due chiacchiere

Il sistema operativo sul web

Lo sapevo che andava a finire così: l’avvento di un linguaggio di programmazione associato alle pagine web, già più di dieci anni fa, lasciava intravedere la rivoluzione. Poi è arrivato Google ed ha mostrato a tutti le potenzialità di questi strumenti: programmi di videoscrittura, posta elettronica avanzata, calendari tuttofare. Vere e proprie applicazioni complesse che “girano” dentro un semplice browser. Pur con tutte le limitazioni imposte da questa piattaforma, non pensata sin dall’inizio per questo scopo. E allora come m’insegna il mio professore di Linguaggi e Compilatori, il browser si sta trasformando lentamente in un sistema operativo, perché costituisce il supporto a tempo di esecuzione per le applicazioni del web.

Parte da una riflessione analoga Dan Farber, scrivendo il suo articolo Dal Web semantico al WebOS. Mentre la gente discute ancora su come definire il cosiddetto web due punto zero, c’è già chi guarda avanti e s’immagina a come sia la versione quattro punto zero. Personalmente sono d’accordo con chi critica questo modo insensato di affibbiare etichette e versioni alla realtà che ci circonda, specialmente quella della rete. Ma condivido le riflessioni di Dan Farber, quando dice

Un sistema operativo del web implica che l’evoluzione delle macchine ha raggiunto un livello tale da trasformare Internet nel computer mondiale, una ragnatela corposa di interazioni altamente intelligenti.

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