Un visitatore, Domenico, leggendo il mio intervento in cui riflettevo sul clamore suscitato dal “caso Welby”, ha lasciato un lungo commento che, vista l’importanza, ho deciso di trasformare in un articolo vero e proprio, per darvi maggior risalto e visibilità. Credo che sia importante riflettere su questi temi, anche se a volte sembrano fin troppo “scomodi” e sembra più facile ignorarli.
Domenica, 25 marzo 2007
Vorrei raccontare quanto mi disse una signora settantenne ricoverata per un cancro nell’ospedale dove lavoravo.
Quello che mi domandò fu: perché ogni istituzione, politica, religiosa, medica si oppone ancor oggi a permettere legalmente che ogni cittadino possa acquistare e detenere liberamente un kit di due siringhe a tempo con i due farmaci necessari per mettere fine dolcemente a vite giudicate da chi le sta vivendo poco dignitose e causa di indicibili e irreversibili sofferenze e umiliazioni? A chi può nuocere la detenzione di tali farmaci? Quali interessi vi sono e vi possono essere per impedire quello che dovrebbe essere oggi un Diritto (nel rispetto di quello altrui) come lo è quello di farsi curare liberamente? Quali centri di potere, economico, politico, religioso hanno interessi materiali per coltivare e soprattutto mantenere persone in stato terminale in Case di Riposo, centri recupero vari, ospizi, case di Natale e quant’altro questa società bottegaia ha sempre per falsa carità e buonismo ipocrita offerto e imposto come soluzione di vita (talvolta invivibile) ai più deboli perché ammalati e ingestibili dalle proprie Famiglie?
Un accanimento terapeutico non naturale?
Quante di quelle centinaia di migliaia di persone abbruttite dalla afunzionalità, dai decubiti, dalla avanzata e terribile senescenza, da mali incurabili, terminali o quant’altro sappiamo esistere, devono vivere alla mercé della volontà, della sensibilità ma non di rado anche delle cattiverie altrui e vorrebbero invece poter liberamente scegliere se continuare o meno a vivere vite destinate in ogni caso a terminare: dolorose, invivibili e che nessuno dovrebbe imporre agli altri!?
La fede non c’entra
Quella signora, che era una cattolica non praticante, benestante con tre figli, oggi non è più tra noi. Se n’è andata per una rapida e inarrestabile emorragia che ha messo fine alle sofferenze che le stavano imponendo le certezze, scientifiche e non, degli altri! Hanno tentato futilmente di compensarla, di arrestare quanto il Suo male aveva irrimediabilmente fatto ma non sono riusciti a farla vivere qualche giorno in più!
Quali interessi ci sono dietro?
Le case farmaceutiche vedrebbero decrescere il loro fatturato in farmaci salva vita per le tante e irreversibili malattie croniche della senescenza? I politici legati da interessi vari anche al Vaticano che gestisce in parte case di riposo, di cura, Ospedali per lungodegenti? La obsoleta mentalità di chi gestisce ancora il proprio ruolo sociale imponendo sulla pelle altrui codici etici, deontologici, morali, istituzionali ormai sorpassati e più volte modificati (nel senno del poi!) vista la realtà non solo della tecno-medicina esasperata e innaturale che stiamo vivendo?!
Il senso della vita
Quella signora mi disse anche: “Capisco che Lei ha un ruolo e una professionalità, e quindi degli interessi da difendere e che quindi quanto le ho detto potrà urtare il suo Io e soprattutto potrebbe, se lei abbracciasse quanto dico, farla passare per un dottor “morte” o forse peggio per un potenziale aiuto suicida, perseguibile penalmente e che per tutte queste ragioni e tante altre non potrà capirmi o aiutarmi! Ma in fondo sia sincero, quella che sto vivendo in queste condizioni e che non vorrei più vivere è solo la mia vita, ed è un bene di mia proprietà al di là di ogni certezza che mi vorrebbero imporre e far credere!”
Che dire? Non è vero? Non sarebbe onesto il non ammetterlo… Dovremo TUTTI morire ma che ci venga imposto il come è a mio avviso oggi crudele e illiberale! Forse invece di preoccuparsi di far valere la denominazione di origine controllata ai nostri vini Regionali presso il Tribunale Europeo sarebbe più utile e necessario per tutti far valere i nostri diritti di scelta in merito al nostro vivere e morire. Ma il vino si vende, si beve e con esso si mangia e si vive bene da sani… poi… è meglio non pensarci e lasciar fare agli altri (ma quali altri?) e con noi messi irreversibilmente tacere.
Domenico de Giacomi
Commenti
E’ uno dei punti “più spinosi” di questa società. Da cattolico dico che sono contro l’eutanasia: ma non perché lo dice la Chiesa, ma perché considero il dono della vita qualcosa di superiore a noi… qualcosa su cui non dovremmo mai abrogarci il diritto di deciderne le sorti. La vita ci è stata donata… e sono anche convinto che tutto, anche la sofferenza, abbia un suo profondo motivo in un disegno divino.
Da “umano” dico anche che è brutto vedere soffrire certe persone in condizioni “disumane” e questo mi spingerebbe a favore dell’eutanasia.
Ora come ora, la soluzione che mi augurerei di più è quella di grossi passi avanti nella ricerca medica in modo da risolvere tutte quelle patologie, oggigiorno, causa di sofferenze.
