Come dicevo qualche settimana fa, ogni tanto ho il desiderio di prendermi una pausa dal machismo cinematografico americano. I supereroi armati fino ai denti che sconfiggono mostri provenienti da altri pianeti saranno pure divertenti, ma sono così superficiali ed asettici. All’altra estremità del ventaglio dei generi americani ci sono i film sentimentali in cui la donzella di turno ha problemi con la famiglia e, dopo essersi cacciata in qualche guaio, viene inesorabilmente salvata dal principe azzurro pieno di soldi e bellezza. Ma in quanti possono davvero immedesimarsi in quei personaggi? Questo mi è sempre piaciuto, al contrario, delle produzioni italiane: che raccontano in maniera genuina e verace della gente comune, dei problemi quotidiani che molti si trovano ad affrontare, dell’agrodolce ragnatela di relazioni che ci rendono chi siamo. Gli americani sembrano aver paura di scavare più di qualche centimetro nella complessità della mente umana, e si limitano spesso a far fare gli straordinari al buon vecchio Cupido, che scocca frecce d’amore a destra e manca. E così, cercando idee su qualcosa di più “profondo” da guardare, qualche anno un amico mi suggerì Perfetti Sconosciuti, con Marco Giallini e Valerio Mastandrea.
Se dovessi riassumere il mio giudizio in poche parole, direi 10 e lode, e anche di più. Ma cominciamo ricapitolando i fatti.
Eva e Rocco, sposati da anni ma in crisi di coppia, decidono di organizzare una cena a casa loro a cui invitano alcuni loro amici di vecchia data: Cosimo e Bianca, da poco convolati a nozze, lui tassista e lei veterinaria, che desiderano fortemente avere un figlio; Lele e Carlotta, anche loro in forte crisi matrimoniale, con due figli; Peppe, un ex insegnante di educazione fisica divorziato e disoccupato, che aveva promesso di presentare agli amici la sua nuova compagna Lucilla, la quale tuttavia non ha potuto prendere parte alla cena a causa di una brutta febbre. A tavola, il gruppo si ritrova a discutere di una coppia di amici comuni che si è recentemente separata dopo che la moglie ha scoperto sul cellulare del marito i messaggi che quest’ultimo si scambiava con l’amante. Ispirata da questa vicenda, Eva decide di proporre un esperimento sociale: mettere i propri cellulari sul tavolo e far sapere a tutti il contenuto di ogni messaggio o telefonata ricevuti nell’arco della serata. Nonostante un’iniziale riluttanza, alla fine tutti decidono di partecipare.
Senza svelarti nulla, puoi immaginare le varie situazioni che nascono quando quei cellulari cominciano a squillare. Perché, dice Giallini alla fine del film riferendosi al suo cellulare, “qua dentro ci abbiamo messo tutto! Questo qua ormai è diventata la scatola nera della nostra vita!” Di questa commedia mi è piaciuta l’impostazione quasi teatrale, dove l’intera vicenda si svolge sullo sfondo della sala da pranzo, e tutta nell’arco di poche ore. Ho avuto quasi la sensazione di essere uno dei commensali a quel tavolo. La sceneggiatura è ben articolata, i dialoghi sono brillanti, e i personaggi dipingono un ventaglio di caratteri completo, con dinamiche che si possono riscontrare in qualsiasi comitiva di lungo corso.
L’intrecciarsi di momenti divertenti ed episodi drammatici mi ha tenuto incollato allo schermo per l’intera durata del film, anche quando la commedia cominciava a lasciare il campo in maniera via via sempre più netta alla tragedia degli scheletri nell’armadio, recriminazioni e ferite che saltavano fuori come mine sommerse mai venute a galla, ma mai dimenticate. Anche l’analisi della tematica omosessuale ed omofoba è affrontata, secondo me, in maniera equilibrata, e non con il falso perbenismo che oggi spinge la gente ad evitare questi discorsi per non offendere nessuno. Un po’ come succede nella vita reale, dove tematiche come tradimento e amicizia consolidano e sfasciano i nostri rapporti con gli altri.
L’idea di recensire questa commedia in realtà mi è venuta qualche giorno fa, guardando su Facebook un cortometraggio condiviso da un mio amico, creato da una compagnia di attori che ha interrotto le trasmissioni qualche anno fa, Il terzo segreto di satira. Te lo riporto qui di seguito.