Premetto che sto scrivendo questo post in un momento di calma serale, prima di conoscere il risultato delle elezioni del 5 novembre. Perché prevedo che sarò, comunque vada, poco soddisfatto dell’esito finale di questo show che saranno le elezioni del Presidente degli Stati Uniti. Ed anche perché, trovandomi ancora in Italia ed avendo altri pensieri per la testa, non vorrei comunque saltare il ritmo dei tre post alla settimana a cui oramai sono abituato dal lontano dicembre del 2022. Perché, come cantava una famosa canzone di Elio e le Storie Tese, sono abitudinario (quanti ricordi dell’adolescenza mi riporta alla memoria questa canzone!). Così mentre tutti saranno a commentare ogni minuscolo dettaglio di un’elezione passata al setaccio, io vorrei parlare di una delle tante magagne del Paese a stelle e strisce che sono passate inosservate nel silenzio della maggior parte della stampa internazionale.
Stando a Reuters, e non al sito amatoriale messo in piedi nottetempo da un paio di complottisti dell’ultima ora, nel bel mezzo della recente pandemia, il Pentagono ha “lanciato una campagna segreta per contrastare quella che percepivano come una crescente influenza della Cina nelle Filippine, una nazione particolarmente colpita dal virus mortale. L’obiettivo era seminare dubbi sulla sicurezza e l’efficacia dei vaccini e di altri aiuti salvavita forniti dalla Cina”. L’articolo di Reuters svela come questo intervento fosse parte di un più ampio sforzo statunitense per consolidare la propria posizione strategica nel Sud-Est asiatico, diffondendo il dubbio sui vaccini e sugli aiuti sanitari cinesi. E poi ci stupiamo se i cinesi fanno le manovre per proteggere Taiwan.
Forse in pochi lo ricordano, distratti dallo stillicidio di notizie nei primi mesi del 2020, quando ancora c’era la conta quotidiana dei morti al telegiornale, ma la pandemia colpì le Filippine molto duramente. Un Paese storicamente legato agli Stati Uniti, ma oggetto di crescenti pressioni economiche e sanitarie che l’hanno reso vulnerabile all’influenza cinese. Mentre la Cina provava ad offriva aiuti concreti, compresi vaccini e supporto medico, il governo statunitense, preoccupato della crescente egemonia cinese in aree chiave per i loro interessi economici, cercò di contrastare quelle operazioni con un’azione psicologica ben mirata.
L’articolo di Reuters, che t’invito a leggere anche con l’ausilio di Google Translate, descrive un’operazione in cui le forze armate americane, tramite informazioni mirate, cercarono di diffondere dubbi e sfiducia tra la popolazione filippina nei confronti dei vaccini cinesi. L’uso di bot all’interno delle piattaforme social, per il quale abbiamo tanto criticato la Russia durante la campagna elettorale del 2020 (e di cui pochissimi sembrano ricordarsi mentre si son recati alle urne in questi giorni, viva Aldous Huxley), adesso che è fatto dal Paese a stelle e strisce, non suscita tanto scalpore. E se non erro, quelle notizie arrivarono fin in Italia, dove sentivo che tutti schifavano i vaccini cinesi come poco affidabili ed anzi dannosi.
Il vero problema, secondo me e secondo l’articolo, è che questo tentativo di manipolare la percezione pubblica ha portato ad un aumento della diffidenza verso i vaccini in generale, creando difficoltà nella gestione della crisi sanitaria nelle Filippine ed in altre parti del sud-est asiatico, e di riflesso in altri Paesi in giro per il mondo. Ed il fatto che Trump invitava in quei giorni a farsi le punture di candeggina, certo non aiutava. Potete dirmi quello che vi pare di Giorgia Meloni, ma almeno ha un briciolo di sale in zucca rispetto a quei parrucconi ologrammi dell’establishment americano.