L’intervista doppia, appuntamento (quasi) fisso del lunedì di questo blog da 9 mesi a questa parte, per il momento non va in vacanza, per la gioia di quelli che come me sono più o meno costretti a starsene in ufficio a sudare sette camicie per via della canicola estiva. I due ospiti di oggi, tra l’altro, sono due “vecchie conoscenze” della blogosfera italiana, che io iniziai a seguire (chissà come, chissà perché) già prima di costruire questo mio piccolo appartamento virtuale. Sia la Fran con il suo Uccidi un grissino, salverai un tonno (nel seguito G), che Livefast con Sviluppina (indicato con la S), sono assolutamente da non perdere. Specialmente perché qui sotto ti consigliano un “libro per l’estate” da leggere sotto l’ombrellone.
Raccontaci il tuo odore preferito
G: Il mio odore preferito è l’unico che riesco a far pervenire al mio olfatto da quando polverizzo finemente nescafè e a volte lo mescolo con dell’aspirina, anche lei pestellata sapientemente fino a renderla polvere: quello di caffè. Naturalmente cito questo perché tutti gli altri odori non riescono più a pervenire al mio nervo olfattivo ed essere quindi elaborati dall’encefalo, ma direi che è un prezzo ragionevole per avere uno stimolante a basso costo che mi permette finalmente di stare sveglia 20 ore al giorno in modo del tutto naturale e senza effetti collaterali.
S: II mio odore preferito è lo stesso della maggior parte degli uomini eterosessuali e della totalità delle donne omosessuali: stufato di capriolo. Adoro il modo in cui promana e si diffonde dalla sua umida sorgente: morbido, grasso, avvolgente, totale. Adoro, soprattutto, mettere il piatto sotto il naso di altre persone, che magari hanno ordinato la polenta col cinghiale o i canederli in brodo e dire “oh, ma non sembra anche a te che questo stufato di capriolo odori proprio di… stufato di capriolo?” Naturalmente, vale la pena di ricordarlo, non tutti gli stufati di capriolo hanno lo stesso odore. Alcuni hanno odori meno gradevoli di altri. Per questo, come ci ricorda il proverbio, è dovere dell’uomo saggio annusare bene lo stufato prima di scegliersi il capriolo.
Il tuo prossimo viaggio: quando, dove e perché
G: Se viaggio intendiamo come qualsiasi percorso che mi costringe a non dormire nel mio letto abbracciando il mio peluche e lasciando rivoli di bava sul mio cuscino direi che le prossime tappe saranno Riva del Garda per i Radioncontri dove vado lì per vedere gente e fare cose poi inutilissimi viaggi clinico-lavorativi in Austria. Molto probabilmente quindi o Innsbruck o Salisburgo. Altrimenti per prossimo viaggio potrebbe anche andare bene Reggio Emilia, ma mi fermo di solito solo
mezza giornata, altrimenti mi hanno detto che la residenza a Parma scade. Mah.
S: Il mio prossimo viaggio sarà in America. La mia vita è così: ogni tanto devo prendere ed andare in America a vedere gente, fare cose. Per lavoro naturalmente, per diletto, se fosse per me, il viaggio più impegnativo che pianificherei sarebbe quello al locale supermercato per comprare patatine e birra (e comunque non sarei io a compierlo). Poi vado anche a fare un weekend ad Atene. Uno alla fine ci deve andare ad Atene, giusto? A vedere il Partenone eccetera. Quindi ci vado. Un weekend di giugno. Soprattutto per vedere se la tuta d’amianto che ho fabbricato con l’eternit che mi hanno rimosso l’anno scorso dal sottotetto funziona.
Raccontaci l’ultimo libro che hai letto
G: Strano, la stessa domanda che mi ha fatto Torriero al Litcamp e quasi quasi ti linkerei il video, ma sono troppo pigra (ecco il video in questione, ndc). Cercando di non fare pubblicità ai miei amici scrittori (quindi non citando che ne so, Daniela Losini o Violetta Bellocchio e i loro lavori) direi che gioiosamente, assieme alla parallela lettura di Malattie dell’apparato Gastrointestinale, ho terminato di leggere un saggio di Enzo Bettiza “1956 Budapest: i giorni della rivoluzione” Molto bello, poi l’ho iniziato a leggere perché amo i saggi storici e perché mi si è preso sto amore per Budapest. Quasi ci andrei a vivere dopo la laurea. O ci andrei a prendere la laurea, non so.
S: Questa è una domanda complicata. Una alla quale nessuno, credo, risponderebbe con la verità. La interpreto dunque nel suo significato più vero e profondo di “qual è l’ultimo libro che hai letto (o non letto) di cui ti va di parlare perché pensi che dire di averlo letto ti faccia sembrare figo?” Ti ringrazio per l’interessante domanda e passo ad ignorarla. L’ultimo libro che ho letto si intitola “I segreti del Canal Grande” e l’ha scritto uno sfigato che si chiama Alberto Toso Fei. Questo tizio ha scoperto un filone. Ogni tanto butta fuori un libro tutto pieno di questi pseudo-misteri legati ai luoghi di Venezia, paragrafi brevi, lettura veloce, formato tascabile. Io, quando vado a Venezia, mi compro il suo ultimo libro e giro per la città a visitare i luoghi leggendo al contempo del loro leggendario passato. E’ divertente, fatelo anche voi. Ah, ho letto anche l’ultimo di Hornby, che fa cagare. E quelli di un po’ di amici miei come Vanni Santoni, Mauro Zucconi, e Gianni Solla. Capolavori. No, sul serio.
Commenti
@Livefast, potrei seriamente pensare di cambiare l’ultima domanda usando la “forma” da te suggerita 🙂
chissà cosa aveva inalato prima di odorare colui che sposò la mantide di capriolo.
è corta