due chiacchiere

Un’isteria di massa contro i russi

In questi giorni ho letto un bel po’ sulla guerra in Ucraina, per cercare di dare un senso a quello che vedo in televisione. Quello che affiora è che in tanti, almeno qui in America, stanno iniziando a confondere Putin con i russi in generale, ed i giornali già riportano i primi incidenti di xenofobia. D’altro canto, questo sentimento di disdegno verso la cultura russa, radicato nella mentalità americana sin dai tempi della cortina di ferro, non è mai scomparso completamente. A me viene sempre in mente Rocky 4, in cui il buon Stallone deve sconfiggere il “cattivo” Ivan Drago, incarnazione muscolosa dell’intollerante nazione rossa. Ovviamente i social non aiutano a migliorare le cose, e sono pieni di catene che circolano su Facebook invitando la gente a boicottare ad esempio i rifornimenti della Lukoil, o a vandalizzare ristoranti russi in giro per l’America. Come diceva qualcuno tanto tanto tempo fa, “a me, me pare na strunzat”, mi si perdoni il francesismo.

Un po’ come all’inizio della pandemia, quando i governanti si trovarono ad improvvisare azioni scoordinate per contrastare l’avanzata del virus, ora stanno facendo lo stesso per fronteggiare le azioni del signor Putin, senza pensare alle conseguenze a lunga scadenza delle loro decisioni. Le sanzioni e la rimozione della Russia dal circuito Swift finiranno per condannare l’intero popolo russo ad una povertà e ad una morte economica che non merita. E stanno imponendo un peso eccessivo sulla già fragile economia dei paesi dell’Occidente, finendo per creare più problemi di quelli che questi parrucconi stanno cercando di risolvere. Il prezzo del grano e del gas continueranno a salire e la gente comune continuerà ad odiare senza motivo qualsiasi cosa lontanamente ricollegabile alla Russia. Nel frattempo il signor Putin continuerà la sua guerra, e noi gli staremo fornendo il pretesto per intensificare le operazioni, dato che queste mosse saranno viste come una dichiarazione di guerra vera e propria. Non mi pare proprio di intravedere una pace globale all’orizzonte anytime soon.

E poi diciamocela tutta: l’America in questi anni ha inondato l’Ucraina di armi per istigare Putin, e per meri interessi economici nella zona. Biden ha stanziato negli scorsi giorni miliardi di dollari per rimpinguare gli arsenali bellici casalinghi, e per mandare qualche bombetta agli alleati. Soldi che dovrebbero essere invece spesi per puntellare un’economia ancora troppo incerta. Persino Obama, che molti in Italia etichettano come un guerrafondaio, resistette alla tentazione di fare mosse azzardate durante l’invasione della Crimea. E non ci si ferma certo alle armi: la propaganda pro-Zalenski, stando ai bene informati, è finanziata da lobbisti che hanno tutto l’interesse a sventolare lo spettro del comunismo russo sul naso degli americani. Per carità, tutto il mondo ammira il presidente ucraino per il coraggio che sta dimostrando, ma ricordiamo anche che la sua posizione intransigente sul contrattaccare l’invasione è insostenibile. Ed il fatto che gli americani continuino ad incoraggiarlo con chissà quale supporto avrà conseguenze potenzialmente catastrofiche per tutti noi.

Si contano sulla punta delle dita i parlamentari americani che stanno usando quel poco sale in zucca che gli è rimasto per dire “aspettate un momento, forse dovremmo ragionare su quello che stiamo votando, prima di spendere tutti questi soldi in fretta e furia”. Peccato che l’isteria di massa, probabilmente sobillata dai lobbisti di cui sopra, offuschi il senso della ragione comune, e queste poche voci fuori dal coro vengano immediatamente attaccate come razziste e forsennate, ricevano minacce di morte e siano accusate di avere le mani sporche di sangue ucraino. Anche qui la storia sembra ripetersi impietosamente: già all’epoca della guerra del Golfo, altri deputati si erano opposti a dare a Bush un assegno in bianco da spendere in armi ed altre risorse per combattere lo spauracchio iracheno, ed anche in quell’occasione, finirono per essere inondati di critiche e minacce. Beh, tutti sappiamo come siano andate veramente le cose adesso, con i sospetti poi rivelatisi infondati sulle armi chimiche, no? Forse sarebbe il caso di fermarsi un attimo, fare un passo indietro, e non agire in maniera irrazionale di fronte a quest’emergenza.

Commenti

  1. Trap
    ha scritto:

    L’adagio per cui «in guerra la verità è la prima vittima» viene attribuito a Eschilo, grande drammaturgo ateniese del V secolo avanti Cristo. Di sicuro nel capolavoro sulla guerra del Peloponneso dello storico Tucidide, anch’egli vissuto nel periodo d’oro della cultura classica greca, si legge che durante quel feroce conflitto i contendenti «cambiarono a piacimento il significato consueto delle parole in rapporto ai fatti».

    Fonte.

    Risposte al commento di Trap

    1. camu
      ha scritto:

      Si, avevo letto anch’io quell’articolo. Il problema è che all’epoca non c’era Facebook 🙁

  2. Aldo
    ha scritto:

    Anche qui in Italia è partita la campagna d’odio. Tipo, ad uno scrittore italiano, uno dei più grandi conoscitori di Dostoevskij, gli è stato cancellato il corso. Poi, dopo le proteste degli altri docenti, l’ateneo ha fatto marcia indietro ma hanno chiesto di parlare anche di autori ucraini. E lui che non li conosce ha dovuto rinunciare al corso.

    Risposte al commento di Aldo

    1. Trap
      ha scritto:

      Ricordi la campagna di odio contro le statue di Cristoforo Colombo? Ecco… La radice è la stessa

    2. camu
      ha scritto:

      Cose da pazzi, qui hanno vandalizzato un paio di ristoranti russi in città, senza alcun motivo. Riguardo alle statue di Colombo, ne parlerò nei prossimi giorni: in America gli italiani celebriamo Columbus Day, ma c’è un movimento per abolirlo e sostituirlo con Indigenous People’s Day. Come potete immaginare, la comunità italiana non è molto contenta di questa cosa, e persino nel comune dove abito l’anno scorso abbiamo organizzato grandi proteste perché la scuola voleva toglierlo dal calendario (è un giorno in cui i ragazzi non vanno a scuola). Ripeto, cose da pazzi.

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