Allenare l’orecchio a comprendere una persona che parla in inglese, significa tra le altre cose imparare a cogliere al volo (o comunque il più velocemente possibile) le differenze tra le parole, per non fraintendere quello che il nostro interlocutore ci sta dicendo. Esistono ad esempio tutta una serie di sostantivi, aggettivi e verbi che si pronunciano in maniera molto simile, ma si scrivono in maniera diversa, ed hanno ovviamente significati diversi. Se per esempio la tua amica ti sta raccontando che le sue scarpe sono dyed, non vuole dirti che le poverine sono morte in seguito al troppo utilizzo. Dyed è il passato di dye, tingere. La pronuncia è però simile a died (passato di die, morire), il che potrebbe creare qualche imbarazzante momento di smarrimento.
Senza soffermarmi troppo sui dettagli, eccoti un elenco abbastanza incompleto di similitudini che mi sono venute in mente. Se ne conosci altre, aggiungile pure nei commenti:
- Flash and flesh: il primo è il dispositivo della macchina fotografica, la seconda è la “carne” del corpo umano, da usare per tradurre frasi come “in carne ed ossa” (flesh and blood, non flesh and bones e tantomeno meat and bones, orrendo a meno che tu non sia cannibale, visto che meat è la carne che si mangia)
- Thumb and tomb: il primo è il pollicione della mano, la seconda è quella del cimitero
- Over and hover: in un certo senso simili, visto che il primo vuol dire semplicemente “sopra” mentre l’altro è il verbo sorvolare (chi si intende di fogli di stile per il web, avrà visto infinite volte la proprietà hover)
- Sewer and sewing: la fognatura e l’arte del cucito
- Break and brake: il verbo fermare contro i freni dell’automobile
- Story and stories: una storia (o “la” storia, a seconda del contesto) contro i piani di un edificio (a 30-story building, leggerai spesso nella descrizione di un grande albergo)
Dai commenti sono venuti fuori altri interessanti esempi:
- Though, Tought and Through, che nell’ordine sono: benché, il passato del verbo pensare, e attraverso. C’è da dire, in effetti, che nel primo caso la T diventa quasi una D: “dou” è il suono che ne esce fuori
- Lie and lay: le bugie contro il giacere orizzontalmente. Lay, a dirla tutta, è un verbo tristemente “famoso” in questo periodo, perché nella forma to lay off è sinonimo di to fire: licenziare. Da non confondere (come è capitato a me in una scena che ancora mi fa ridere) assolutamente con to get laid, il cui significato ti lascio scoprire la solo 🙂
- Sheet and shit, il foglio di carta contro la pupù, che ha causato ad ognuno di noi almeno una figuraccia nella vita
Commenti
Thank you, Mr Brown! 😀
Though, Tought e Through: sempre fatto un casino immane per distinguere Sebbene, Pensiero e Attraverso (specialmente nello scriverli…).
Mi ricordo ancora quando in prima liceo il prof di inglese, per spiegarci la differenza tra “to” e “too”, scrisse alla lavagna un inequivocabile esempio: “I’m too drunk to fuck”.
Frase rimasta storica, ho avuto il buonsenso di raccontarla a mia madre solo una settimana fa!
L’ultima che mi è capitata durante una intervista Intranet ed Internet. La pronunica è praticamente simile ad Internet perchè pronunciano la prima Intrnet e la r pronuncia ar con la a soffocata lascia veramente dubbi.
Wow, story per intendere i piani di un edificio non la conoscevo proprio!
Ciao,
Emanuele
Accidenti quante e io manco una ne sapevo ( nel senso spesso non sapevo che oltre alla più nota ce ne fosse un’altra similissima )
E come “die/dye” c’è “lie”/”lay”. “Lie” con il senso di mentire, ha il passato “lied”, ma con il senso de essere coricato, ha il passato “lay”. E quest’ultimo si può confondere con “lay” che significa “posare”, fra altri sensi. E poi c’è anche “beach” (spiaggia)/”beech” (un albero che non so come dire in italiano) e “bitch” (cagna e qualcosa di più che non mi viene in mente).
Questo post mi ha fatto ricordare che alcuni dei miei alunni hanno difficoltà con il suono “TH” e per dire “third” dicono invece “turd”, che non è proprio lo stesso.
bitch qua da noi viene tranquillamente usato per “donnina di strada”.
Ottimi esempi.
LaCapa, you are welcome my dear.
Giulia, certo che l’esempio che vi ha dato il prof era un po’ forte ma efficace 🙂 Comunque è vero, bisogna farci un po’ l’orecchio per distinguere quelle tre parole.
Seo, confermo anche se oramai qui l’ho pronunciato e sentito così tante volte che riesco a distinguerlo abbastanza bene. Bisogna poi ammettere che il contesto aiuta!
Barbara, il mio corso d’inglese serve proprio a questo 🙂
Jcrc, grazie per il tuo contributo, aggiungo i vostri suggerimenti al mio articolo. Me ne sono venuti in mente un altro paio stamattina: sheet and shit. Riguardo al TH credo sia la croce di tutti coloro che parlano le lingue latine (italiano, spagnolo, portoghese, ecc), dove questo suono non esiste, o almeno non è uguale a quello inglese.
Ecco perché con l’inglese ho fatto sempre schifo! Troppe parole simili! Io ho sempre avuto problemi ad imparare la grammatica inglese, tanto che a scuola traducevo dall’italiano all’inglese mantenendo la grammatica italiana… scarso che sono! Per il contrario ho meno difficoltà, però non è semplice capire e non farsi capire!
Piero, allora questi miei post possono essere l’occasione giusta per recuperare il terreno perduto. Visto? E poi dicono che la blogosfera è un posto del tutto inutile popolato da gente che ama solo le classifiche 🙂
In effetti ho avuto modo di testare sul campo quanto le parole inglesi/americane siano simili e soprattutto quanto sia facile fare clamorose gaffe sbagliando la pronuncia.
Sarebbe comunque altrettanto interessante capire quante volte sbagliamo la pronuncia anche parlando in italiano (ed esempio il frutto è la pesca e lo sport la pesca… quanti di voi pronunciano correttamente queste due parole); secondo me comunque parlando l’italiano con errori di pronuncia è più difficile fare errori clamorosi (come succede con sheet e shit o beech e bitch, per dire).
Zardo, in effetti da tempo vorrei fare l’equivalente di questa rubrica in inglese: un corso “di italiano” per coloro che non masticano la nostra bella lingua. Ma chi ce l’ha il tempo per scrivere e correggere gli articoli in inglese! Forse quando il blog mi darà da mangiare, ci penserò 🙂 Comunque è vero, ci sono tanti esempi: capitàno e càpitano, è uno di quelli che mi vengono in mente al volo. Sono d’accordo sul fatto che noi non abbiamo particolari parole “pericolose” con cui fare figuracce!
Seo, grazie per la segnalazione. Ora li contatto, per vedere se magari vogliono fare una cosa a quattro mani 🙂