due chiacchiere

Troppo tardi per triplicare il nucleare

Sorrido amaramente quando leggo questi proclami ad effetto che escono dai convegni mondiali sull’energia ed il cambiamento climatico: una ventina di Paesi vorrebbero triplicare gli investimenti per il nucleare nei prossimi 25 anni. Sorrido amaramente perché queste cose si dovevano fare una trentina d’anni fa, ora siamo in ritardo colossale. Io già ero convinto che il nucleare fosse l’unica strada circa 15 anni fa, quando invece il popolo italico votò per non investire in queste tecnologie, spaventato da terroristi ecologici che sbandieravano chissà quali scenari apocalittici sotto il naso degli elettori. Talebani del verde che piuttosto che veder costruire una centrale nucleare, avrebbero preferito continuare ad usare carbone e gasolio per soddisfare la crescente sete di energia dell’Italia. Già, perché una manciata di pannelli solari e due pale eoliche non possono coprire il fabbisogno ingente di corrente elettrica a cui assistiamo oggi. Se poi consideriamo che le agenzie per la salvaguardia del patrimonio fanno fare giravolte degne dei migliori trapezisti, per ottenere i permessi per installare nuovi impianti per le rinnovabili, la frittata è fatta.

Mi dicevano: ma il nucleare in Italia non si può fare perché non ci fidiamo di come si costruiscono le cose in questo Paese, che è tutto un magna magna, ed alla fine non si fa mai nulla per bene. Ma se questa è la mentalità di fondo, allora che senso ha rimanere nel Belpaese, dove sembra che qualsiasi innovazione sia destinata a fallire, ad infrangersi contro il muro della burocrazia eretto da chi non ama il cambiamento? Persone che condannano le generazioni future ad un tenore di vita sempre più basso e deprimente, mentre loro hanno gozzovigliato ed usato tutte le risorse a loro disposizione. “Il problema è che ancora una volta in Italia si è persa l’occasione di fare le cose per bene, mandando a votare dei cittadini allo sbaraglio, che, o hanno avuto la forza, la voglia ed i mezzi per formarsi/informarsi in autonomia sulle questioni referendarie, oppure sono andati a votare di pancia o peggio ancora politicamente”, scriveva qualcuno commentando il risultato del referendum italiano dell’epoca. Insomma, finisce sempre a tarallucci e vino. Non c’è più speranza. E le parole di Chicco Testa, intervistato a Radio24, non fanno che rinforzare questa mia convinzione.

Allora alla COP abbiamo avuto alcuni punti di accordo: bisogna sviluppare le rinnovabili, bisogna migliorare l’efficienza energetica, bisogna fare più nucleare e questa forse è una novità importante, bisogna fare la carbon sequestration. E poi c’è stato un punto di dissenso: il futuro dei combustibili fossili. No, perché alcuni volevano che fosse scritto con chiarezza che, diciamo, ci sarebbe stato il cosiddetto phase-out, cioè l’uscita dai combustibili fossili. Altri dicevano, sì, va bene, però bisogna farla con un po’ di calma, eccetera eccetera eccetera. Possiamo partire dai numeri? Oggi i combustibili fossili contribuiscono per l’ottanta e qualche cosa percento alla produzione ed al consumo di energia mondiale. 80 virgola qualche cosa.

Inoltre, dai combustibili fossili dipendono le economie di Paesi molto importanti che, se non avessero l’esportazione di combustibili fossili, sarebbero morti domani mattina. Tieni conto, lascia stare gli arabi, che hanno messo via tanti di quei soldi che potrebbero anche smettere. Ma io sto parlando dell’Iraq, dell’Iran, della Libia, dell’Algeria, della Russia e di molti Stati africani che sono diventati esportatori di combustibili fossili. Allora pensare che l’uscita da una roba così importante, l’ottanta percento dei consumi energetici, si possa scrivere in un documento e decidere per legge, diciamo così, è una cosa senza senso.

Oggi si parla molto di geopolitica, no, come tu sai. Si parla di un ritorno di contrapposizione tra nord e sud del mondo. Il sud del mondo è costituito da una coalizione, diciamo, che comprende la Cina, l’India, il Brasile, la Russia, buona parte dei paesi arabi, buona parte del Sud America eccetera eccetera, no? I quali ce l’hanno con il nord del mondo che saremmo invece noi, gli Stati Uniti eccetera eccetera. Uno dei punti di questo contrasto è proprio questa storia qua, capisci? Perché questi Paesi hanno consumi energetici che sono una frazione dei nostri. C’era un bellissimo titolo dell’Economist di qualche mese fa che diceva, un frigorifero americano, ma potremmo dire un frigorifero occidentale, consuma tanta energia elettrica quanto un cittadino medio dell’Africa.

Ti faccio un esempio, la Cina: la Cina negli ultimi vent’anni ha quadruplicato i suoi consumi energetici, una roba mai successa nella storia dell’umanità in un tempo così breve. In questo modo ha conquistato una posizione economica molto importante e tra virgolette, possiamo dire che ha quasi sradicato la povertà dalla Cina, no? Il risultato quale è stato? Che ovviamente la Cina è diventata il primo emettitore mondiale di CO2. L’India vuole seguire la strada della Cina, ha bisogno di energia, si candida a diventare la nuova fabbrica del mondo. L’Africa è un miliardo e 300 milioni di persone che hanno un bisogno di energia enorme. Ora se noi a questi gli diciamo “voi non potete più usare i combustibili fossili” per essere chiaro, dopo che noi li abbiamo usati e continuiamo ad usarli, ma li abbiamo soprattutto usati per un paio di secoli, e su questi abbiamo costruito la nostra ricchezza, quella  frattura tra nord e sud del mondo di cui parlavo prima, aumenterà. Però, vedi, rimane valida la frase di Indira Gandhi di credo ormai 50 sessant’anni fa, che diceva, peggio dell’inquinamento c’è solo un’altra cosa, la povertà. E ha ragione il tuo interlocutore, che ringrazio per l’apprezzamento, che la strada maestra è quella dell’innovazione tecnologica.

Noi dobbiamo dire a questi Paesi: c’è un altro modo per produrre energia senza emissioni, dobbiamo trovarlo. Le rinnovabili non ce la fanno, non ce la fanno. Il nucleare che alla COP 28 è stato sdoganato. In Europa, scusate, qual è il Paese che dipende di meno dai combustibili fossili e ha le emissioni più basse di tutti? La Francia. Io non capisco i miei amici ambientalisti, i quali invece odiano la Francia, capisci? Cioè allora siamo… come dire, le nozze con i fichi secchi non si possono fare, capito? E poi ci sono tutta un’altra serie di cose. Le batterie, la carbon sequestration, l’agricoltura intelligente…

Intanto la Cina, che tutti bistrattano e considerano un covo di dittatori comunisti irriducibili, sta investendo pesantemente nelle energie rinnovabili. Mentre in occidente noi continuiamo solo a dire tante belle parole che spesso non si trasformano in fatti concreti. Perché in Italia nessuno vuole che si costruiscano gli impianti dietro casa propria.

P.S.: questo post è andato in onda anche su Reddit, dove stavolta sembra aver suscitato un’interessante discussione.

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