Credo che uno degli appuntamenti annuali più “antichi” di questo blog sia quello con il Rapporto sull’Italia pubblicato ogni anno in questo periodo dal Censis. Forse perché m’è sempre rimasta in mente la frase riassuntiva del documento del 2007, secondo cui l’Italia è un “Paese in putrefazione”, che spiega perfettamente la mia personale percezione dell’andamento delle cose nel Belpaese. A quanto pare, dopo un 2009 giudicato in tiepida ripresa, anche quest’anno ci vanno giù pesante:
Anche se le difficoltà contingenti sono state in parte superate, non c’è di che essere ottimisti. Anche se ripartisse la marcia dello sviluppo, la nostra società non avrebbe lo spessore e il vigore adeguati alle sfide che dobbiamo affrontare. Nel Paese sono evidenti manifestazioni di fragilità sia personali sia di massa, comportamenti e atteggiamenti spaesati, indifferenti, cinici, passivamente adattivi, prigionieri delle influenze mediatiche, condannati al presente senza profondità di memoria e di futuro.
Ancora una volta mi chiedo se e quando scoppierà la guerra civile, una rivoluzione popolare che faccia piazza pulita. Perché solo ripartendo da zero si potrà dare alla generazione che s’appresta a prendere in mano le redini del Paese, un carro che non sia sgangherato e pieno di contraddizioni. L’individualismo ed il cinismo erano i due sentimenti che mi facevano più paura, quand’ero lì, e che hanno reso ancora più forte il mio desiderio di scappare.
Non voglio che i miei figli crescano in un posto dove ognuno pensa solo al proprio orticello, dove la politica è fatta di 50 anni di governicchi, dove (cito il Censis) “si afferma un’onda di pulsioni sregolate, con comportamenti individuali orientati ad un egoismo autoreferenziale e narciscistico che sfocia in episodi di violenza famigliare, nel bullismo gratuito e nel gusto apatico di compiere delitti comuni. […] Siamo una società pericolosamente segnata dal vuoto, visto che ad un ciclo storico pieno di interessi e di conflitti sociali si va sostituendo un ciclo segnato dall’annullamento e dalla nirvanizzazione degli interessi e dei conflitti”.
L’Italia del 2010 viene rappresentata di fatto come un’ameba, un’entità informe e senza spina dorsale che stenta a prendere coscienza del proprio potenziale e a compiere quello scatto di orgoglio che le consentirebbe di riprendere forza e di guardare avanti. Il venir meno dei valori alti che hanno caratterizzato i decenni passati, a partire dalla spinta emotiva ricevuta in eredità dal risorgimento, è il fattore principale, secondo i ricercatori, e non posso che essere d’accordo: i giovani d’oggi non hanno interessi, sprecano il loro tempo su Facebook e sono viziati all’inverosimile dai genitori.
Si è perso il “gusto” per il sacrificio mirato ad ottenere qualcosa. Macchina nuova al neopatentato? (schiocco di dita) Eccola. Cinquanta euro per il sabato in discoteca? (schiocco di dita) Subito. La professoressa ti ha dato un’insufficienza o t’ha sgridato? (schiocco di dita) Denunciata e sputtanata su Facebook. Manca quel percorso formativo che instilla nella gioventù il valore delle cose, la responsabilità delle proprie azioni e la condivisione delle risorse con la comunità. L’individualismo, il consumismo e l’arrivismo hanno girato la manovella su “massima potenza” e si stanno scatenando in ogni direzione.
Poi mi giro, e mi rendo conto che io in Italia non ci abito più. E tiro un profondo sospiro di sollievo. Perché so che qui, come in molte altre Nazioni nel mondo, la società è tutt’altro che in putrefazione. E la crisi economica che il Censis addita come una possibile causa dello sbandamento (e che riassume il famoso modo di dire “ognuno per sé, Dio per tutti”), qui ha avuto l’effetto opposto, un po’ come accadde subito dopo l’11 Settembre: la gente è diventata ancora più solidale e pronta ad aiutarsi a vicenda. Perché oggi stai male tu, ma domani potrebbe capitare a me, e se una mano lava l’altra… entrambe vivono meglio.
Commenti
Mi consola leggere di questa percezione, attendibile conoscendoti.
E’ vero, si perde il lume della realtà vivendo in Italia, e dà respiro avere conferma dell’esistenza di civiltà più solide.
Tuto confermato da vari pareri quanto scrivi sul modus vivendi dei giovani.
La meritocrazia, di cui speravo il rinascere, è annullata da un sistema più simile a un Risiko.
Anch’io avrei paura ad avere dei figli in questo contesto… e i 44 anni compiuti mi rassegnano ulteriormente… lascerò alla posterità due template accessibili 🙂
Peccato per la ricchezza culturale del nostro Paese, ancora viva nel profondo delle culture locali. Pazienza, Fra
Camu, sono lieto di vedere il tuo intervento la mattina appena alzato, meglio del caffè.
Uno dei tanti pregi di questo simpaticissimo blog è il frizzante tratto umano che quotidianamente regala gioia e affettività.
E le tematiche sono sempre di spessore.
Il lunghissimo commento pieno di veleni che ho avuto la pazienza di leggere è un’invettiva infarcita di un rancore che difficilmente sarà interiorizzato e condiviso dai lettori di duechiacchiere.it.
Vedo che qui – sempre – si ragiona, e mi fa piacere leggere da parte tua che che il blog non diverrà terreno di coltura per semi avvelenati.
E’ la prima volta che la lettura dei commenti a un post da queste pagine non mi è d’aiuto.
Camu, complimeti anche per la corettezza e l’equilibrio.
Risposte al commento di Francesco
@Francesco: grazie a te per la pazienza 🙂 Questo blog è sempre stato un posto dove ognuno può esprimere le proprie opinioni apertamente, ma a tutto c’è un limite…
[…] 45esimo rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese. Un appuntamento che oramai rinnovo da diversi anni, e che mi consente di vedere in chiaroscuro come vanno le cose da quelle parti, senza tutte le […]