due chiacchiere

Firmitas, utilitas e venustas

Se sei un affermato architetto o anche semplicemente uno studente dell’omonima facoltà, conoscerai di sicuro le tre parole che ho usato per il titolo dell’articolo. Un corso monografico che ho seguito qualche tempo fa, mi fornisce lo spunto per analizzare come architettura e web non siano poi così distanti. E che quando si progetta un nuovo sito, valgono più o meno le stesse regole che segue colui che disegna su carta la struttura dei palazzi e la disposizione delle prospettive.

In effetti, a ben guardare, sono molti i richiami tra la scienza architettonica classica (quella che consente di ottenere un “centro storico vivibile”, per intendersi) e la comunicazione digitale veicolata tramite il web. Non a caso, quando si vuole stabilire la struttura di un sito, si parla di “architettura delle informazioni”, o per indicare un punto d’accesso principale alla rete, si usa la parola “portale”. E questi non sono che due semplici esempi, ma molti altri potrebbero essere portati per dimostrare che l’architettura ha prestato al web molti concetti, per far “costruire” i siti in maniera organica e funzionale.

Paradossalmente si può allora dire che già da molti secoli, qualcuno aveva teorizzato le basi per uno sviluppo armonico della comunicazione via web, pur senza saperlo: Vitruvio. Considerato dagli architetti una sorta di “messia”, Vitruvio è un architetto dell’epoca romana che ha codificato tutti gli elementi che caratterizzano la scienza architettonica come la conosciamo oggi. I concetti di base della sua teoria sono le tre parole che ho usato per il titolo, e che risultano di estrema attualità anche nel campo della comunicazione digitale.

Firmitas: la stabilità che regge tutto

La saldezza, la forza, la robustezza di una costruzione sono parti fondamentali della sua stessa essenza. Ancora oggi molti studiosi cercano di capire come costruzioni quali il Colosseo siano potute arrivare praticamente intatte fino ai giorni nostri. Nell’ambito digitale questo termine indica l’identità digitale di un utente: la possibilità di autenticarsi un’unica volta per poter poi usufruire di tutti i servizi offerti. Questo implica la presenza di una base di dati che memorizzi queste informazioni, facendo in modo tale che quell’utente sia riconosciuto, censito, e che gli siano messe a disposizione le sue informazioni e solo quelle. Questo requisito richiede, inoltre, la sicurezza e la stabilità del sistema: che sia robusto contro gli attacchi messi in atto malintenzionati o “vandali del web”. Per far in modo che un sito, un po’ come le imponenti opere dei Romani, possa durare nel tempo.

Fruitas: una costruzione usabile e fruibile

Un oggetto che viene realizzato in seguito ad una progettazione e ad una analisi dei requisiti, deve essere fruibile e accessibile per avere un senso d’esistere. Il Colosseo, tanto per riprendere l’esempio di prima, non sarebbe stato un modello di architettura in tutto il mondo se fosse stato solo un cumulo di colonne e pietre inutilizzabili. Dunque il risultato di un’analisi architetturale deve essere fatto “a dimensione umana”, affinché la gente possa fruirne liberamente e agilmente. E poi, se un oggetto non serve a nulla, che senso avrebbe costruirlo? Nel web questo vuol dire offrire, ad esempio, soluzioni in modalità application service provider, ovvero centralizzate su un server del fornitore del servizio. Pensiamo ad esempio alla posta elettronica accessibile via browser: ciò semplifica la vita all’utente, che dunque non ha bisogno di installare nessun programma sul proprio computer per fruire di questo servizio. Rendendolo di fatto più usabile e accessibile.

