due chiacchiere

Archivio degli articoli in biblioteca, pagina 13

La schiavitù del divertimento

Tra i post “a caso” che Google Reader Play mi propone la mattina, l’altro giorno ne è spuntato uno che m’ha fatto riflettere. Un confronto tra 1984 di Orwell e Il Mondo Nuovo di Huxley. Chi ha letto il primo o visto il relativo film, conosce quali siano le paure dell’autore per la nostra società: che un grande Governo imponga il proprio controllo assoluto sulla popolazione censurando le notizie, infliggendo punizioni corporali e spingendo così i cittadini all’obbedienza assoluta. Il Mondo Nuovo non lo conoscevo, ma stando al buon Wikipedia, il libro racconta una storia parallela. In cui il Governo del Mondo rende schiavi i cittadini non per la mancanza di notizie, ma al contrario perché ce ne sono troppe, e quindi il loro valore diminuisce fortemente. Il libro è stato scritto il secolo scorso, eppure pare che la sua profezia si stia avverando proprio ai nostri giorni. Volendo pensare alla guerra in Iraq, quello che dice Huxley è che per “controllare” i terroristi più che carri armati e mine, dovremmo mandare iPhone e televisori.

No stopping or standing

Laura stava attraversando un momento abbastanza stressante della sua vita. Sin da adolescente, la sua passione erano stati i bambini: era la baby sitter più amata dai piccoli del suo quartiere, in chiesa era stata animatrice ed educatrice per i ragazzi del catechismo, ed aveva sempre cercato di coinvolgersi in attività di sostegno alla sua comunità. Così quasi naturalmente s’era iscritta a medicina, completando il corso degli studi in leggero ritardo, ma con buoni risultati sul libretto. Adesso si stava specializzando in pediatria, ed all’ospedale le avevano trovato un posto con uno di quei contratti “a progetto” che tanto vanno di moda negli ambienti universitari italiani. Per lei, comunque, era stata una benedizione dal cielo, poter praticamente essere pagata per studiare. Specialmente perché cercava sempre di non pesare sulle spalle dei suoi genitori, i quali di sicuro non navigavano nell’oro. Gente onesta, che lavorava, avrebbe detto Celentano. Leggi il resto di No stopping or standing

Gli americani le vogliono corte

Nel titolo, se non si fosse capito, mi riferisco alle parole, caro il mio lettore malpensante! Oggi, dato che siamo in clima di ferie, mando in replica una puntata del mio corso d’inglese per tutti, andata in onda un paio d’anni fa. Dove parlavo di una delle tante forme per abbreviare le parole che qui vanno tanto di moda. Ad esempio, il nostro supermercato si chiama  ShopRite. Si tratta di una catena, un po’ come in Italia può essere il Carrefour o l’Esselunga o ancora l’Auchan. Notato qualcosa di strano nel nome? L’errore nello scrivere la parola right (giusto, bene, corretto) è voluto: ho già detto che gli americani sono pigri quando parlano e scrivono, e questa ne è l’ennesima conferma. Visto che la pronuncia è la stessa, perché scrivere right quando si può usare il più breve rite? Se quindi vieni in vacanza in America, non preoccuparti di leggere parole come nite, lite, brite (rispettivamente notte, luce e brillante): il tuo maestro d’inglese non era un asino, sono gli americani a storpiare le parole. Leggi il resto di Gli americani le vogliono corte

Contro il logorio della vita moderna

Specialmente in questo periodo, il ritmo lavorativo in ufficio è abbastanza più tranquillo del solito. A volte mi metto ad aggiornare e migliorare il mio plugin, altre volte leggo articoli per tenermi al passo con le tecnologia. Ma ci sono occasioni in cui voglio semplicemente rilassare il mio cervello (rigorosamente nella pausa pranzo, in caso il mio capo stesse leggendo queste righe eheh). C’è un sito gestito da un ragazzo australiano che mi fa scompisciare dalle risate, che leggo “a piccole dosi” di tanto in tanto. In pratica è una specie di blog dove ogni articolo è uno scambio di email tra David (il tenutario, di mestiere grafico) ed un’altra persona: colleghi di lavoro, clienti, negozi che chiedono di saldare i debiti. L’umorismo tipico inglese con cui lui risponde ad ognuno dei suoi interlocutori è davvero incredibile. Senza considerare che le situazioni descritte dalle email, spesso càpitano anche a noi, e diventa quindi ancora più facile mettersi nei suoi panni o in quelli del malcapitato di turno. Quindi visto che siamo ad Agosto, niente “lezione” d’inglese oggi, ma solo un modo per allenarsi divertendosi.

