due chiacchiere

Il lupo della steppa

Chi l’avrebbe mai detto che un appassionato come me del genere distopico, e di serie televisive come Black Mirror e Squid Game, avrebbe trovato tracce inaspettatamente simili in un libro pubblicato nel lontano 1927, Il lupo della steppa, di Hermann Hesse. Come ho detto in passato, sono sempre alla ricerca di suggerimenti su quale libri leggere, e così quando qualche mese fa sul suo blog, Giuseppe pubblicò una recensione di quest’opera, rimasi incuriosito da quella trama “che indaga l’animo umano in tutte le sue sfaccettature, proponendo una riflessione esistenziale intensa e, a tratti, dolorosa”. Così l’ho scaricato in formato audiolibro, ed ho intrapreso questo cammino insieme al protagonista, Harry Haller. Già dall’inizio si può assaporare un che di distopico, quando si scopre che la sua personalità pare scissa in due indistricabili parti così intrecciate, ostili e confuse, una certa parte più mondana, borghese, sociale e, l’altra, più selvaggia, solitaria, animalesca.

Tant’è che alle prime battute sembra di leggere una storia simile a quella narrata nel libro Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Ma ci si accorge ben presto che, seguendo le peripezie di Harry, l’introspezione psicologica è molto più profonda, più viscerale. Ed in un certo senso, ho visto parti del mio percorso su questa Terra, nelle sue riflessioni. Già, perché l’insofferenza del protagonista è determinata dalla costellazione delle proprie credenze, che spesso si scontrano tra loro, ognuna cercando di superare le altre, costringendo il protagonista ad essere carnefice e vittima di sé stesso, trasformando quel desiderio di indipendenza nel destino della sua solitudine, lontano dal mondo. Uno spazio in cui il dolore “diviene rifugio caro, oceano a cui abbandonarsi”.

La narrazione si articola in più livelli: il prologo, il manoscritto di Haller ed il “Trattato del Lupo della Steppa”. La struttura riflette lo stato mentale del protagonista, che vaga in una crisi esistenziale profonda. La figura del lupo, in questa guerra civile tutta interiore, è usata come simbolo delle pulsioni istintive e selvagge, che contrastano con le convenzioni della società borghese. Un elemento centrale del romanzo sono gli incontri enigmatici e situazioni surreali, in particolare con Hermine, con la sua enigmaticità e sensualità, che spinge Haller ad affrontare le proprie paure e desideri repressi, facendogli conoscere una mondanità fatta di sesso, droga e balli.

Non svelerò i dettagli della trama, per non rovinarti la sorpresa. Ma ho avuto l’impressione che si tratti di un romanzo stranamente contemporaneo e moderno. Sembra di leggere le peripezie dei giovani di oggi, che volenti o nolenti si ritrovano a vivere in un mondo surreale fatto di guerre e adorazione del dio denaro, di social media e balletti sterili su TikTok, ma che alla fine della fiera si scoprono sempre più spesso soli ad affrontare le proprie paure più intime e viscerali.

Commenti

  1. Giuseppe ha scritto:

    Grazie per la citazione!!!

    Risposte al commento di Giuseppe

    1. camu ha scritto:

      Grazie a te per l’ispirazione 🙂

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