due chiacchiere

Gli americani vogliono rendere TikTok illegale

In questi giorni ha fatto il giro del web la notizia secondo cui il parlamento americano sta discutendo se vietare o meno l’uso della famigerata app TikTok sul territorio nazionale. Per me sarebbe una manna dal cielo, ed un modo per convincere la figlia grande a staccarsi per qualche minuto dal suo inseparabile iPhone. Scherzi a parte, la prima cosa che ho pensato quando ho sentito la notizia in radio l’altro giorno è che ci vuole proprio una bella faccia di bronzo a portare avanti una proposta del genere giusto per stuzzicare i cinesi. Ma ricapitoliamo un po’ i fatti. La camera dei rappresentanti ha approvato a larga maggioranza, con 352 voti favorevoli e 65 contrari, la proposta di legge che apre la strada al divieto ad usare la app dei balletti e delle sfide a base di detersivo dei piatti negli Stati Uniti. Motivo? Il fatto che l’azienda cinese ByteDance controlla la piattaforma e non è chiaro cosa se ne faccia dell’ingente mole di dati raccolti sugli utenti americani.

“Malgrado non abbia mai trovato prove che TikTok minacci la sicurezza nazionale americana, non ha mai smesso di reprimere il social”, è stata la replica del portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, che ha definito un atto di bullismo l’eventuale bando della piattaforma. Ciò che mi lascia basito, comunque, è l’ipocrisia mostrata dal legislatore a stelle e strisce, grande come una casa. Perché forse hanno già dimenticato cosa successe qualche anno fa quando Facebook chiudeva entrambi gli occhi, lasciando che Cambridge Analytica si divertisse ad usare le informazioni su milioni di ignari utenti in tutto il mondo, per influenzare il risultato delle elezioni politiche tramite quello che poi sarebbe stato tristemente etichettato come il fenomeno delle fake news. La cosa suscitò uno scandalo un po’ ovunque, spingendo il legislatore europeo a limitare i danni introducendo quella che tutti oggi conosciamo come GDPR. Però i colpevoli, udite udite, riuscirono sostanzialmente a farla franca e poco cambiò dal punto di vista normativo.

Insomma, quando sono i cinesi a spiarci, allora sono brutti e cattivi e meritano pene severissime, ma quando sono gli americani (o altre entità occidentali), allora si fa presto a voltarsi da un’altra parte e fischiettare facendo finta di nulla. Questa è l’ipocrisia che mi fa venire il voltastomaco: la pretenziosità di erigersi a paladini della giustizia e poliziotti del mondo per il bene dell’umanità, quando in realtà il fuoco che arde sotto quelle apparentemente candide intenzioni è solo alimentato da cupidigia ed economie di mercato. Da come la vedo io si tratta di pura e semplice ritorsione commerciale e difesa delle proprie posizioni, qualcosa di molto più prosaico di quello che vogliono farci credere: “tu banni le mie app ed io banno le tue”.

D’altro canto, gli interrogatori agli amministratori delegati sono diventati meme in meno di un giorno proprio per la loro stupidità (Senatore, io sono di Singapore), quindi sinceramente me lo aspettavo succedesse. La prima ipocrisia è che la gente dimentica che il lungo testo che non legge mai per mancanza di voglia prima di installare una nuova app, le condizioni di privacy, dicono comunque che i propri dati verranno venduti, e questo succede ironicamente più con le app americane che con quelle cinesi. La seconda ipocrisia è che si dipingono i cinesi come brutti e cattivi perché sostengono la Russia e poi… “uuuh, che belle queste ciabattine in plastica a 2 euro fatte in Cina”. La terza ipocrisia (ma l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo) è che si pretende che queste aziende offrano un servizio gratuito e che i loro dipendenti campino d’aria fritta, e quando Twitter (controversie su Elon a parte) mette la spunta a pagamento, tutti a storcere il naso. Noi utenti siamo il loro modello di business, siamo il prodotto che vendono, che ci piaccia o no.

Ci si aspettava che la sconfitta dei regimi comunisti dopo la guerra fredda avrebbe gradualmente integrato la Cina nel sistema del libero scambio globale, con l’obiettivo di ridurre il suo sistema collettivista, e di soggiogarla a noi occidentali imperialisti. Ed invece, con pazienza e determinazione, la Cina ha iniziato a penetrare l’Occidente, acquistando terre, risorse e influenza economica. Con una strategia delle “mille piccolissime ferite”, sta minando l’egemonia occidentale ed emergendo come una potenza mondiale alternativa. Mosse come il ban di TikTok vogliono solo dire una cosa: l’occidente ha paura.

Commenti

  1. Mondo in Frantumi ha scritto:

    Mi trovi sostanzialmente d’accordo sull’ipocrisia di bandire un prodotto che fa, a quanto ne sappiamo (ma sono ignorante in materia) più o meno ciò che fanno i concorrenti occidentali.

    Direi in ogni caso che la Cina vince più per la stupidità occidentale che tu citi che per chissà quali sovrumane qualità che dovremmo temere: la cupidigia dei capitalisti ha portato là lavoro e risorse togliendo occupazione e competenze per poi ripagarci con la “convenienza” di articoli a due euro.

    Se i falchi cercano il vero nemico, si guardino allo specchio.

    Risposte al commento di Mondo in Frantumi

    1. camu ha scritto:

      “Direi in ogni caso che la Cina vince più per la stupidità occidentale”: una frase che riassume esattamente quello di cui sono fermamente convinto. E la cosa preoccupante è che più andiamo avanti, e più stupidi sembriamo diventare (vedi candidati alle varie elezioni in giro per il mondo occidentale quest’anno).

  2. Piero_TM_R ha scritto:

    Se chi spia è americano o europeo lo fa per la sicurezza di tutti, se a spiare sono cinesi o russi vogliono influenzarci… I dati sono importanti ma ancora più importanti sono i metadati, non riconducibili il più delle volte ad un utente specifico ma che comunque danno l’idea di un orientamento generale e conoscere e poter sfruttare queste informazioni è utile a tutti.
    Comunque avevo visto, tra il divertito ed il perplesso, le domande che i membri dello Stato americano avevano posto a non ricordo più chi proprio in materia di social e simili, le domande erano veramente imbarazzanti (per chi le poneva dimostrando di non avere la minima idea di cosa parlava) e le risposte erano veramente imbarazzate (sicuramente chi rispondeva si stava domandando se stesse sognando).

    Risposte al commento di Piero_TM_R

    1. camu ha scritto:

      La cosa triste è che già si parla di bot che sono al lavoro su Facebook e Twitter (non lo chiamerò mai X, mi dispiace) per fare propaganda per conto di questa o di quella parte politica, o nazione, o ideologia. Però nessuno s’indigna e propone di bloccare quelle piattaforme.
      Sulle domande dei senatori quando si tratta di tecnologia, direi che l’unica cosa da fare è stendere un velo pietoso sulla questione. Siamo nelle mani di ottuagenari che probabilmente ancora usano il lettore CD del computer come porta tazza 🙂

      Risposte al commento di camu

      1. Piero_TM_R ha scritto:

        Beh, basta notare che la carta nella pubblica amministrazione è perennemente presente

        Risposte al commento di Piero_TM_R
        1. camu ha scritto:

          Recentemente ho aiutato mia moglie e suo padre a vendere un immobile che avevano ancora in Italia. Tra APE e certificazioni varie, ho notato che in effetti il cartaceo è ancora molto richiesto.

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