Che casino le misure americane

Ricordo sempre quando in Italia andavamo all’Esselunga a fare la spesa: mentre la moglie si occupava di detersivi e frutta fresca (che io a quanto pare “non so scegliere” vabbé) io andavo al banco dei salumi per ordinare 200 grammi di prosciutto fresco o qualche fetta di prosciuttella, che pare sia un miscuglio non meglio identificato di prosciutto e mortadella. La stessa operazione non è altrettanto semplice qui in America, dove le unità di misura sono praticamente diverse dal resto del mondo, ed ovviamente non seguono il sistema metrico decimale. In altre parole, non esiste l’equivalente di un etto, ma bisogna dire “un quarto di una libbra”. Una libbra (ovvero un pound) equivale a 16 once, o per gli europei, a circa 450 grammi. Half a pound of Bologna (pronunciato boloni) sono quindi circa 200 grammi di mortadella. Una volta la mia pessima pronuncia di half a pound ha fatto capire al tipo al bancone a pound e quando mi sono accorto che aveva già affettato quasi mezzo chilo di formaggio, m’è preso un colpo 🙂 Leggi il resto di Che casino le misure americane

Thank God it’s Friday

Non faceva  ancora quel caldo afoso tipico dell’estate in tante parti d’Italia, ma le temperature più che primaverili, quest’anno, non promettevano nessuno sconto. Per fortuna era arrivato il fine settimana. Si prospettava un lungo e piacevole ponte lavorativo: la festa della Liberazione era tradizione che Laura ed Enrico si organizzassero con i loro amici per andare a passare una bella giornata fuori porta. Il meteo, anche quest’anno, anzi decisamente quest’anno, sembrava dalla loro parte. C’era una riserva privata, ad una mezz’oretta di macchina dalla città, che avevano eletto a loro posto “ufficiale” per queste occasioni. Un immenso prato verde si distendeva tra le colline piene di alberi e vegetazione selvaggia, e lungo la strada per inerpicarsi verso questo angolo di paradiso, si poteva osservare l’intera città sdraiata sonnecchiante sulla valle sottostante. Trattandosi di una meta molto gettonata, che attraeva gente da tutti i paesini del circondario, cercavano sempre di partire presto, così da accaparrarsi uno dei tavolacci in legno sparsi sotto gli alberi, possibilmente non distante dalle griglie. Leggi il resto di Thank God it’s Friday

Le curiose parole inglesi

Ci sono parole, nella lingua americana, che quasi mai s’imparano a scuola o si usano nelle conversazioni comuni “da turisti” quando ci si trova all’estero, e che quindi non fanno parte del vocabolario di base di chi conosce l’inglese. Proprio per questo ho pensato di andare a spulciare nei meandri della lingua a stelle e strisce, per darti l’opportunità di scoprire queste “curiose” nuove parole. Come ad esempio sap, che in Italia è un famoso programma gestionale usato da grandi aziende internazionali, mentre qui è più umilmente la linfa prodotta dagli alberi, quella sostanza appiccicosa che ogni tanto ti sarà capitato di toccare andando in campagna. Oppure gunk (slime, sludge, goo, gook), in genere riferito ad un qualche liquido viscoso, melmoso o appiccicoso che fa abbastanza schifo. Leggi il resto di Le curiose parole inglesi

Do not back up

Giacomo era proprio una di quelle persone che tutti vorrebbero avere come amico, sia uomini che donne. Con entrambi i sessi sapeva essere “cool” al punto giusto, il suo orientamento sessuale non appesantiva mai le relazioni, il suo essere gay non era mai messo in mostra. Con Enrico s’erano conosciuti alle scuole superiori, e da allora erano sempre stati buoni amici. Era stato persino il suo testimone di nozze, il che aveva voluto dire per Enrico dover rompere la regola dettata dalla tradizione, secondo cui i testimoni sono sempre sorelle e fratelli. Ma per lui era più importante il legame vero con l’amico, che quello imposto dalla parentela. D’altro canto Giacomo era un po’ colui che l’aveva “svezzato”, che proprio negli anni dell’adolescenza gli era stato vicino nei momenti difficili di quest’età. Gli aveva insegnato l’arte di corteggiare le donne, gli aveva fatto fumare il primo spinello, l’aveva persino portato sulla tangenziale una notte in cui erano entrambi ubriachi fradici. Insomma, insieme avevano imparato a gustarsi ogni momento che la vita regalava loro. Leggi il resto di Do not back up

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