due chiacchiere

Sunshine parteciperà ad una giuria popolare

Spesso vediamo nei film che hanno a che fare con avvocati e cose legali, che nell’aula di tribunale, a lato del bancone del giudice siede una giuria popolare che emette il verdetto di assoluzione o colpevolezza dell’imputato. Personalmente lo considero un retaggio dei tempi del Far West, quando gli immigrati inglesi si arrangiavano come potevano per applicare la neonata costituzione a stelle e strisce, e non c’erano abbastanza giudici togati in grado di risolvere gli inevitabili problemi di quella società in fermento. Quest’argomento mi è venuto in mente l’altro giorno, quando a Sunshine è arrivata una cartolina sospetta (e qui ci starebbe bene il tipico suono con gli acuti del violino) proveniente dall’ufficio del giudice della nostra provincia. Che la convocava a presentarsi la prossima settimana per un colloquio per essere inserita in una giuria popolare per chissà quale delitto. Eh già, qui tutti i cittadini americani maggiorenni, un po’ com’era con la leva in Italia, hanno l’obbligo di presentarsi, quando ricevono la notifica, per il cosiddetto jury duty. Non vorrei gufarmi da solo, ma in più di 12 anni da cittadino americano, io non sono mai stato chiamato.

Un gruppo di persone non particolarmente entusiasta di servire come giurati

Una volta ricevuta la tanto temuta cartolina, ci si presenta ad un colloquio con i funzionari del tribunale, che si occupano di verificare se le persone convocate hanno qualche conflitto d’interessi, o possano conoscere in qualche modo l’imputato, oppure ancora se siano in grado di svolgere il loro compito senza impedimenti, tipo scarsa comprensione della lingua, problemi psicologici e via dicendo. In realtà, nell’immaginario comune, quella del jury duty è una gran rottura di scatole. A partire dal fatto che l’assenza dal posto di lavoro è tutelata, ma per quei giorni si riceve un salario più basso, pagato dal tribunale, e con un po’ di moduli da firmare, fino al fatto di correre il rischio di dover assolvere o condannare assassini e persone che hanno commesso altri crimini violenti. Far parte di una giuria di una decina di persone, doversi adattare alle varie personalità di giudici, avvocati e giurati (c’è sempre chi si sente in vena di comandare), e spesso dover passare l’intera giornata in tribunale, come immagini, completano il quadro della situazione.

Alcuni s’inventano scuse durante il colloquio per cercare di tirarsene fuori, tipo che non parlano bene la lingua (ma il tribunale potrebbe dimostrare il contrario), o che hanno forti convinzioni politiche sull’uso delle armi, e che quindi potrebbero non essere imparziali durante il giudizio. Alcuni riescono nella loro impresa, altri invece finiscono per dover espletare questo ruolo sociale, con l’incognita che in genere non è mai chiaro quanto durerà il processo. Quindi vedremo come andrà la prossima settimana con Sunshine, e se dovrà rinunciare a guadagnare qualche soldo con il tempo prolungato estivo che fanno a scuola.

Commenti

  1. Trap
    ha scritto:

    Molto istruttivo il tuo post, mi immagino che se lo applicassero qui in Italia fiorirebbero certificati di malattia per evitare questa rottura di cabasisi (eventualmente, da voi si può? 😀 )

    Aspetto la seconda puntata di questa storia 🙂

    Risposte al commento di Trap

    1. ha scritto:

      Sarebbe davvero interessante vedere come funzionerebbe una cosa del genere in Italia. Comunque mi tocca deluderti per quanto riguarda la seconda puntata: ha chiamato ieri per confermare se doveva presentarsi, ed a quanto pare hanno già abbastanza persone, e così le hanno detto che è stata dispensata da quest’incombenza per questa volta.

      Risposte al commento di camu

      1. Trap
        ha scritto:

        Sarebbe stato bellissimo vedere come avrebbero reagito i napoletani. Cito un esempio: quando Napoli fu occupata dai nazisti nel 1943, “[…] un manifesto del prefetto intimava la chiamata al servizio di lavoro obbligatorio di tutti i maschi di età compresa fra i diciotto e i trentatré anni, in pratica una deportazione forzata nei campi di lavoro in Germania. Il risultato sperato dai tedeschi non fu però ottenuto e alla chiamata risposero soltanto 150 napoletani sui previsti 30 000 […]”

        “[…] L’insurrezione popolare divenne a quel punto inevitabile poiché i cittadini che furono chiamati a scegliere tra il lavoro obbligatorio o la deportazione forzata in Germania, spontaneamente in ogni punto della città, persone di entrambi i sessi e di ogni ceto sociale e occupazione andavano riversandosi nelle strade per organizzarsi e imbracciare le armi.”

        Risultato: dopo soli 4 giorni di occupazioni, i nazisti furono costretti ad abbandonare Napoli.

        Risposte al commento di Trap
        1. ha scritto:

          Peccato che quel senso di orgoglio sia stato affogato nel mare dei social. Oggi si protesta mettendo un bannerino su Facebook o facendo un balletto su TikTok, e finisce tutto a tarallucci e vino.

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