La politica oramai è tristemente ridotta ad una gara di slogan e battute, ed ha perso da tempo l’occasione per affrontare le vere sfide. Forse, se il dibattito si fosse concentrato sui modi concreti per realizzare un’Europa più giusta e solidale, l’esito sarebbe stato diverso. Invece di cavalcare la polemica per ottenere un applauso momentaneo, sarebbe più utile puntare a una riflessione profonda sulle scelte da compiere. In questi giorni è stato tirato fuori il Manifesto di Ventotene, di cui, a onor del vero, non conoscevo l’esistenza. Redatto durante la Seconda Guerra Mondiale, questo documento sognava un’Europa unita, federale e democratica. Un continente capace di liberarsi dalle divisioni nazionali e orientato a garantire giustizia sociale ed economica. Un’Unione Europea che tutelasse le classi meno abbienti, contrastasse i monopoli e limitasse il potere finanziario incontrollato.
Oggi, però, quella visione appare lontana. Le scelte politiche e le dinamiche economiche che caratterizzano l’attuale Vecchio Continente sembrano spesso andare in direzione opposta. Privatizzazioni, armamenti e la cessione della sovranità monetaria sono solo alcune delle contraddizioni che hanno trasformato l’ideale originario in qualcosa di ben diverso. E qui secondo me Giorgia Meloni ha sbagliato 😮 (si, hai letto bene). Difendere gli ideali del Manifesto di Ventotene, evidenziando come le attuali politiche europee ne abbiano tradito lo spirito, sarebbe stato un gesto da statista. Un discorso di questa natura avrebbe aperto un confronto autentico sulle riforme necessarie per riportare l’Europa più vicina ai suoi principi fondativi.
Invece, la scelta è stata quella di alimentare lo scontro ideologico. Così, chi avrebbe dovuto difendere l’autentica visione di quel documento, si è trovato nella paradossale posizione di giustificare l’Europa attuale, cambiando registro rispetto alle posizioni di qualche anno fa. Ma d’altro canto, il diversivo è una tecnica ormai consolidata nella dialettica politica. Distrarre l’opinione pubblica puntando i riflettori su qualcos’altro, è una cosa alla quale siamo ampiamente assuefatti. L’abbiamo visto in questi giorni: un confronto sulle politiche europee in materia di difesa e sui rapporti con gli Stati Uniti si è trasformato in un dibattito su temi storici e ideologici. Le radici dell’Unione Europea sono diventate il centro del discorso. Un trucchetto per spostare l’attenzione e alimentare polemiche, lasciando in secondo piano i nodi centrali del confronto politico.
Mi dispiace, ma in questo caso la Meloni ha toppato: la vera leadership si misura nella capacità di guardare oltre l’immediato e tracciare una rotta per il futuro. Ed invece si è scelto di guardare il dito, anziché la luna.
Commenti
carlo calati (massimolegnani) ha scritto:
condivido il tuo giudizio sulla infelice uscita di Giorgia Meloni. Ma d’altra parte lei quella “luna” non la vuole, non vuole un’Europa solida, compatta, sovranazionale, lei auspica un’Europa delle Nazioni, poco più che una garante delle singole sovranità, in pratica una “Non-Europa”
ml
Risposte al commento di carlo calati (massimolegnani)
camu ha scritto:
Mah, a questo punto non è più chiaro che Europa vuole. Il problema è che non più chiaro che Europa vogliono tutti quelli seduti a quel tavolo. Personalmente non vorrei un’Europa che spende 800 miliardi (e s’indebita pure) per il riarmo, togliendo soldi ad altre priorità che sembrerebbero ben più importanti. Ma ho l’impressione di far parte di una maggioranza silenziosa a cui viene imposto qualcosa che dovrà digerire volente o nolente.
Trap ha scritto:
Il manifesto era avanti rispetto al suo tempo in cui c’erano molte monarchie e molte donne avevano iniziato a votare solo da poco. L’Europa così come è, è nata fondamentalmente come un trattato di pura natura economica, e ancora oggi ne traiamo vantaggio (circolazione libera, moneta unica, ecc) ma politicamente è molto difficile tenere assieme un sacco di nazionalità molto differenti tra loro. Basti vedere ad esempio la fine che ha fatto la Jugoslavia.
