi piagnucola senza agire attivamente si merita il Paese in cui vive.

La sofferenza di un padre

Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. Ed è per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio. Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l’idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.

Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell’estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.

Commenti

  1. ha scritto:

    Sono d’accordo…argomentazioni molto giuste da un pulpito molto sbagliato

  2. Caigo
    ha scritto:

    Ho già letto in altro blog queta “lettera aperta”.
    Copio pari pari lo stesso commento…ovviamente.

    Andar via per cercare stimoli, avventura,novità è una cosa bella e da incoraggiare.
    Andar via per “sfinimento” è tristissimo…in fondo gli zombie che rovinano questo paese prima o poi dovranno pur schiattare e lasciare il posto a gente, non dico normale, ma almeno appartenenti alla razza umana. 🙁

    Risposte al commento di Caigo

    1. camu
      ha scritto:

      @Caigo, si ma come il tempo passa per loro, passa anche per noi 🙂 Quindi quando schiatteranno, probabilmente anche a noi non sarà rimasto moltissimo, e quindi? Avremo sprecato un’intera vita in questo modo, quando l’avremmo potuta spendere all’estero a fare qualcosa di utile, anche per l’Italia stessa. Io la penso così… E poi guardiamo in faccia la realtà: dici davvero che la prossima generazione di politici sarà diversa? Ma li hai visti i consiglieri di 30 anni del tuo comune? Io che in quei luoghi malsani ci lavoravo, quand’ero in Italia, so di cosa parlo… e le giovani leve non promettono nulla di buono, anzi mi sembrano peggio di quelli che ci sono adesso.

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