due chiacchiere

Il patto economico regionale asiatico

Mentre il mondo guarda TikTok, l’Asia riscrive le regole del commercio globale. Questo poteva essere il titolo del post che avevo in mente di scrivere da qualche settimana, ma per brevità ho deciso di usare quello che hai letto qui sopra. Tutti parlano di navi da guerra, intelligenza artificiale, bombe gettate a destra e manca come fossero caramelle, e soprattutto dazi. E mentre Trump getta il panico “daziando” l’occidente, dall’altra parte del mondo, senza che i nostri giornali dicessero molto a riguardo, nel 2022 è avvenuto il più grande riallineamento commerciale della storia moderna. Con buona pace di Trump, che è sempre convinto che qualsiasi cosa esca dalla sua mente sia più grande e più fantastica (big beautiful bill, sul serio?), e che tutto il resto, come cantava qualcuno una volta, sia noia.

Il Regional Comprehensive Economic Partnership è un accordo che rappresenta nientepopodimeno che il 30% del PIL mondiale, una cosa come 2 miliardi e passa di persone. Mica noccioline. Ne fanno parte la Cina, il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia, la Nuova Zelanda (ecco, se avessi scelto di emigrare in Nuova Zelanda quando ne ebbi l’opportunità, chissà come sarebbe la mia vita oggi), e tutti i 10 paesi dell’ASEAN, tra cui Thailandia, Indonesia, Vietnam, Filippine, Malesia, e così via. Notato qualche assente illustre? No, non gli Stati Uniti (figurati se l’Arancione capisce un tubo di queste cose). Sto pensando all’Europa, che avrebbe avuto l’occasione di sganciarsi dall’impero che affonda lentamente, e di non essere trascinata giù per via del cordone ombelicale che la lega al Paese a stelle e strisce.

Ma numeri a parte, cosa prevede questo accordo, ed è davvero tutto oro quello che luccica? Tramite il RCEP, i Paesi aderenti hanno deciso di eliminare gradualmente i dazi doganali su circa il 90% dei prodotti che si scambiano, in un arco temporale di vent’anni. Ragazzi, 90% è una cosa alla quale neppure io volevo credere quando ho letto la notizia per la prima volta. Eppure è così, stando a Wikipedia. Ma non finisce qui: non solo si toglieranno i dazi, ma si snelliranno le lunghe procedure burocratiche che rallentano la catena di fornitura dei prodotti che, come sappiamo, in questo villaggio globale in cui viviamo, si spostano varie volte durante l’assemblaggio (penso alle auto), prima di arrivare nelle mani dei consumatori.

Ed a noi cosa importa, si chiederanno i miei piccoli lettori. Beh, oggi gli imperi non cascano più a colpi di cannone, ma a colpi di fogli Excel. Mentre a Washington si discute di alleanze, tariffe, bombe e divieti, in Asia si costruisce, in sordina, una nuova architettura economica con al centro la Cina. Senza dimenticare che, grazie al progetto della Nuova Via della Seta, il Paese del dragone si è già costruito le autostrade per far arrivare questi prodotti a tutti noi in maniera più efficiente e meglio organizzata, portando tra le altre cose in Africa infrastrutture, anziché fucili per le guerre civili. La Meloni ci vuole provare con il Piano Mattei, e spero proprio che ci riuscirà.

Ricordiamocelo, il ventunesimo secolo non si vincerà con le portaerei. Si vincerà controllando le regole del commercio, il flusso delle merci e la fiducia dei mercati. E oggi, chi sta prendendo il comando è la Cina.

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