Una decina d’anni fa, quando ancora non esisteva “la rete” così come la conosciamo oggi, faceva notizia il fatto che due persone, separate da migliaia di chilometri di distanza, riuscissero a diventare amici soltanto dialogando tramite uno schermettino (possibilmente verde o al massimo con quattro colori) o collegandosi con il portatile tramite scomodi cavi e connessioni tutt’altro che veloci. L’epoca attuale, quella dei blog e dei forum, delle chat e degli instant messaging, non era neppure immaginabile a quel tempo. E così due persone ci hanno scritto un libro: Norman e Monique. Da protagonisti.
Io l’ho letto a suo tempo con molto piacere, e tifavo ora per l’uno, ora per l’altra. Si narra la storia di Norman, metropolitano di Los Angeles, che trova un po’ per caso l’indirizzo elettronico di Monique, parigina. Cominciano a non poter fare più a meno l’uno dell’altra, come nella più classica delle storie d’amore, in un vertiginoso crescendo di messaggi email.
Finché Norman e Monique capiscono la verità: hanno bisogno di sapere davvero chi c’è dietro il fantasma dell’altro. Il libro è basato sull’epistolario elettronico, in inglese, dei due innamorati, tradotto e “montato” da Giuseppe Salza. Tutto è vero: l’immediatezza, il ritmo concitato, la scoperta della scrittura come mezzo per raccontare la propria vita. E racconta una vicenda che non ha perso, dopo dieci anni, neppure un briciolo di attualità: il rapporto tra sentimenti e nuove tecnologie della comunicazione.
Commenti
In effetti, conosco di amori nati sul web. Ecco, certe comunicazioni telematiche sembrano davvero accelerare lo sviluppo “emotivo” delle relazioni (amichevoli e non). E trovo ancora salutare che, alla fine, si senta l’esigenza di ritradurre la confidenza e la relazione “virtuale” in quella antichissima e consueta: le tre dimensioni del guardarsi negli occhi.
confermo in pieno. personalmente sono stato protagonista di una intensissima amicizia nata sulla rete, veramente a 360 gradi. con una ragazza… ma non abbiamo mai sentito l’esigenza di andare oltre. abbiamo anche molto giocato sul “vedo e non vedo”, sapere di essere nella stessa città ma senza incontrarci, lasciandoci segnali reciproci e sfruttando amici comuni per farci da “corrieri” nello scambiarci le cose… ehh, quanti ricordi! Dio benedica la rete.
Eh eh la mia storia sarebbe troppo lunga 😛
beh, potresti aprire una nuova sezione sul tuo blog per raccontarla a pezzetti 🙂 comunque in effetti tu sei proprio “la versione italiana” di norman e monique, penso.