Ciao,
P|xeL
caro P|xel, guarda caso i grossi passi avanti nella ricerca oggi vogliono dire “ricerca sulle cellule staminali” a cui se non sbaglio la Chiesa è contraria! 🙁
La tanto attesa cura, per esempio, per il male del secolo, il CANCRO, probabilmente non ci sarà mai.. Non conviene alle potenti case farmaceutiche che altrimenti vedrebbero ridotte le vendite di tutti quei costosissimi farmaci palliativi. Della moralità delle case farmaceutiche se ne potrebbe parlare a lungo… a cominciare dai farmaci salvavita per il terzo mondo…
Il discorso che la vità è un dono e non possiamo decidere noi come mettergli fine mi porta ad un’altra considerazione: allora perchè curarsi, perchè tenere attaccata una persona ad un respiratore per anni? Così si combatte la morte,… ma non abbiamo detto che non possiamo deciderlo noi? Allora lasciamoci morire quando capita… se non possiamo forzare la morte allora non possiamo nemmeno forzare la vita… L’eutanasia andrebbe regolamentata, in un paese civile ci sarebbero pacate discussioni bilaterali… ma ho perso la speranza di vivere in un paese civile…
Per legge non abbiamo la disponibilità della nostra vita, in Italia il suicidio è un reato. Assurdo no? Ma è come con i diritti degli animali, si sterminano migliaia di balene ma si fanno i salti mortali se una si arena sulla spiaggia. Lo avete visto “Mare dentro”? Molto toccante, soprattutto la figura del padre del protagonista che non accetta di veder morire il proprio figlio. Non c’è niente di peggio che sopravvivere ai propri figli, qualunque età essi abbiano.
pino, ho visto quel film e mi ha molto colpito. Però si sa, gli spagnoli sono sempre più avanti di noi italiani: legge sulle unioni di fatto, possibilità di porre fine alle proprie sofferenze, tutti temi che tante pellicole spagnole hanno affrontato in maniera divertente e profonda allo stesso tempo. In Italia sono buoni spesso a fare film melensi pieni di buoni principi ma che non affrontano il cuore del problema: troppa paura di irritare la Chiesa o questo o quell’altro partito politico.
Hai letto della critica di Tarantino al nostro cinema? Non è tra i miei registi preferiti ma ha detto una cosa che condivido e cioè che facciamo tutti film uguali, con protagonisti in crisi esistenziali, giovani che non vogliono crescere, coppie in crisi, ecc. Bè, è abbastanza vero. Verdone e Muccino oppure Pasotti Accorsi vanno anche bene però non c’è un’alternativa.
Se poi piace l’azione lasciamo proprio perdere, siamo rimasti agli anni ’70.
Pixel… in quanto scrive esprime la sua libera, consapevole, utile opinione. Certo può condannare personalmente qualora non fosse un reato in Italia l’eutanasia (dolce morte) ma non avrebbe diritto di imporre questa Sua opinione contro le libere scelte consapevoli che potrebbero voler scegliere e esercitare liberamente altri! E per altri intendo persone che in condizioni TERMINALI e IRREVERSIBILI vivono e DEVONO VIVERE in Italia (per ruoli, deontologie, credi, interessi, politiche altrui) vite che loro stessi e sulla loro pelle hanno GIUDICATO non essere più DEGNE DI ESSERE VISSUTE!
Chi scrive è un Cattolico, Cristiano per Battesimo anche se non praticante e non appartenente ad alcun schieramento politico di ex destra o ex sinistra… ma mai e poi mai IMPORREI a chi soffre ed è consapevole della sua irreversibile sofferenza una Vita che non vuole più vivere! Scegliere se aiutarlo a morire (caso Welby, Echevarria, Terry, Sharon, Lambert, Englaro…) qualora abbia testato se incosciente il suo testamento biologico dovrebbe in una Società civile, moderna, non ipocritamente laica, permettere ad ogni medico italiano il diritto di scegliere se voler liberamente essere un obiettore o no! In pratica quanto è avvenuto per la giusta, civile legge sull’aborto per cui mi sono sempre dichiarato, liberamente, obiettore.
domenico de giacomi
iscritto ordine dei medici di udine 4632
obiettore per l’aborto, non obiettore per una civile, giusta legge futuribile… sull’eutanasia
Vorrei rispondere a Pino che in Italia il suicidio oggi non è un reato e in realtà giuridicamente si capisce come non lo sarebbe mai dovuto essere. È giustamente reato e quindi penalmente perseguibile l’istigazione al suicidio se validamente dimostrata. In un oscuro passato chi si suicidava “non veniva orrendamente e con poca carità Cristiana fatto entrare in Chiesa e seppellito fuori dal cimitero (per l’importanza che può avere, oggi, essere dentro o fuori!) o peggio come avveniva in Inghilterra fino al 1870 lo si esponeva al pubblico ludibrio di folle ignoranti e alienate da talvolta assurde e barbare credenze Religiose e tutti i beni compresi quelli dei suoi famigliari venivano confiscati per Legge. Legge Inglese poi modificata con la confisca dei soli beni del suicida e in vigore fino al 1961! Purtroppo è storia che ne da, a chi interessa, ancora la triste, barbara, incivile, orrenda realtà del tempo che fu! Ma queste cose vanno dette senza demagogie e ipocrisie.
domenico de giacomi
iscritto ordine dei medici di udine 4632
Credo anche io che le speranze di vivere un Paese più CIVILE che rispetti almeno l’unica propietà privata e la nostra personale dignità (non bene comune… onorevole Ministro Bindi?) che possediamo fino al termine della nostra vita… rimarranno solo speranze! Basta leggersi il libro campione di vendite nazionale “La Casta” o aprire la radio e le varie televisioni gestite da altre “CASTE di giornalisti” in fondo quasi sempre dipendenti dal Palazzo per averne una triste conferma. Che fare? Sperare non per cieca fede ma con umana e seppur vana speranza!