due chiacchiere

Zelensky USA e getta

C’è una storia che sa tanto di usa e getta, come quelle vecchie cuffie che compravamo al negozio sotto casa e si rompevano dopo una settimana. Zelensky, il presidente dell’Ucraina, si sente come se fosse stato piantato in asso dagli Stati Uniti in mezzo al guado con le mani legate, in attesa di un finale che potrebbe trasformarsi in tragedia. Due anni fa il mondo intero, capeggiato dagli americani poliziotti, prometteva aiuti e supporto illimitato all’Ucraina. Ed ora che la situazione si fa calda, cosa succede? Zelensky si ritrova da solo, senza neanche un fucile giocattolo per difendersi. D’altro canto, come ci hanno insegnato a scuola, la storia si ripete sempre: come nel 1956, quando l’Ungheria fu lasciata al suo destino dopo tante promesse dall’occidente. O come nel 1975, quando hanno fatto lo stesso scherzetto ai poveri vietnamiti del sud. Gli americani, ora me ne rendo conto più che mai, sono maestri nel promettere il paradiso e poi sparire nel momento del bisogno.

E che dire dell’Afghanistan? Una fuga rocambolesca che ha lasciato tutti a bocca aperta. Come al solito, l’agenda setting tiene lontano dai riflettori il destino di quel Paese, specialmente nell’anno elettorale in cui i grandi del mondo si sottopongono alle danze della democrazia occidentale. Già, perché mentre noi pensiamo a festeggiare i lavoratori e gozzovigliamo per il lungo ponte, i talebani si divertono a farla da padroni, senza pietà per chi aveva ancora un briciolo di fiducia negli ideali americani. Ma nessuno sembra farci caso, in questo mondo di indignazione telecomandata in base a quello che conviene al potente di turno.

L’ho già detto più volte, storciamo il naso per la mancanza di libertà di parola in Russia, ma non ci rendiamo conto che la troppa libertà in cui siamo immersi finisce per ottenere lo stesso effetto, in un guazzabuglio di informazioni controllate per darci l’illusione di una democrazia. Perché in Russia le elezioni saranno pure una messinscena, ma dimmi se dopo aver votato in qualsiasi nazione d’occidente, davvero cambia qualcosa. Come negli Stati Uniti fra qualche mese. E su questo mi trovo d’accordo ancora una volta con il buon Piero:

Negli ultimi tempi ho notato, forse sbagliando, che gli yankee abbiano cambiato il modo di fare guerra in giro per il globo, non spostano truppe e attrezzature, ma influenzano alleati e forniscono armamenti, insomma una guerra 2.0, non rischiano la vita delle loro truppe ma creano situazioni alle volte esplosive. Forzano la mano agli alleati per convincerli ad acquistare armamenti da fornire all’Ucraina (visto che la forza economica dello stato occupato in quella che viene definita dai russi “operazione speciale” ormai non riuscirebbe a permettere una fornitura utile alla difesa/offesa), dall’altra parte Israele usa armamenti americani per difendersi e reagire agli attacchi di chi li non ce li vuole!

Almeno i cinesi stanno portando infrastrutture e sviluppo in Africa. Certo, per un tornaconto personale, non c’è dubbio, ma almeno ne beneficiano un po’ tutti, e mettono in campo una politica internazionale basata sulla cooperazione, piuttosto che sull’imposizione e sulle armi. Invece, il Paese a stelle e strisce è come quel tipo che ti promette di portarti a cena al ristorante più chic della città e poi ti lascia davanti al fast food in tangenziale. E tu rimani lì, sotto la pioggia, con le tue cuffiette da 5 euro che già non funzionano più.

Commenti

  1. Trap
    ha scritto:

    Notizia letta ieri: le Maldive, isole dei sogni per villeggianti benestanti, sono al centro di uno scontro fra Cina e India. Il recente cambio di governo ha portato le isole a schierarsi a fianco della Cina, dopo anni di alleanza con l’India. Truppe e installazioni di Delhi erano presenti. Sono state cacciate e sostituite con un accordo di sicurezza militare firmato con Pechino lo scorso mese. Per il nazionalista Modi, alle prese con la lunga fase elettorale indiana, un colpo che ha mal digerito e che ha portato ad un attacco diplomatico aperto.

    Storie di ordinari litigi internazionali, che nel Risiko mondiale in corso mostrano però una certa “fragilità di campo” nel fronte degli “antagonisti” ai “filoamericani”: Cina e India sono di fatto alleate politico-economiche nel Brics. Lo scontro mostra una debolezza che nasce dall’assenza – così la definiscono gli osservatori – di un linguaggio comune e di obiettivi condivisi.

