due chiacchiere

Lo sapevo che i palestinesi, prima o poi…

Sulla situazione in Israele non si può giustificare chi si esprime come hanno fatto certi cretini alcuni giorni fa, con buona pace degli esponenti politici che li sostengono. Ovviamente l’aggressione di Hamas non può essere condonata in alcun modo, quando ci sono centinaia di morti in ballo. Ma da uomo qualunque che cerca di evitare quanto più possibile la stampa mainstream, devo dire che una reazione del genere da parte dei palestinesi era solo questione di tempo. Perché se dopo l’elezione del governo Meloni, gli israeliani si sono stracciate le vesti gridando al fascismo, praticamente nessuno ha detto una parola dopo l’ennesima rielezione di Beniamino Netanyahu, che avrebbe chiaramente portato uno sbilanciamento a destra della gestione della complessa situazione con i palestinesi. Gli osservatori politici continuavano a suonare i loro campanelli d’allarme come Cassandre inascoltate, ma la comunità internazionale (specialmente quella guidata dall’Addormentato, altrimenti noto come presidente americano), continuava a far finta di nulla. Insomma, si guardava alla proverbiale pagliuzza ignorando la trave che la maggioranza degli israeliani avevano conficcata nel proprio occhio.

Benjamin Netanyahu sorride verso la telecamera

Poi però, quando i palestinesi si sono incazzati, stufi di continui tentativi di accordi che risultavano sempre in fumate nere a loro sfavore, allora tutta la comunità internazionale ha subito mostrato il proprio supporto per quei poveri israeliani vittime di quest’estremismo arabo da quasi ottant’anni. Dov’era questa comunità internazionale quando Netanyahu riformava la giustizia lo scorso febbraio, mentre migliaia di persone continuavano a protestare per l’inasprimento delle pene, specialmente a discapito dei palestinesi che vivevano nei territori contestati? Rimane da capire adesso cosa succederà in quell’area, ma sono pronto a scommettere che il tutto si risolverà in un nulla di fatto: ci saranno centinaia di morti da entrambe le parti, gli americani manderanno carrettate di soldi ed armi ad Israele, che raderà al suolo quel poco che era rimasto in piedi nei territori palestinesi, creando un clima ancora più ostile tra i due popoli, e continuando a mantenere questa situazione in sospeso a tempo indeterminato.

Facci caso: mentre i russi cercano di riassorbire un territorio che ha deciso di diventare indipendente, gli israeliani cercano di tenere tutto per sé un territorio che invece continua a domandare indipendenza. Ora, se sei a favore dell’indipendenza dell’Ucraina, non puoi essere dalla parte di Israele, non ti pare? Sarebbe ora che la comunità internazionale, oltre ad indignarsi e mandare le armi agli ucraini, mostrasse un po’ di coerenza chiedendo a gran voce la creazione di uno Stato Palestinese, un accordo equo senza se e senza ma. Con tanto di muri alti 20 metri a dividere le popolazioni. Se possiamo spendere miliardi in missili e caccia bombardieri, possiamo spendere miliardi nell’implementazione di una soluzione definitiva. Ma forse a qualcuno conviene invece il protrarsi di quest’instabilità, per specularci sopra?

Commenti

  1. Manca la volontà politica di forse entrambe le parti in causa e soprattutto di USA ed Europa perché se veramente volessero trovare una soluzione si potrebbe far arretrare Israele da una parte del territorio palestinese occupato, una parte farla zona franca presieduta dall’ONU ,certo ONU che fosse seria e non un pupazzo al servizio di USA RUSSIA E CINA, e la parte più ampia restante darla ai palestinesi. Certo ci sarebbe anche il problema dei coloni israeliani che hanno molte terre che tornerebbero ai Palestinesi, ma se non è la soluzione perfetta potrebbe essere una bozza iniziale su cui dialogare e giungere ad un risultato definitivo. Utopia purtroppo

    Risposte al commento di DANIELE VERZETTI ROCKPOETA ®

    1. ha scritto:

      Perfettamente d’accordo. Ci vorrebbero leader politici degni di questo nome, e purtroppo non se ne vede l’ombra, e non solo in Israele o Palestina.

  2. Trap
    ha scritto:

    Prima del 1945 quella terra li era un protettorato dell’Inghilterra, terra abitata per la maggioranza dai palestinesi. Gli inglesi hanno chiesto a loro 2 di mettersi d’accordo. Non lo hanno fatto, gli inglesi se ne sono lavati le mani e hanno abbandonato quella terra (subivano gli attacchi dei “terroristi” che guardacaso erano EBREI), lasciando la patata bollente alla ONU. Che, se cerchi su internet, aveva già definito uno stato palestinese e uno israeliano.
    Quella definizione, compresi i relativi confini, non è mai stata accettata dall’Israele. Ovvio che dopo decenni di beghe e usurpazioni, siamo arrivati alla situazione odierna

    Risposte al commento di Trap

    1. ha scritto:

      Eppure dopo 80 anni, ancora non si vuole trovare una soluzione. La gente, da entrambe le parti, continua a soffrire e morire, e noi continuiamo a non fare nulla.

    2. ha scritto:

      Sul canale Nova Lectio ho trovato un video che spiega la storia di Israele in maniera semplice e digeribile. Ci sono vari spunti interessanti, ne scriverò un post a breve.

  3. Aldo
    ha scritto:

    Arrivati allo stato attuale entrambe le parti hanno un’idea simile: far sparire l’altro popolo.

    I politici si sono subito affrettati a dire che è Hamas il responsabile e non il popolo palestinese. Però ci sono proteste in giro per il mondo dei palestinesi, dei musulmani in generale e dei simpatizzanti (tutti pro Hamas e contro Israele, come quei bimbominkia dei collettivi studenteschi che crescendo diventeranno come l’Apostolico).

    Dall’altra parte Israele si sta pappando tutto il territorio fregandosene della popolazione palestinese (la destra comporta spesso conseguenze etnocentriche) e di cosa dicono gli altri paesi, Onu, ecc.

    Poi, infine, c’è il fatto che sia Hamas che il governo israeliano sono burattini di altre potenze.

    Risposte al commento di Aldo

    1. ha scritto:

      Sono d’accordo, specialmente sul finale. Il video che ho citato nel mio commento qui sopra in risposta a Trap lo spiega molto bene, e senza prendere posizioni.

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