due chiacchiere

Intanto in Germania zitti zitti…

La notizia sembra essere passata inosservata sui principali quotidiani italiani che consulto la mattina mentre faccio colazione: la Germania, messa alle strette da un inverno che si preannuncia alquanto freddo, ed in mancanza del gas russo da cui dipende più di noi (che possiamo facilmente importarlo dal mare), ha deciso di rispolverare alcuni impianti a carbone per produrre energia, dopo aver deciso di chiudere le centrali nucleari che aveva ancora in funzione. Tanto che persino Greta Thunberg s’è un po’ incavolata ed ha cercato di richiamare l’attenzione pubblica sulla questione, scontrandosi con l’apatia quasi generale della gente. Che, ancora una volta, pensa solo al portafogli, ed ora ha capito che per mettere in pratica quello che i Gretini vanno sbandierando a destra e manca, bisogna fare sacrifici, del tipo abbassare il riscaldamento d’inverno e non poter sperperare corrente elettrica 24 ore al giorno. Eh già, perché quelli che vanno in giro ad imbrattare le opere d’arte con le magliette con sopra scritto lo slogan “Basta petrolio!” (o in inglese, just stop oil), poi immagino tornino a casa la sera a godersi il calduccio nella loro casa in centro. Ed anche se non lo fanno, non capiscono che il vero problema è semplicemente che siamo in troppi: quando mi vieni a dire “basta petrolio”, mi spieghi come cavolo la mandiamo avanti la baracca che ci siamo costruiti?

Che poi, da quello che ho letto, questi che protestano contro il petrolio non vogliono neppure le centrali nucleari, tant’è che il fronte dei Gretini si è spaccato a seguito dell’intervista della loro beniamina a cui mi riferivo qui sopra. Ed allora mi spiegassero come si deve soddisfare l’astronomica sete di energia della civiltà moderna in cui viviamo. Con un po’ di pannelli solari buttati a casaccio su un paio di appezzamenti di terreno? Con quattro pale eoliche piantate tra le colline appenniniche? Senza un piano internazionale (europeo?) che incentivi l’uso ed il passaggio alle energie rinnovabili, non andremo da nessuna parte. Ed anche quando quel piano si concretizzasse, la burocrazia (specialmente in Italia) si occuperà di ritardare la maggior parte dei progetti per decenni. Nel frattempo gli stati dell’unione europea si organizzano in ordine sparso, ognuno a pensare ai casi (ho detto casi!) suoi, per racimolare quanta più energia possibile dalle fonti inquinanti attualmente a disposizione. Questa congiuntura che stiamo attraversando sarebbe stata un’occasione d’oro per spingere l’acceleratore a manetta sulla ricerca sul nucleare (pulito?), un po’ come s’è fatto per il vaccino per il Covid. Ma non mi pare di vedere nessuno sforzo congiunto in materia.

Intanto Greta non fa più notizia. Il motivo, a mio parere, lo spiega in maniera impeccabile il buon Blu-Flame sul suo blog.

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