    (Fonte)

    Ti ricordi quando definivo BRICS come un’alleanza tra persone con il coltello tenuto dietro alla schiena?

    Risposte al commento di Trap

    1. ha scritto:

      La situazione dei BRICS non mi è ancora del tutto chiara, non avendola approfondita oltre quello che raccontano i media occidentali. Che non vi sia un’amicizia che sprizza gioia da tutti i pori ci può anche stare, ma d’altro canto lo stesso vale per molte delle nazioni che fanno parte, che so, della Nato. Stanno insieme per motivi economici, ma non è che si possono proprio tollerare più di tanto. Anche all’interno della stessa Europa non vedo tutta quest’armonia tra gli Stati membri, specialmente quando la Francia e la Germania cercano di imporre la loro agenda sul resto dell’unione. Per non parlare di quando si affronta il tema dell’immigrazione, e quando l’Italia chiede aiuto, tutti a voltarsi e fischiettare dall’altra parte.

  2. ha scritto:

    Essere citato due volte in un mese mi fa impressione!
    Sul discorso della fuga dall’Afganistan credo che il ciuffo biondo di zucchero a velo (Trump) abbia fatto un dispetto a Biden, sapendo che non sarebbe stato confermato al voto, quindi dispetto, tolgo i militari da li, in maniera veramente discutibile e preoccupante, per vedere come il nuovo inquilino della casa bianca si sarebbe comportato per risolvere un problema di immagine tristemente grottesco.
    Per cambiare le nazioni non serve cambiare il politico di turno, il problema sono le eminenze grigie ed invisibili che compongono i ministeri, persone di carriera che restano al loro posto ad ogni cambio di direzione, persone che di fatto scrivono le norme (il politico da una direzione e poco più), hanno i contatti, consigliano come e cosa fare perchè conoscono l’ambiente che li circonda e sanno esattamente come “forzare” norme e politici per prendere una direzione. Il politico è quello che si prende gli insulti o gli applausi, ma nemmeno loro possono cambiare una macchina che continua ad esistere ad ogni cambio di casacca.
    L’Ucraina è stato l’ennesimo pretesto per infastidire Russia e Cina, ma visto che i risultati ipotizzati non sono arrivati meglio ignorarla sperando che la l’opinione pubblica se ne dimentichi in favore di altro.
    Comunque ricordiamoci che il problema Ucraina-Russia sia partito da distante e che come al solito ci fossero di mezzo i cugini d’oltralpe e i loro interessi, ma essendo tendenzialmente incapaci di gestire i problemi entro i confini francesi figuriamoci quelli al di fuori che come al solito esplodono in mano agli altri.

    Risposte al commento di Piero_TM_R

    1. ha scritto:

      Condivido quello che dici, tranne sul dispetto di Trump. Cioè, anche se fosse così, l’amministrazione Biden, che aveva comunque promesso di lasciare il Paese, l’avrebbe dovuto fare in maniera più organizzata e coordinata, non con gli aerei stracarichi di poveri disgraziati. Ed avrebbe dovuto mettere in piedi un piano per cosa fare dopo. Invece, il nulla assoluto.

      Sul cambiare le nazioni e le eminenze grigie, mi sembra di capire tu sia favorevole ad avere uno spoils system più aggressivo. Trump ed i suoi accoliti vogliono fare proprio quello, come dicevo qualche settimana fa, ma nella direzione negativa. Perché il rischio è che le eminenze grigie vengano cambiate in peggio, non necessariamente in meglio. Possono essere cambiate con persone che amplificano ed estremizzano la stupidità dei politici, invece che tenerla sotto controllo, come sarebbe giusto che fosse.

      Infine, pienamente d’accordo sui danni causati dai cugini d’oltralpe in giro per il mondo.

      Risposte al commento di camu

      1. ha scritto:

        Sono cosciente che fare un reset è impossibile e potrebbe essere pericoloso, ma non si può sbandierare un cambiamento se poi non cambiano le persone e le idee.
        Beh, sleeping Joe non mi sembra brillare per iniziativa in qualsiasi campo.

        Risposte al commento di Piero_TM_R
        1. ha scritto:

          Hai perfettamente ragione. Ed avendo io lavorato all’interno di una provincia quando ero in Italia, ho toccato con mano, come si dice in questi casi, proprio quello che dici. Dirigenti, direttore generale e segretaria generale contavano MOLTO di più di assessori e presidente.

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