due chiacchiere

La scuola superiore multidisciplinare

Sembra incredibile, eppure l’anno prossimo la figlia grande varcherà per la prima volta la soglia della scuola superiore. Un paio di settimane fa abbiamo partecipato ad un evento organizzato dalla high school del comune per i ragazzi della terza media: due ore passate ad ascoltare presentazioni di alcuni docenti sui i vari corsi disponibili, e testimonianze e consigli condivisi dagli attuali studenti. E così ho pensato di annotare su queste pagine alcune riflessioni su quello che ho imparato. A partire dalla fondamentale differenza tra licei e scuole italiane e le loro controparti americane: qui esiste un’unica scuola superiore, che accomuna tutti gli indirizzi possibili ed immaginabili, preparando gli studenti a diventare dal tecnico elettricista al letterato, passando per l’ingegnere ed pianista.

Già, mentre in Italia esistono varie scuole per ogni specializzazione, dal liceo alla ragioneria, dal linguistico alla scuola alberghiera, il modello americano è più simile a quello universitario, in cui lo studente che s’iscrive all’high school (almeno qui nel New Jersey) sceglie un piano di studi in base a quello che vorrebbe fare nella vita. Proprio come negli atenei italiani, dove servono 120 crediti formativi per poter ottenere la laurea, ogni corso delle superiori ha un certo numero di crediti, e ne servono 120 per potersi diplomare. Alla fine dei 4 anni, si deve affrontare il Partnership for Assessment of Readiness for College and Careers Exam (PARCC), o altri test equivalenti, un po’ come l’esame di maturità nel Belpaese. Alcune scuole accettano iscrizioni di studenti fuori sede (da altri comuni), ed offrono programmi più avanzati, come l’International Baccalaureate Program, che è quello a cui s’è iscritta la figlia grande.

il tipico cappello da laureato, anche noto come tocco, appoggiato su una pila di libri

Ci sono ovviamente delle materie obbligatorie, come la letteratura e la matematica, che tutti gli studenti devo avere nel proprio piano di studi, ma per il resto la scelta è davvero ampia e pronta a soddisfare i gusti più variegati. Certo, questo vuol dire che logisticamente l’edificio è in media molto più grande di un tipico liceo italiano, e significa anche che sono gli studenti a spostarsi alla fine della lezione da un’aula all’altra, per andare ad ascoltare il docente successivo. Tutto questo s’inserisce poi nella vita sociale scolastica, che offre un ventaglio di attività, dall’onnipresente football americano al club di scacchi per i meno atletici, dalle associazioni per competere nelle gare di matematica a livello nazionale a quelle che si occupano di giardinaggio in giro per la scuola. Tantissimi modi per tenere questi ragazzi occupati e coinvolti, ed evitare così fenomeni come quello che si sta registrando ahimè in Italia (sul quale sto pensando di scrivere un post a parte).

Il lungo elenco di corsi tra cui scegliere include poi alcune materie il cui nome è preceduto dalla sigla AP (che sta per Advanced Placement), come ad esempio AP History, AP Chemistry, e via dicendo. Questo vuol dire che i crediti associati a quelle classi saranno considerati validi a livello universitario, secondo un criterio di equipollenza stabilito da vari consorzi. Quindi in pratica, uno studente che se la sente di fare uno sforzo in più, può portarsi avanti con il lavoro, se così possiamo dire, e cominciare a mettere da parte crediti che gli conteranno nel totale necessario a conseguire la laurea. Ovviamente non è obbligatorio inserire questi corsi avanzati nel proprio piano di studi, specialmente se non si ha intenzione di proseguire oltre il diploma, quindi ognuno è libero di fare come gli pare.

Devo ammettere che ho trovato quest’organizzazione sbalorditiva, tant’è che ho detto a mia figlia che, dopo aver ascoltato quelle presentazioni, avrei avuto voglia di iscrivermi io a quella scuola. Un sistema che certamente mi sarebbe piaciuto avere quando m’iscrissi al liceo scientifico da adolescente. Forse anziché importare Halloween o il Black Friday, i politicanti del Belpaese dovrebbero pensare a mettere in campo una riforma radicale del sistema scolastico italiano, che offra un’educazione in grado di fornire ai giovani d’oggi gli strumenti giusti per ritagliarsi un posticino nella società di domani, senza la necessità di rimanere aggrappati a sussidi statali come il reddito di cittadinanza.

Commenti

  1. Trap
    ha scritto:

    Bellissimo articolo, chissà se gli americani hanno preso il sistema scolastico inglese

    Risposte al commento di Trap

    1. ha scritto:

      In effetti sarebbe interessante andare a vedere come sono organizzati i sistemi delle scuole superiori in altri Paesi in giro per il mondo… mi hai dato uno spunto per un post 🙂

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