Già l’anno scorso, proprio di questi tempi, avevo condiviso le mie impressioni sulla prima stagione della serie TV Doc, Nelle tue mani, con Luca Argentero. Per me che ho guardato House almeno 3 volte, è stata una piacevole sorpresa vedere che anche in Italia si è deciso di esplorare il filone del dramma sanitario in televisione. Mi ero fermato alla prima stagione perché mi avevano detto che la seconda era fortemente incentrata sui primi mesi di Covid in Italia, e a dirla tutta non ero psicologicamente pronto a rivivere quei momenti, quindi continuavo a rimandare. Poi sono arrivate le vacanze di Natale, accompagnate da un po’ di sano e meritato ozio, e così ho deciso che fosse giunto il tempo di vedere di cosa si trattasse. Prima di proseguire, il consueto avviso ai naviganti: nel seguito si parlerà della trama di questa stagione, quindi fermati qui se non vuoi rovinarti la sorpresa.
In effetti, rispolverare i ricordi di quello che tutti abbiamo vissuto quasi tre anni fa è stata una sensazione un po’ strana. Volente o nolente, la mia mente aveva chiuso in un cassetto il ricordo delle strade cittadine deserte, il dover rimanere a casa forzatamente, la sterilizzazione della spesa fatta di fretta e furia al supermercato, oppure ordinata online appena si apriva un posto, gli annunci quotidiani dei politici su quello che si stava facendo per contenere l’emergenza, gli striscioni sui balconi che recitavano “andrà tutto bene”, ed i bollettini medici che snocciolavano numeri incredibili e spaventosi. I più fortunati siamo rimasti a lavorare al sicuro tra le mura domestiche, ma mi son sempre chiesto che aria tirasse negli ospedali, sovraccarichi all’inverosimile, dove medici e personale sanitario si faceva 24 ore di turno per cercare di salvare quante più persone possibili. E proprio di questo parla la seconda stagione di questa serie: ambientata in un mondo post-Covid, ci racconta di quello che hanno passato i protagonisti in quei mesi infernali, attraverso continui flashback che man mano completano questo o quel tassello della storia attuale.
L’intera stagione ruota intorno alla morte di Lorenzo (te l’avevo detto di fermarti, se non volevi rovinarti la sorpresa!), ed a tentativi maldestri da parte della direzione sanitaria di capire cosa sia successo veramente. Nello specifico, c’è questo certificato sanitario, che Lorenzo aveva richiesto perché non si sentiva bene e voleva passare qualche giorno a casa, che diventerà il perno di tutta questa vicenda, la prova inconfutabile che lui fosse, in effetti, il paziente zero, e che gli sia stato permesso di rimanere in ospedale e scatenare la pandemia. Peccato però che, dopo tanti episodi con il fiato sospeso, l’intera vicenda si risolva in mezza puntata, e che tutte le macchinazioni dei “cattivi” di questa stagione si sciolgano come neve al sole nel giro di poche battute, quando il ministero decide che non sia il caso di proseguire le indagini. Ma come, prima ci avete scassato i cabbasisi senza fine su quest’indagine e come potrebbe distruggere il reparto di medicina interna, e poi tutto finisce a tarallucci e vino?
A voler essere pignoli, gli autori hanno anche creato un’incongruenza temporale grossa come un ospedale, tutto per il desiderio di raccontare in diretta il dramma sanitario scatenato dal Covid. Dobbiamo ricordare infatti che la prima stagione era ambientata nel 2020 e Carolina era ancora una studentessa ai primi anni di medicina. Poi, magicamente, ritroviamo Carolina già laureata e pronta per essere assunta in reparto. Il tempo viene quindi riavvolto e velocizzato allo stesso tempo per permettere a Carolina di laurearsi e al reparto di affrontare la pandemia nello stesso momento in cui l’ha affrontata anche il mondo reale. Capisco perché l’hanno fatto all’epoca, ma con il senno di poi è stata una scelta discutibile, che spezza l’armonia che erano riusciti a creare nella prima stagione.
Dal punto di vista dell’analisi dei personaggi, Gabriel è stato il più approfondito e più sondato, a mio parere. Abbiamo visto le sue cadute e l’abbiamo visto mentre si rialzava, e l’abbiamo visto soffrire per la situazione della partenza in cui si trova. Abbiamo tutti fatto il tifo per lui, e sperato che Elisa potesse perdonarlo e dargli un’altra possibilità. C’è stato un bel rapporto tra i due e il tutto non è sfociato in un triangolo che avrebbe solamente appesantito la situazione. Il reciproco aiuto li ha fatti crescere e maturare sia nel contesto lavorativo che in quello personale. Per il resto, direi che forse Carolina e la sua storia complessa e ribelle con il primario siano state l’altro elemento che ha reso interessante il racconto, uscendo dagli schemi classici e rivelando uno spessore insospettato di alcuni personaggi secondari.
In conclusione, una stagione che ho apprezzato sia per il viaggio tra i ricordi di quei tempi, sia per l’evoluzione dei personaggi. Certo, forse un po’ meno smancerie e baci a profusione sarebbe stato meglio, ma in fondo va bene così, fanno parte di quell’italianità che ci contraddistingue in tutto il mondo. Penso che le parole finali di Andrea riassumano molto bene la morale che hanno voluto esprimere gli autori in queste 16 puntate.