due chiacchiere

Anche Mario Draghi è critico sull’Europa

Il mio euroscetticismo non è mai stato un segreto, già da tempi non sospetti, con buona pace di alcuni miei lettori che storcono il naso quando mi esprimo in tal senso. Per carità, lo so benissimo che l’unione fa la forza, come ci ricorda un vecchio adagio. Il problema è che quest’unione è appiccicata con la colla vinilica, e tiene insieme realtà strutturalmente e culturalmente profondamente diverse tra loro, che fanno e faranno sempre fatica a trovare un equilibrio comune in grado di migliorare le condizioni di vita di tutti. La mia critica spazia dalla gestione frammentata dell’immigrazione clandestina, in cui il Belpaese finisce sempre per prenderla in quel posto, alla politica economica tutt’altro che uniforme, in cui i vari Stati membri anzi continuano a farsi concorrenza sottobanco. Bisogna lavorare ancora molto per costruire un’Europa unita come la volevano i nostri padri, e forse non ci si arriverà mai.

Però mi rincuora vedere che a mostrare un po’ di scetticismo non sono solo io: persino Mario Draghi ha recentemente pronunciato parole non tenere nei confronti dell’Unione Europea, in una sua intervista al Financial Times.

Prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina, la crisi energetica, la maxi inflazione e ora il conflitto in Medio Oriente stanno mettendo in subbuglio l’Europa e rischiano di far perdere la direzione al percorso intrapreso negli ultimi decenni. Draghi parte da lontano per spiegare la situazione odierna. «La guerra in Ucraina è stata preceduta da una lunga serie di arretramenti rispetto ai nostri valori fondamentali: l’ammissione della Russia al G8 nonostante il mancato riconoscimento dell’indipendenza e della sovranità ucraine, la promessa mancata di un intervento in Siria nel caso in cui Assad avesse usato il gas come arma, la Crimea, il ritiro dall’Afghanistan», fa notare. La lezione che se ne può trarre, sottolinea, «è che non dobbiamo mai, mai scendere a compromessi sui nostri valori fondamentali. E questi valori fondamentali sono gli stessi sui quali è stata costruita l’Unione europea: la pace, la democrazia, la libertà, la sovranità nazionale». Scendere a compromessi su di essi significa «mettere in discussione i presupposti stessi dell’Unione».

Il contesto, concede, è complicato. «Il modello geopolitico sul quale l’Europa si è retta dalla fine della seconda guerra mondiale – sostegno dagli Stati Uniti per la difesa, esportazioni dirette principalmente in Cina, approvvigionamenti di energia a poco prezzo dalla Russia – non esiste più», spiega. Pertanto, al fine di poter esprimere una visione politica unica e potente nel mondo di oggi, «l’Europa ha bisogno di molta, molta più integrazione». Non solo: «Abbiamo bisogno di una produttività molto più alta, anche per sostenere una società che invecchia: possiamo riuscirci solo attraverso investimenti ad alto valore aggiunto e ad alto tasso di tecnologia». Allo stesso tempo, bisogna fare molto di più anche sotto l’aspetto della competitività con le altre aree economiche: «Dobbiamo agire per accrescere il peso dell’Europa in ambito tecnologico. Per riuscirci, non si può che partire dal capitale umano, dalle competenze, dall’istruzione, per arrivare ad ambiti come la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale».

Commenti

  1. Il tuo euroscetticismo è anche il mio, forse il mio è anche più accentuato rispetto al tuo. L’Europa avrebbe bisogno di norme che non fossero o che cmq apparissero mirate a mettere in ginocchio il Paese. Gli ultimi eventi hanno messo solo in maggior luce una spaccatura tra alcune aree del vecchio continente. Quanto alla gestione del covid tutti compatti per avvelenare con quel siero Pfizer. Draghi euroscettico non mi sorprende, era più strano non rendersi conto che il passaggio all’euro stesse avvenendo a condizioni e cambi valuta tra lira e euro fuori mercato in quel momento, in quanto raddoppiato senza ragione. Da quel momento più abbiamo avuto Europa e meno abbiamo amato l’UE, o almeno questo vale per me.

    Risposte al commento di DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®

    1. ha scritto:

      Si, anche per me l’avvento dell’euro strutturato per portare benefici solo a certe nazioni, è stato il momento in cui ho iniziato fortemente a dubitare dell’Europa di stampo fortemente tedesco. Dico sempre che la Merkel ce l’ha fatta dove Hitler ha fallito. Soggiogando i Paesi del vecchio continente non con carrarmati e forni crematori, ma con accordi finanziari e politiche monetarie.

  2. Aldo
    ha scritto:

    Siccome è impossibile replicare gli Stati Uniti (perché appunto l’Ue è fatta da 27 paesi con 27 culture diverse, 27 lingue diverse, ecc.), più che “UNIONE” dovrebbe essere una “FEDERAZIONE” di stati autonomi che di volta in volta discutono per decidere se conviene fare quella cosa tutti insieme oppure no, ma senza obblighi. Senza, quindi, tutta quella marmaglia di gente non votata da nessuno che prende decisioni per tutti gli stati senza nemmeno consultarli.

    Risposte al commento di Aldo

    1. ha scritto:

      92 minuti di applausi. Non aggiungo altro.

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