due chiacchiere

Total recall, un remake non all’altezza

Era da tempo che non noleggiavo un DVD da guardare con calma sull’autobus durante il tragitto tra casa e lavoro. Sia per far riposare un po’ gli occhi dopo una giornata a fissare schermi per computer, che per mancanza di codici sconto (eh, di questi tempi ognuno risparmia come può). Un paio di settimane fa, la compagnia telefonica che ci collega al resto del mondo ci ha mandato un coupon per provare gratis il loro nuovo servizio di streaming, convenzionato guardacaso con la catena di noleggio che abbiamo dietro l’angolo. Una specie di Netflix con la possibilità anche di noleggiare i dischi veri e propri. Così ne ho subito approfittato e, da inguaribile ammiratore di Arnold Schwarzenegger, ho preso Total Recall, per vedere com’era il remake di una pellicola storica che ha segnato un’intera generazione.

Forse partivo da aspettative troppo alte, o forse come dicono sempre tutti, i remake sono generalmente la brutta copia degli originali, ma devo dire di essere rimasto alquanto deluso dal film. Protagonista, questa volta, il coriaceo Colin Farrell, accompagnato da Kate Beckinsale nei panni della cattivissima di turno (la Selene della saga di Underworld), e dall’altra action-girl Jessica Biel, che interpreta la spalla perdutamente innamorata del protagonista. Che il film sia un remake a tutti gli effetti, lo conferma la presenza della donna con tre mammelle, che i fan avevano richiesto a gran voce durante le riprese. La differenza sostanziale è che la lotta non è più tra terrestri e marziani, ma tra i due emisferi del nostro pianeta, collegati da un tunnel che attraversa il centro della Terra. Per il resto non penso di svelarti nulla di nuovo, raccontandoti un po’ la trama qui nel seguito.

Douglas Quaid è un operaio di una fabbrica che costruisce poliziotti sintetici, la cui vita si srotola sempre uguale, scandita da turni di lavoro da cui spera di affrancarsi con una promozione, per la quale lavora sodo. Giorno dopo giorno, Quaid si reca al lavoro tramite un avveniristico ascensore gravitazionale che permette di viaggiare dalla Federazione Unita alla Colonia in appena 17 minuti. Perseguitato da strani incubi, stanco e insoddisfatto, Douglas in un attimo di debolezza decide di recarsi alla Rekall, che vende ricordi indotti. Qualcosa, però, va storto, e l’uomo comincia una forsennata fuga in cerca della verità, ritrovandosi al centro di un complotto dalle implicazioni mondiali.

La trama è piena d’azione, forse fin troppo. In un’epoca in cui si cercano di mettere al bando i pistoloni che ammazzano i bambini nelle scuole, di armi ce ne sono fin troppe in questa pellicola. Dal punto narrativo, alcune cose non quadrano: se il gran generale cattivo vuole davvero scovare il nascondiglio del capo dei rivoluzionari, perché manda la falsa mogliettina ad acciuffare Douglas, rischiando di ammazzarlo più volte? Riguardo allo spunto geopolitico, infine, il regista avrebbe potuto creare un nuovo universo narrativo da sfruttare in eventuali sequel, ma ha preferito restare aggrappato al nome famoso. L’ennesimo remake inutile, insomma? Forse sì, ma tutto sommato si merita la sufficienza per l’animazione.

Commenti

  1. Caigo
    ha scritto:

    Il primo aveva un filo comune con il racconto di P. K. Dick e se ne apprezzava il “tormento psicologico” che accompagnava l’azione (sparatorie). Se il remake, come racconti, esce completamente dal seminato era meglio se cambiavano anche il titolo del film.

    Risposte al commento di Caigo

    1. camu
      ha scritto:

      Concordo 🙂

  2. Trap
    ha scritto:

    Purtroppo questa tendenza “degenerativa” nei sequel si vede, ad esempio, nei film di Terminator.
    I miei preferiti sono in assoluto i primi due, dal terzo in poi è tutta azione-effetti speciali e poca trama (che abbondava nei primi due).

    Risposte al commento di Trap

    1. camu
      ha scritto:

      Verissimo, io manco li ho visti gli altri, proprio per questo motivo 😉

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