Venustas: bello e… possibile

Molti studiosi la considerano un derivato delle altre due proprietà: se un edificio è solido e funzionale, allora deve essere bello. Oggi, usando un modo di dire, potremmo affermare che in fondo “anche l’occhio vuole la sua parte”. In realtà molto dipende dall’uso quotidiano, che affina e rimuove le cose che non servono, fondendo in un unico elemento funzionale le parti che separatamente non rappresentano delle unità autonome, e separando in più parti quelle che assolvono più di un compito. Per i siti web, in effetti, ci sembra quasi scontato parlare di bellezza: un sito ben disegnato attrae un maggior numero di visitatori, e rende l’uso del servizio più gradevole e armonioso. Un sito organizzato e pensato a priori diventa bello da navigare e accessibile, anche a persone disabili: il design deve essere studiato in modo da far capire che un pulsante è un pulsante e che un collegamento ipertestuale svolge la funzione di connettore tra due contesti informativi collocati in due pagine diverse.

Dietro la progettazione di un portale deve esserci un insieme di conoscenze tecniche e tecnologiche che non si possono improvvisare. Se è vero che questi concetti hanno dominato l’architettura e l’ingegneria per diciannove secoli, è altrettanto vero che si mostrano fondamentali per il web, che ha una fragilità in più: l’identità digitale di colui che fruisce del servizio, potrebbe non essere quella reale. Quindi oltre ai tre punti cardine che bisogna tenere presenti nella pianificazione di un nuovo sito o nel rifacimento di uno esistente, non si deve trascurare il concetto di sicurezza di identificazione, che non si poneva nel caso della costruzione di un edificio. Tutto questo senza compromettere comunque la “fruitas” del sistema, che deve avere precedenza sulle altre: è poco utile concepire un sito “inespugnabile” se poi gli utenti legittimi non sono in grado di usufruire del servizio stesso.

Tirando le somme…

Per concludere questo intervento, che può servire a riflettere sui concetti dai quali partire per fare il proprio sito web, possiamo dire che l’editoria elettronica e la veicolazione dei contenuti tramite la rete internet, ripropongono in chiave digitale problemi e dilemmi ai quali si è già data risposta, in altri contesti, con soluzioni pienamente accettate e condivise dalla comunità degli “addetti ai lavori”. Può essere utile, quindi, trarre ispirazione da queste soluzioni, applicandole al web, per ottenere un prodotto che sia soddisfacente per chi lo sviluppa e per chi ne fruisce.

Commenti

  1. Giuliana
    ha scritto:

    Hai scritto delle cose molto interessanti e delle quali devo ringraziare :->. Sono una studentessa in architettura e ho sempre visto il pc come l’assassino della creatività. In fondo la venustas del primo schizzo deve essere piegata alle ragioni della precisione del cad!! Ma il tuo punto di vista fila… e se il mio occhio esteta ne risulta soddisfatto, il divorzio tra il pc e me può aspettare!!

  2. Matteo
    ha scritto:

    Sono uno studente di un liceo scientifico di Rimini, e come argomento di approfondimento per l’esame di maturità sto svolgendo una tesina sullo sviluppo urbanistico ed energetico nel corso degli ultimi secoli (sono molto interessato alla materia in questione, tant’è che l’anno prossimo ho intenzione di iscrivermi alla Facoltà di Ingegneria Edile-Architettura di Bologna). Vengo al dunque: mi interesserebbe il passo del “De Architectura” di Vitruvio dove tratta l’utilitas, la firmitas e la venustas….la traduzione dovrebbe essere la seguente: “Tutte queste costruzioni devono avere requisiti di solidità, utilità e bellezza. Avranno solidità quando le fondamenta, costruite con materiali scelti con cura e senza avarizia, poggeranno profondamente e saldamente sul terreno sottostante; utilità, quando la distribuzione dello spazio interno di ciascun edificio di qualsiasi genere sarà corretta e pratica all’uso; bellezza, infine quando l’aspetto dell’opera sarà piacevole per l’armoniosa proporzione delle parti che si ottiene con l’avveduto calcolo delle simmetrie.” Devo assolutamente trovare questo brano in latino!!! Qualcuno può darmi una mano? Grazie infinite!!

  3. giovanni ats
    ha scritto:

    Ars docendi è portare la propria conoscenza ad altri senza sussiego & saccenza.
    Molto bravo; complimenti!
    giovanni.ats

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