Risposte al commento di Trap
camu ha scritto:
Fai bene a contestualizzare quel manifesto, di cui ho letto un po’ in questi giorni. E fai bene a puntualizzare che l’Europa di oggi non è altro che un accordo per tutelare i portafogli “globalizzati” delle corporazioni internazionali, che si sono mangiate le aziende nazionali che, in un modo o in un altro, avevano più cura dei propri dipendenti.
Daniele ha scritto:
Mi permetto di scrivere perché ho un punto di vista diverso da quello che hai espresso. Secondo me, c’è un po’ di distorsione e pregiudizio nell’interpretazione di quanto detto dal Presidente Meloni.
Non ha mai detto che il manifesto di Ventotene sia una cosa da buttare. Ha semplicemente letto alcuni passaggi, esprimendo il suo disaccordo, proprio come fai tu quando non sei d’accordo con le parole del Presidente.
Questo non significa che il manifesto sia una cosa negativa. Alcuni passaggi, tra l’altro, sono stati smentiti dallo stesso autore, perché i tempi sono cambiati. Alcuni passaggi mi ricordano un po’ 1984 di Orwelliana a memoria.
Il manifesto è lungo 14 pagine, quindi non è una cosa enorme da leggere. In quei passaggi si trovano le basi di un controllo e di un’invasione della proprietà privata come la conosciamo oggi.
Come dice Trap nei commenti, il manifesto all’epoca era avanti rispetto alle monarchie e alle dittature. Erano tempi diversi da questo.
Sembra che tu e altri nei commenti pensiate che la Meloni non voglia un’Europa forte. Io penso che l’Europa intesa come un’unica entità non sia ancora possibile, soprattutto per via degli interessi nazionali, soprattutto delle grandi nazioni europee come Francia e Germania, che ancora oggi influenzano molte delle scelte politiche ed economiche dell’Europa.
Sai, l’idea di un’Europa delle nazioni mi sembra sempre più attuale, anche se non sono del tutto convinto. Potrebbe dare più stabilità all’Europa e anche ai singoli paesi.
Certo, alcune scelte della Von Del Leyen sono un po’ forti, diciamo che a volte sembrano quasi dittatoriali (non voglio dire comunista, altrimenti mi date del fascista!), tipo quella del riarmo. Alla fine, chi ci guadagna è solo la Germania, e sappiamo bene cosa significa permettere alla Germania di riarmarsi e produrre più armi di tutta l’Europa.
Le scene in parlamento poi… Un po’ esagerate, no? Esprimere il dissenso è giusto, ma per dei passaggi di un manifesto che ha gettato le basi per l’Europa che conosciamo oggi dopo la seconda guerra mondiale… Sembra quasi una cosa da bambini, più che politica.
E poi, i social sono diventati un vero e proprio circo, tra divisioni, tifoserie e gente che abbaia al vento, distogliendo l’attenzione da cose davvero importanti.
Ah, a proposito, ho letto il manifesto, e devo dire che i passaggi letti dalla presidente Meloni non sono proprio attuali, soprattutto quelli sul controllo della proprietà privata. Quelli mi fanno un po’ paura.
Risposte al commento di Daniele
camu ha scritto:
Anche a me è stato dato del “fascista” quando dissi che avrei votato per Giorgia Meloni, quindi sei in buona compagnia 🙂 Scherzi a parte, concordo su molto di quello che dici, e grazie per aver fatto queste precisazioni: a 8000 chilometri di distanza, quello che percepisco io di come va la politica in Italia è condizionato da quello che i giornali condividono, e quindi è bello vedere altre opinioni che non siano quelle che si trovano in TV. Poi sui social, sfondi una porta aperta, ma è proprio quello che vogliono Trump e soci: alimentare paura e divisioni, per controllarci meglio, come avrebbe detto il lupo cattivo in Cappuccetto Rosso. Io da un pezzo, per le notizie americane, non seguo più New York Times, CNN e soci, ma mi affido a canali YouTube (uno gestito da un omologo americano di Beppe Grillo) che dicono le cose come stanno, senza indorare la pillola. E vado su Facebook solo per prendere in giro gli invasati dell’una e dell’altra parte.