due chiacchiere

I guerrieri delle tastiere uccidono davvero

I nuovi social media, sin dall’inizio, si sono proposti come una piattaforma per la condivisione di esperienze. Ben presto ci si rese conto che potevano diventare terreno fertile per comportamenti dannosi e minacce online. Ho scritto nuovi perché, prima dell’avvento di blog e piattaforme come Facebook e soci, esistevano altri ambiti di ritrovo virtuale, come Usenet, accessibili ad un ristretto numero di utenti, prevalentemente nell’ambito accademico. In questi contesti, comunque, il gruppo che si formava era più importante del singolo individuo, ed i protagonismi e gli attacchi personali erano solitamente circoscritti all’interno di quella stanza, se così possiamo dire. Con l’avvento dei social e dei cellulari intelligenti, le cose sono cambiate radicalmente, ed è stato messo in mano ad ognuno di noi un megafono anonimo che ci consente di amplificare e rendere pubblica la nostra stupidità collettiva. Allo stesso tempo sono nati gli influencer. Nient’altro che agenti di commercio che sfruttano il nuovo mezzo social per rifilarci pandori a centinaia di euro, facendo leva sulla stessa stupidità collettiva che identifica la felicità e lo status sociale nell’appartenenza ad un gruppo: se io compro il pandoro firmato, posso far vedere a tutti che sono una persona felice.

Peccato però che spesso, troppo spesso, ci si dimentica delle persone con problemi psicologici in questa vorticosa danza dei like. Ansia, depressione o altri disturbi mentali: le persone con fragilità psicologica possono trovarsi particolarmente vulnerabili a queste forme di aggressione digitale, con possibili effetti devastanti sulla loro autostima, sulla percezione di sé e sul loro stato emotivo complessivo. E possono persino spingersi a compiere gesti estremi, come è capitato negli scorsi giorni in Italia. Già nel lontano 2016, un episodio della serie distopica Black Mirror, Odio Universale, aveva provato ad immaginare cosa sarebbe potuto succedere se le nostre tastiere potessero diventare armi in grado di uccidere nella vita reale. Per fortuna non abbiamo ancora api assassine che ronzano intorno a noi, ma poco ci manca. Quel senso di odio viscerale che i social ingigantiscono spaventosamente ogni giorno, è più reale che mai.

Dobbiamo acquistare la consapevolezza della pericolosità dello strumento che abbiamo tra le mani. Concordo pienamente con quello che dice un mio vicino di casa virtuale sul suo blog:

il Mondo sta andando a fuoco, siamo quasi tutti sull’orlo di una mezza crisi di nervi, e purtroppo la cronaca ci ha lasciato già diversi casi di persone più fragili spinte a gesti estremi da contenuti fruiti sul Web. Ora, con più persone potenzialmente coinvolte, la questione è tuttavia ancor più importante. Chi mi dice che un mio post sulle derive distopiche delle nuove tecnologie non stia già spingendo qualcuno oltre il limite, ad esempio?

Il logorio quotidiano a cui ci sottopone questa polarizzazione estrema, dalla politica ai pandori, dalle crisi internazionali alla pizzeria sotto casa, è diventato insopportabile. Ma non riusciamo a staccarci: gli ormoni prodotti nel nostro cervello da quest’esposizione continua sono da considerarsi alla pari di potenti droghe sintetiche, e come tali, ci hanno indotto in uno stato di dipendenza continua di cui non possiamo più fare a meno, anzi. Il tossicodipendente sa benissimo di farsi del male ogni volta che fa uso di quelle sostanze, eppure continua imperterrito. La stessa cosa capita con i social: ci rattristiamo per la povera ristoratrice, ma fra una settimana sarà tutto come prima. Perché, come diceva qualcuno, the show must go on.

P.S.: questo post è andato in onda anche su Reddit.

Commenti

  1. È una tematica importante che ha due tipi di problema

    1) ansia da like. Di questa patologia l’utente che legge il post dell’ansioso non ha colpa se commenta o no, e se mette il like. Sta al soggetto ansioso rivolgersi a chi può aiutarlo

    2) gli haters qui invece i colpevoli sono tra i vari utenti che vogliono sfogare le loro frustrazioni contro persone corrette rispettose qui basterebbe che invece di censurare i post di denuncia contro per esempio il siero pfizer contro il covid, Facebook censurasse ed avesse cacciato tutti quelli che fanno ed hanno fatto violenza verbale, scherno, bombardamento collettivo, di insulti da parte di molti utenti vergognosi

    Risposte al commento di DANIELE VERZETTI ROCKPOETA ®

    1. ha scritto:

      Concordo sulle due facce della medaglia, ma sono convinto che quello degli haters sia un fenomeno ingigantito dalla stupidità e dall’anonimato, e più si va avanti, più le cose peggiorano. A che punto arriveremo? Allora forse mi rendo conto che i Paesi che censurano la rete non hanno poi tutti i torti: lo fanno per proteggere anche la loro comunità da questo veleno eccessivo. A volte mi chiedo se troppa democrazia non sia più un male che un bene.

  2. Trap
    ha scritto:

    Mamma mia! Usenet! A volte rimpiango i tempi di “italia.pisa.discussioni”, dalla fine ’90 – primi 2000, in cui tutti scrivevano e rispondevano compositamente, con un linguaggio corretto, non c’erano i like o i cuorincini di oggi, i video inutili (allora sì che si controllava ogni singolo bit di comunicazione in entrata e in uscita!).

    Risposte al commento di Trap

    1. ha scritto:

      Verissimo, era una rete più a misura d’uomo, in cui non c’era la commercializzazione di ogni aspetto delle nostre interazioni virtuali. La gente che trovavi su quei gruppi erano utenti, non il prodotto da vendere.

  3. ha scritto:

    Siamo come animali in gabbia che si mordono l’un l’altro… e negli USA, correggimi se sbaglio, la situazione dev’essere anche più rovente, dati il Primo Emendamento e un concetto di diffamazione decisamente più ristretto rispetto al nostro.
    Grazie per lo shoutout, buona serata

    Risposte al commento di Mondo in Frantumi

    1. ha scritto:

      Non sbagli affatto, qui tra primo e secondo emendamento, siamo messi davvero male.

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